È alla Vergine Lauretana che il padre Faber deve la sua speciale devozione mariana. Nella Santa Casa, infatti, egli chiese di poter conoscere e amare fino alla follia la Vergine Santissima, e, come ogni cosa buona che si chiede al Cielo, la grazia non tardò a venire…
Il titolo di questo articolo potrebbe far pensare che stiamo per descrivere un pellegrinaggio del padre Faber alla Madonna di Loreto. Non è così.
In verità, la vita stessa del padre Faber potremmo riassumerla come un vero pellegrinaggio verso la Mamma del Cielo e la tappa a Loreto è come il trampolino di lancio verso l’alto, verso le altezze della santità “tutta mariana” che questo grande scrittore ha conquistato.
Faber era anglicano con tanto di formazione calvinista. Inizialmente la Madonna sembrava proprio assente nella sua esistenza e invece, dietro le quinte, Lei guidava ogni suo passo, fino alla conversione al cattolicesimo.
La maggioranza degli storici inglesi, quando parlano di lui, lo associano alla grande figura di John Henry Newman, ma a confronto di quest’ultimo viene presentato come antiquato, troppo romantico e sentimentale; solo chi conosce bene la spiritualità del padre Faber può comprenderne la diversità di temperamento rispetto al Newman e la sua vocazione “speciale” nella Chiesa.
Se la conoscenza di Newman fu fondamentale tanto da seguirlo, nel 1845, nella conversione alla Chiesa Cattolica, Faber era come spinto da una ricerca interiore che lo faceva andare oltre. Questo aspetto forse non è stato colto abbastanza, sia da studiosi che da storici cattolici. L’anno successivo alla conversione Faber lasciò l’Oratorio di Birmingham (comunità dove Newman era superiore) e fondò una comunità indipendente a Londra, dove si prodigò per la devozione popolare, si dedicò alla direzione e alla predicazione.
Forse, la santità del padre Faber è rimasta un po’ all’ombra agli occhi umani, ma non sfuggì affatto agli occhi della Madonna. Infatti, da neoconvertito, Faber volle intraprendere un pellegrinaggio alla Madonna di Loreto. Arrivò alla Santa Casa il 30 marzo 1846. Pochi giorni dopo la visita scrisse ad un suo amico: «Ho appena il coraggio di dire cosa mi è successo in questo luogo. Basti dire che nella Santa Casa ho chiesto alla nostra carissima Signora una grande cosa ed ella me l’ha ottenuta entro dieci minuti, ed io ardo d’amore verso di Lei». Ma cosa aveva chiesto il nostro pellegrino inglese alla sua “carissima Signora”? Chiese proprio la grazia di conoscerla e amarla tanto. E la Mamma del Cielo non attese altro per accendergli il cuore di un ardore d’amore non comune, ardore che era destinato a crescere a dismisura. Faber, poi, studiò e meditò a lungo la vita dei santi e probabilmente fu questa “scuola esperienziale” che gli fece intuire quanto importante sia nella vita conoscere la Madonna e amarla fino alla follia… Alla Casa di Loreto, come ringraziamento alla Mamma del Cielo, si consacrò tutto a Lei e fece il proposito di divulgarne le prerogative per farla conoscere e amare. Sì, il padre Faber, infatti, è da ricordare come uno dei più grandi mariologi e innamorati della Madonna, soprattutto nel suo mistero di Corredentrice.
Il suo capolavoro, Ai piedi della Croce, è una sorta di manuale mistico-spirituale che permette al lettore di entrare nel mistero dei dolori del Cuore Immacolato di Maria, un vero tesoro! Si pensi che lo scrisse un anno dopo il suo ritorno da Loreto, anche se la pubblicazione fu fatta ben dieci anni più tardi e dopo averlo rivisto più volte. Ma già allora, a poco tempo dalla sua donazione totale alla Madonna, il cuore gli ardeva già di un mistero che solo la Corredentrice poteva avergli donato.
Ecco che la penna e la predicazione sono state solo l’espressione di quell’ardore che lui sentiva nel cuore. Se questo aspetto emerge nella sua personalità, non bisogna però dimenticare la sua grandissima formazione teologica. Un tassello fondamentale nella sua conversione totale al cattolicesimo fu la conoscenza delle opere del beato Duns Scoto. La tesi scotista gli spalancò la verità e la bellezza del cattolicesimo nella sua pienezza, mostrando la centralità dell’Incarnazione del Verbo come il dono enorme della bontà di Dio verso noi povere creature. Nel suo libro Santissimo Sacramento, scrisse: «L’Incarnazione era dal principio parte intenzionale dell’immensa misericordia della creazione, e non fu occasionata dal peccato, che causò soltanto la maniera particolare della sua venuta, ma non fu la causa di essa. I sostenitori di questa tesi si fondano sulla dottrina secondo cui Gesù fu decretato prima di tutte le creature, prima, quindi, della permissione del peccato. Pertanto leggiamo nella Scrittura: “Sono uscito dalla bocca dell’Altissimo, primogenito di tutte le creature”».
Vogliamo concludere riportando una piccola coincidenza: proprio il Papa dell’Immacolata, il beato Pio IX, definì il padre Faber come Doctor divinitus, nel luglio 1854. Nello stesso anno, proclamando il Dogma dell’Immacolata Concezione, lo stesso Pio IX iniziava il testo della Bolla ricordando e ufficializzando universalmente quella tesi tanto cara al padre Faber come a tutta la scuola francescana: «Dio, con un solo e medesimo decreto, stabilì l’origine di Maria e l’Incarnazione della Divina Sapienza».