I giorni che ci separano dal Natale non dovrebbero trascorrere senza una giusta preparazione. Come fare allora? Fermiamoci e contempliamo il mistero dell’Incarnazione di Gesù e i beni che Egli ci ha donato, preparandoci al Santo Natale con tutto l’impegno del nostro cuore e della nostra mente.
La preparazione al grande, nonché solenne evento del Natale, ci mette in uno stato di vigilanza che già è possibile avvertire mentre scorrono i giorni che sempre più ci avvicinano ad esso. Tale considerazione fa sorgere una domanda: se il tempo scorre così veloce, quanto più velocemente devo affrettarmi nel mettermi nella giusta disposizione, per essere pronto ad accogliere il dono che Dio mi vuole fare? Dunque, non dovremmo più perdere nemmeno un minuto: se infatti non ritagliamo del tempo dai nostri interessi per darlo a ciò che più conta (prepararci bene al Natale, appunto) rischieremo di perdere delle grazie – forse proprio quelle! – che sono tali da farci avanzare nel nostro cammino di perfezione. Ci abbiamo mai pensato?
Che cosa bisogna preparare? Le nostre menti, il nostro cuore, utilizzando tutte le nostre forze; è ciò che ci chiede il Signore, specialmente ora che siamo nel periodo giusto per farlo. Per metterci già all’opera, dobbiamo innanzitutto nutrire la nostra anima, considerando il mistero del Natale: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14); lo fa per noi, perché ci ama e vuole portarci a Lui, anzi attirarci a Lui nel modo più bello e dolce: nascendo non in un palazzo d’oro, né in qualche reggia tra gli onori del mondo e degli uomini; bensì in una grotta buia e adibita al ricovero degli animali, in una fredda notte d’inverno e nella povertà più grande. Parliamo del Verbo di Dio, la seconda Persona della Trinità! Riflettiamo un momento su di Lui: san Bonaventura afferma che “Verbo” significa espressione e manifestazione; “dire” ha il senso di dichiarare, di esprimere: così il Verbo esprime in sé il Padre e lo riflette creando le cose che ricevono vita e direzione da Lui; per il Verbo trova attuazione l’ordine di vita originata da Dio, per il Verbo Incarnato l’uomo scopre la sua strada e si avvia. Ed ancora, Egli è la causa esemplare per la quale il Padre opera in ogni settore della vita creata, come già disse l’Apostolo: «Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Col 1,16). Questa intima connessione tra il Verbo e la Creazione ci mostra la nobiltà a cui è stato elevato l’uomo, che trova in Cristo la figura e la forma della sua perfezione: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) che preordina il cammino dell’uomo a Dio. Per darci la capacità di percorrere tale cammino, agendo rettamente e soprannaturalmente, Gesù ci ha meritato e donato la grazia attraverso le virtù teologali. Ma ancor più – fa notare san Bonaventura – uno è tanto più perfetto quanto più si configura a Colui che è l’esemplare delle virtù: Cristo Signore. Gesù infatti, secondo la sua natura umana, fu esempio di virtù e di ogni perfezione. Tutto questo è ciò che viene a portarci quel Bambino, Lui che è «immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura... Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui» (Col 1,15.17).
Di fronte a tali ricchezze, come dovremmo presentarci? È grazie a Lui che noi otteniamo la salvezza, è Lui la via per giungere ad essa, la verità per camminare nella giustizia e la vita per rimanervi stabili, senza vacillare; e siamo, quindi, uomini creato da Dio nella giustizia e nella santità. Sembra davvero di stare come davanti ad un forziere pieno di cose preziose e splendide che stanno lì e ci attendono; ove possiamo vedere nella cassa di legno la mangiatoia, nella lucentezza dell’oro la paglia, mentre l’oro stesso è Gesù Cristo che risplende e contrasta nettamente con il buio della grotta; se ci accostiamo a Lui, potremmo accedere a tutto questo bene di grazia. E come potremmo farlo? Siamo ad un passo da Lui, ma se notassimo di avere le mani macchiate o molto sporche, avremmo il coraggio di imbrattarlo? Ecco, Egli giace «avvolto in fasce» (Lc 2,7), non di un tessuto qualsiasi bensì di lini profumati dei migliori fiori, preparati dalla Madonna; ebbene, avremmo mai il coraggio di toccare perfino un simile panno candido, preparato dalle mani purissime dell’Immacolata, Vergine e Madre di Dio? Non ci avvicineremmo forse con tutta la mondezza di anima e corpo, con tutta la venerazione che possiamo?
Quante altre considerazioni possiamo inoltre portare alla nostra mente! Per questo grande evento, gli angeli cantano in cielo di un tale gaudio da renderne partecipi alcuni pastori; una stella fulgente appare a degli scrutatori dei segni dei tempi e li attira da lontano a contemplare un segno ancora più strepitoso; uno dei re della terra prepara già l’infanticidio dell’unico vero Re.
Il Bambino di Betlemme ci disarma con la sua piccolezza, la sua indigenza, il suo preziosissimo Cuore che arde per noi uomini; la presenza di Maria Santissima e di san Giuseppe accanto a Lui, i loro sguardi di tenerezza e di amore, il loro silenzio umile nel contemplarlo, ci predispongono ad utilizzare meglio il nostro tempo per preparare la nostra anima a sì grande evento. Una volta che abbiamo iniziato, non fermiamoci né stanchiamoci di illuminare le nostre menti con tali verità: come il fuoco, che alimentato di volta in volta con la legna, aumenta la sua fiamma e produce molto calore, così possiamo crescere nell’amor di Dio con la conoscenza delle cose di Dio tramite la meditazione e la lettura spirituale (la legna), le quali producono opere di bene (la fiamma) che si diffondono in coloro che ci stanno attorno (il calore). Aspiriamo e desideriamo ciò che ci fa essere santi, mondi da ogni sozzura; accostiamoci ai sacramenti, in particolare l’Eucaristia e la Confessione, mezzi efficaci che Nostro Signore ci ha lasciato per essere costanti nel bene operare, praticando così le virtù. Tutti questi beni di grazia ci vengono dalla Misericordia di Dio, approfittiamone! È questa la preparazione che comprendiamo di dover avere, per arrivare santamente a quel giorno magnifico: conoscere per amare e servire Dio, per accoglierlo degnamente nel giorno ormai vicino in cui nascerà.