SPIRITUALITÀ
«Finalmente sono figlia della Chiesa!»
dal Numero 38 del 13 ottobre 2024
di Giacomo Spadafora

Santa Teresa d’Avila, grande riformatrice dell’Ordine Carmelitano, visse in un periodo molto travagliato per la Chiesa. Il suo zelo per la salvezza delle anime e l’amore alla dottrina della Chiesa ci ricorda che tutti noi siamo figli della Chiesa e chiamati a custodirla.

Quando santa Teresa d’Avila fu proclamata Dottore della Chiesa (prima santa a cui fu conferito tale titolo), nell’Omelia per la proclamazione fu ben sottolineato il suo amore alla Chiesa, alla dottrina e alle anime. Ella visse in un periodo storico particolare, in cui i venti della Riforma protestante imperversavano in Europa, dividendo anche gli stessi cattolici e a rovina di tante anime. Santa Teresa rispose con zelo a questa crisi religiosa grazie alla sua attività di valente scrittrice e riformatrice dell’Ordine Carmelitano, ma, a causa di questo, dovette affrontare persecuzioni e incomprensioni, soffrendo molto. Nel Cammino di perfezione scrive: «Ho sofferto molto e come se io potessi qualcosa o fossi qualcosa piangevo con il Signore e lo supplicavo di rimediare tanto male».


La Santa, infatti, sentiva nel profondo della sua anima il dolore per queste divisioni e per lo smarrimento di tante anime; fu illuminata dalla Provvidenza divina su come porvi rimedio e, con il suo cuore assetato di cattolicità e di amore alla dottrina senza compromessi, corrispose a questa missione con tutte le sue forze.
I santi – si sa – sono i nostri maestri di vita. A distanza di cinque secoli questa grande mistica spagnola cosa può insegnare all’uomo di oggi, immerso nello sbandamento e nella perversione morale, in un’epoca in cui sembra che anche la stessa dottrina cattolica non abbia più punti di riferimento saldi come in passato?
Santa Teresa d’Avila non nacque santa, anzi… Nel monastero dell’Incarnazione ad Avila si contraddistinse, in un primo periodo, per una vita religiosa molto rilassata e mediocre. Poi, un giorno, accadde qualcosa di straordinario, una vera e propria conversione. Ella stessa lo scrive: «I miei occhi caddero sopra un’immagine... Raffigurava Nostro Signore coperto di piaghe. Appena la guardai mi sentii tutta commossa… Mi gettai ai suoi piedi tutta in lacrime, e lo supplicai a darmi forza per non offenderlo più». Da quel momento la Santa cambiò radicalmente: la sua vita interiore divenne fervorosa, ricca di orazione. Iniziò a muovere passi da gigante sulle vie di Dio e ad irradiare intorno a sé il fuoco dell’amore divino.
In quel periodo – così come oggi – la Chiesa soffriva terribilmente a causa dell’eresia protestante. Ella venne a conoscenza di tutto ciò che stava accadendo nella Chiesa, ma cosa poteva fare? Era “rinchiusa” in monastero, ma era pur sempre figlia della Chiesa e vedeva che le sue condizioni erano molto tribolate. Non si rassegnò dunque all’inerzia, ma, per amore alle anime e al magistero perenne della Chiesa, decise di reagire con la forza di un leone ruggente.


L’apostolato delle monache di clausura che pregano, fanno penitenza e si sacrificano nel nascondimento, è fondamentale ed efficace per l’intera Chiesa. Gesù non ha forse detto che «certa specie di demoni si scaccia solo con la preghiera e col digiuno»? (Mt 17,21). Dunque, la Santa, illuminata da Dio, constatò con grande amarezza di spirito che i monasteri carmelitani si trovavano in uno stato di grave tiepidezza. Pregò, allora, pregò di poter fare qualcosa per la salvezza delle anime e della Chiesa e iniziò ad osservare i consigli evangelici con maggiore perfezione possibile e cercò di fare sì che anche le altre seguissero il suo esempio. Riformò l’Ordine Carmelitano, facendolo ritornare alle sorgenti primitive della Regola. Il 24 agosto 1562 fondò il primo monastero con tale riforma: il monastero di san Giuseppe, che, nonostante grandissime persecuzioni, iniziò ben presto ad ottenere straordinari frutti spirituali. A questa prima fondazione ne seguiranno sedici: santa Teresa percorreva a piedi migliaia di chilometri per tutta la Castiglia e dove si fermava fondava.


Le monache consumavano la loro vita nella preghiera, nell’immolazione continua per le necessità della Chiesa intera e per la salvezza delle anime. Ma l’ora della prova giunse anche per loro, e soprattutto per la loro gloriosa Fondatrice: persecuzioni, incomprensioni, vessazioni da parte del demonio che non voleva la salvezza di così tante anime, insieme a numerose calunnie da parte dei suoi nemici e dello stesso nunzio apostolico che la riteneva “femmina inquieta e vagabonda”. Ella però non si turbava mai, anzi ringraziava il Signore perché, grazie a tutte queste croci, poteva servirlo con più fedeltà e generosità.
Sul letto di morte le sue ultime parole furono: «Finalmente sono figlia della Chiesa!». Ella lo è sempre stata, nonostante tutto ciò che ebbe a patire dalla Chiesa stessa. Gloriosa come una stella di vivissimo splendore che rifulge in Paradiso, imitiamo anche noi santa Teresa nella sua vita di preghiera e di amore alla Chiesa e alle anime e, anche nel nostro piccolo, potremo fare tanto per la gloria di Dio.   

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