Dopo una vita di vizi e peccati alla corte spagnola, al beato Raimondo Lullo apparve Gesù Crocifisso che gli comandò di seguirlo. Grazie al suo “sì”, egli divenne un missionario ardente per la conversione degli infedeli, un gigante di sapienza e un martire della fede.
La figura del beato Raimondo Lullo non è molto conosciuta e nessuno si aspetterebbe di trovare in questo convertito un testimone decisamente “incoraggiante” anche per il nostro tempo. Per parlare di lui, infatti, dobbiamo tornare indietro nei secoli fino al 1200 e recarci nelle corti di Spagna, precisamente nell’isola di Maiorca. Qui nasce Raimondo, nel 1215, e trascorrerà la sua giovinezza alla corte reale, suonando abilmente la cetra, componendo seducenti poesie mondane e diventando maestro esperto nelle armi cavalleresche. Raimondo si lasciò incantare dai trastulli della corte e la sua vita morale fu decisamente un disastro. A 23 anni si sposò, ma ormai le sue brutte abitudini erano così radicate che neanche l’impegno matrimoniale riusciva a correggerlo.
Non erano pochi gli anni trascorsi nel peccato e sembrava che il suo futuro andasse in quella direzione, come quello di un signorotto qualunque, colpevole nei suoi vizi e con il grande pericolo della dannazione eterna. Ed è qui che interviene la grazia in modo straordinario.
Un giorno, infatti, al giovane Raimondo apparve Gesù Crocifisso e gli disse: «Raimondo... seguimi!». La lotta iniziò nel suo cuore e il demonio soffiava nella sua fantasia ingigantendo le possibili enormi sofferenze, privazioni e umiliazioni che avrebbe dovuto affrontare se avesse dato il suo consenso al richiamo imperativo del Crocifisso. L’agitazione e la confusione furono un tutt’uno nel turbarlo. Allora... cosa successe? L’Amante Crocifisso, che già vedeva cosa sarebbe stato di lui, tornò per cinque giorni di seguito ad apparirgli e chiedergli di cambiar vita. Raimondo cedette allora all’invito di tanta predilezione e confessò contrito il suo passato di colpe innumerevoli che l’avevano schiavizzato fino a quel giorno. Prese il proposito serio di fare penitenza dei suoi peccati ma intuì che il suo impegno doveva essere anche concreto. Per la sua posizione di nobile ed esperto in arti militari decise di convogliare questo proposito nel difendere la fede cristiana dall’avanzare dei saraceni nella conquista delle coste spagnole. Il suo intento maturò addirittura nel proposito fermo di convertire i musulmani alla fede cattolica, ma non attraverso la forza: attraverso la dolcezza e il ragionamento.
Prima di diventare il “san Paolo del XIV secolo” – così è stato definito da più biografi –, come il grande Apostolo delle genti si ritirò in preghiera e fece penitenza per ben nove anni. Con l’assenso della moglie, lasciò tutto ed entrò nel Terz’Ordine francescano. Il Lullo organizzò il suo “piano di conversione” in modo ammirevole, a tal punto che nel 1276 ottenne che il re di Maiorca gli costruisse un collegio nel suo regno – intitolato alla Santissima Trinità –, dove vennero istruiti tredici frati francescani nella lingua araba per la conversione dei musulmani. Fu solo il primo passo. Voleva convertire l’Oriente e aveva escogitato una Magna Charta dove veniva dimostrato in modo molto matematico e logico come la fede cattolica fosse la Verità, l’unica vera religione di fronte a tutte le altre. Fondò altri collegi di formazione e iniziò lunghi viaggi di evangelizzazione che lo videro missionario intrepido e instancabile.
A ottant’anni era ancora pieno di energie e volle recarsi a Tunisi per disputare sulla vera fede. Sollecitato dallo Spirito Santo si presentò nella pubblica piazza e iniziò a parlare della bellezza della fede cattolica. Fu condannato alla lapidazione e alcuni mercanti genovesi lo strapparono da quel luogo imporporato dal suo sangue, comprendendo che si trattava di salvare il corpo di un futuro martire. Infatti, agonizzante, morì pochi giorni dopo, sulla nave che lo riportava in patria il 29 giugno 1315. Tornò in patria come martire della fede. Convertito, apostolo intrepido e martire, il Lullo è considerato anche “dottore illuminato” per le tante e bellissime opere (313 circa) scritte durante i suoi interminabili viaggi. Gesù Crocifisso l’aveva chiamato: «Raimondo... seguimi!», e per il suo “sì” ne ha fatto un gigante della fede e della storia. Possano anche i nostri giovani ascoltare la stessa chiamata: «Seguimi!...», così da cambiare il mondo!