Santa Gemma può collocarsi ai vertici della mistica della Passione, avendo partecipato a tutti, o quasi, i patimenti di Cristo suo Sposo. Davvero un “germoglio delle Sacre Piaghe di Gesù”, come amava chiamarsi, sbocciato tra le spine del secolo scorso.
L’11 aprile 1903 cadeva la data della morte di Santa Gemma Galgani. Per l’occasione, nel centodecimo anniversario della morte di questa santa vergine lucchese vogliamo qui ricordare con poche riflessioni del cuore questa angelica vergine che consumò tutta la sua vita e versò tutto il suo sangue nell’amore più grande, ossia nell’amore crocifisso.
A vederla nelle foto, di solito Santa Gemma Galgani appare come una giovane vergine dal volto bellissimo, luminoso del candore angelico che la trasfigura in un serafino estatico. I grandi studiosi della mistica hanno affermato che Santa Gemma Galgani, pur essendo morta giovanissima, all’età di 24 anni, nella sua amorosa e dolorosa esperienza mistica della Passione e Crocifissione di Gesù costituisce l’esemplare più completo e perfetto che ci sia. Nella sua breve vita, dunque, Santa Gemma ha vissuto le esperienze mistiche non inferiori a quelle vissute dai più grandi mistici del Cristianesimo.
Fiore vergine della Passione, fiore sempre abbracciato alla Croce, fiore simile a un Calice di sangue, Santa Gemma Galgani ha avuto la grazia di raggiungere la perfetta conformità d’amore a Gesù Crocifisso nell’anima e nel corpo. San Paolo apostolo insegna che noi cristiani siamo stati da Dio «predestinati a divenire conformi all’immagine del Figlio suo» (Rm 8,29). Per Santa Gemma Galgani la frase di san Paolo va completata nel senso che lei è stata da Dio predestinata a divenire “conforme all’immagine del Figlio suo crocifisso”.
Non si può spiegare diversamente la vita di Santa Gemma sempre innamorata appassionata di Gesù Crocifisso, fin dalla prima fanciullezza mai sazia di condividere tutti i dolori di Gesù Crocifisso, sempre alla ricerca di ogni altra sofferenza di Gesù, oltre a quelle più note (stigmatizzazione, flagelli, coronazione di spine), specialmente quando Gesù volle sospenderle le sofferenze più grandi. E difatti, il suo Padre spirituale, padre Germano di San Stanislao, fa appunto sapere che Santa Gemma ebbe anche gli altri dolori di Gesù, meno noti, ossia:
- «il dislogamento delle ossa, che il divin Salvatore provò nel supplizio della crocifissione,
- la distrazione delle membra nel pendere dal duro legno,
- l’affanno dello schiacciamento di tutti gli organi del suo sacratissimo Corpo in quelle tre ore dolorosissime dell’agonia,
- nonché la sete ardente che dall’alto della croce lo fece gridare: Sitio».
Un accostamento e, anzi, una continuità della stessa missione sacrificale può essere stabilita tra Santa Gemma Galgani e San Pio da Pietrelcina – altra «immagine del Crocifisso, davvero straordinaria» –, per il fatto che quando Santa Gemma Galgani morì, l’11 aprile del 1903, in quello stesso anno San Pio da Pietrelcina aveva iniziato il suo anno di Noviziato a Morcone (Benevento), quale novizio cappuccino.
Santa Gemma Galgani, la vergine Sposa crocifissa di Gesù Crocifisso, moriva dunque nel 1903, e in quello stesso anno San Pio da Pietrelcina iniziava il suo cammino di vita consacrata per diventare poi il “crocifisso” del Gargano, stigmatizzato per cinquant’anni esatti. Nel 1903, quindi, mentre Santa Gemma completava la sua missione sacrificale, San Pio da Pietrelcina si preparava a continuarla. Questi sono misteri dell’amore divino che discendono soltanto dal Cielo.
Sappiamo che Santa Gemma prediligeva con amore ardente le immagini di Gesù Crocifisso al di sopra di ogni altra immagine sacra. Anche per Padre Pio da Pietrelcina era lo stesso. Una volta, infatti, gli chiesero se gli piaceva l’immagine di Gesù Risorto, e il Padre rispose: «Mi piace molto l’immagine di Gesù Risorto, ma molto di più mi piace l’immagine di Gesù Crocifisso». Non poteva e non può essere diversamente per chi si lascia conformare anima e corpo a Gesù Crocifisso nell’amore più grande, come è avvenuto appunto per Santa Gemma Galgani e San Pio da Pietrelcina.
Per concludere queste brevi riflessioni del cuore, oltre a chiedere a Santa Gemma di volerci rendere partecipi almeno delle “briciole” del suo amore incendiario a Gesù Crocifisso, vogliamo riportare qui quella sublime preghiera estatica che la Santa rivolse a Gesù Crocifisso, esprimendo in essa la sua più perfetta e più amorosa condivisione sponsale dei dolori di Gesù suo Sposo Crocifisso: «Signore mio Gesù, quando le mie labbra si avvicineranno alle tue per baciarti, fammi sentire il tuo fiele. Quando le mie spalle si appoggeranno alle tue, fammi sentire i tuoi flagelli. Quando la carne tua si comunicherà alla mia, fammi sentire la tua Passione. Quando la mia testa si avvicinerà alla tua, fammi sentire le tue spine. Quando il mio costato si accosterà al tuo, fammi sentire la tua lancia».