I FIORETTI
La gioia di Padre Pio
dal Numero 33 del 1 settembre 2024

La gioia o la letizia è il contrario della tristezza. È la virtù dei figli di Dio, è la virtù dell’anima piena di Dio. Per gli uomini senza Dio, la gioia consiste nell’agiatezza, che è assenza di sofferenza dovuta alle preoccupazioni d’ordine materiale o di malattie. La letizia cristiana, invece, va d’accordo con la sofferenza che ci viene dalle tribolazioni d’ogni genere, o con la tristezza buona che proviene dal pensiero di aver offeso Dio con i peccati. Ricordiamo san Paolo che scrive ai Corinti: «Sovrabbondo di gioia nelle mie tribolazioni» (2Cor 7,4). 


Padre Pio ha servito Dio con quest’atteggiamento gioioso nonostante il peso delle sue sofferenze, perché Dio è stato l’unico bene della sua vita, il suo unico punto di riferimento. Si divertiva e sapeva divertire, consapevole che l’uomo ha bisogno anche di questi momenti per ricrearsi. Partecipava alla ricreazione dei confratelli e spesso ne era l’animatore, sapeva raccontare barzellette, storielle, faceva delle battute di spirito, tutto nello spirito di carità per donare pace a qualche fratello o risollevare qualche anima che ne aveva bisogno; il suo umorismo era apostolato e non soltanto un semplice svago. Ma la gioia più grande di padre Pio la troviamo nel confessionale quando poteva assolvere un penitente veramente pentito.
A padre Pellegrino che gli chiese: «Padre, lei sembra rimanga imperturbabile in questi casi, sembra che lei non si confonda né delle tempeste spirituali né delle esplosioni di gioia dei suoi penitenti», padre Pio rispose: «Anch’io sento tanta gioia nel cuore e ringrazio Dio nel mio intimo. Tanto più che per me in questi casi è come concedere il passaporto per il Paradiso o visitarlo, anzi, consegnare ancora su questa terra, già il posto in paradiso». La gioia di padre Pio, in questi casi, risiede nella consapevolezza di aver strappato un’anima a satana per ridarla a Dio, o come disse lui, di “aver consegnato il posto in Paradiso”, la sede della gioia senza fine. Padre Pio si rallegrava come il Buon Pastore che ritrova la pecora perduta o come gli angeli nel Cielo che si rallegrano per la conversione di un peccatore. 


È il peccato che ci toglie la vera gioia perché ci sveste dalla vita di grazia, ossia allontana Dio dalla nostra anima, soprattutto il peccato mortale. Da qui tutta la gioia di padre Pio quando poteva riconciliare le anime con Dio, autore di gioia e fonte di ogni grazia. Come concludere queste riflessioni senza ricordare la gioia di padre Pio dopo aver ricevuto Gesù nella santa Comunione, Vita della sua vita, Anima della anima, con cui faceva unità nel dolore redentivo e nell’amore più grande? 


Per padre Pio, come per tutti i santi e le anime innamorate di Dio, il momento della santa Comunione era il momento più sospirato, ove l’anima avvolta dalla presenza di Dio, si univa a Lui fino a diventare quasi una sola cosa con Lui in una gioia tutta intima. Così padre Pio descrisse al suo direttore spirituale quanto avveniva nella sua anima durante il ringraziamento dopo la Santa Messa: «Il Cuore di Gesù ed il mio, permettetemi l’espressione, si fusero. Non erano più due cuori che battevano, ma uno solo. Il mio cuore era scomparso, come una goccia d’acqua che si smarrisce in un mare. Gesù n’era il Paradiso, il re. La gioia in me era sì intensa e sì profonda, che più non potei contenere; le lacrime più deliziose mi inondarono il volto… Sì, la gioia sola che riempiva il mio cuore fu quella che mi fece piangere sì a lungo». 
Padre Pio faccia sì che anche noi sappiamo trovare la vera gioia vivendo in grazia di Dio, lontano dai peccati e offrendo con generosità le nostre sofferenze al Signore.   

di Reine Akeke

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