«Sono colei che sono nella Trinità divina». Analizziamo le apparizioni dell’Immacolata a Lourdes e alle Tre Fontane per capire meglio come il mistero della Madonna risulti comprensibile solo a partire dalla Trinità, ossia dalle tre Persone divine che sono causa ed origine dell’Immacolata.
San Massimiliano Maria Kolbe, il “folle dell’Immacolata”, si sforzò quanto più poté di approfondire detto mistero, egli si chiedeva spesso: «Chi sei, o Immacolata?». E per ottenere una risposta soddisfacente meditava sovente la frase che la Madonna disse a Lourdes: «Io sono l’Immacolata Concezione». Crediamo che, analogamente a quanto fece san Massimiliano, oggi occorra concentrarsi su un’altra frase detta dalla Madonna e che, secondo noi, completa quella detta a Lourdes: «Sono colei che sono nella Trinità divina».
Come le parole della Madonna a Lourdes riferite da santa Bernardette al suo parroco gli crearono grande stupore, similmente, e forse ancor maggiormente, dovrebbero creare stupore queste parole che Bruno Cornacchiola asserisce di aver sentito dalla Madonna. Riflettendo su queste parole, dobbiamo spesso chiedere alla Madonna: «Chi sei, o Vergine della Rivelazione?».
«Sono colei che sono»
Le parole iniziali sono pressoché le stesse usate dalla Madonna a Lourdes, e come per quelle san Massimiliano poté sostenere che indicavano l’autorivelazione della Madonna, similmente a quella che Dio fece a Mosè (cf Es 3,14), così noi possiamo sostenere di queste. Per la precisione, è proprio sommando l’“io sono” detto a Lourdes al “sono colei che sono” detto alle Tre Fontane, che si ha la completezza delle parole dette da Dio a Mosè: «“Io sono colui che sono!”. Poi disse: “Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi”» (Es 3,14).
Nella Trinità divina
Queste sono le parole che integrano e completano quelle dette a Lourdes. Difatti, si potrebbe fare la seguente distinzione: mentre l’Immacolata Concezione ha a che fare con l’essenza e l’essere soprannaturale della Madonna – come sostenne san Massimiliano e come ben dimostrò il padre Ernesto Piacentini, sviluppando il pensiero kolbiano; sentenza ripresa poi sia da padre Alessandro Apollonio e rafforzata tramite la gnoseologia scotista, sia da padre Stefano Maria Manelli –, le parole dette alle Tre Fontane hanno a che fare con la persona della Madonna, con il suo essere relazionale. Dio, manifestandosi a Mosè, rivelò il suo essere ed essenza, e in questo l’autorivelazione lourdiana coincide perfettamente con l’episodio del roveto ardente; ma nel nostro caso, oltre che a questo passo della Sacra Scrittura, dovremmo rifarci ad un altro in cui Dio rivela qualcos’altro di sé: «E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza [...]”. Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gn 1,26-27).
Queste frasi famosissime e assai utilizzate per indicare l’altissima dignità umana, a nostro parere, non sono state ancora approfondite del tutto. Pochissimi commentatori hanno riflettuto su un particolare e ne hanno sviluppato la sua portata teologica: Dio parla al plurale, sono le tre divine Persone che dicono di voler fare l’uomo a loro immagine e somiglianza.
Sant’Agostino commenta nel seguente modo la frase della Genesi: «Facciamo e nostra è un plurale che si deve intendere soltanto nel senso delle relazioni [...] nel senso che erano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo che lo facevano, ad immagine dunque del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, affinché l’uomo esistesse come immagine di Dio. Ora Dio è Trinità. Ma poiché questa immagine di Dio (1 Cor 11, 7) non era del tutto uguale al suo modello, perché non è nata da Dio ma è stata creata da Lui, per significare questo è un’immagine che è “ad immagine di...”, ossia è un’immagine che non raggiunge il modello per l’uguaglianza, ma gli si accosta per una certa rassomiglianza (cf. Gn 1, 26)».
Ogni uomo, dunque, è immagine di Dio non solamente perché possiede un’anima razionale – ed è quindi dotato della memoria spirituale (secondo sant’Agostino è una facoltà a parte, mentre per san Tommaso è un tutt’uno con l’intelletto), dell’intelletto e della volontà –, ma anche perché ha impresso il marchio della Trinità: per creazione, la nostra anima è immagine della Trinità. Sant’Agostino affermava che nell’uomo la memoria è l’immagine del Padre, l’intelletto l’immagine del Figlio e la volontà l’immagine dello Spirito Santo. La tesi di san Tommaso differisce da quella di sant’Agostino solo in ciò che riguarda l’immagine del Padre: per lui non è la memoria spirituale ma la sostanza dell’anima. Noi preferiamo più quella agostiniana: in quanto per noi, la sostanza dell’anima sarebbe da accostare all’immagine dell’essenza divina.
«L’immagine divina è presente in ogni uomo. Risplende nella comunione delle persone, a somiglianza dell’unità delle persone divine tra loro». «Essendo ad immagine di Dio, l’individuo umano ha la dignità di persona [...]. È capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone; è chiamato, per grazia, ad un’alleanza con il suo Creatore». Queste due citazioni del Catechismo ci permettono di dire che la prima coppia umana creata da Dio, tramite il loro relazionarsi da persona a persona e nel loro amore vicendevole, era immagine della Trinità.
Oltre a ciò, ogni uomo, in virtù della grazia di Dio, acquista una somiglianza con la Trinità; difatti, come ben insegna san Giovanni della Croce, nei più alti gradi di vita mistica si giunge alla trasformazione dell’anima nelle tre divine Persone. È una verità di fede che nell’anima in grazia abiti la Santissima Trinità, ma questa grazia deve giungere proprio a trasformare l’anima per amore e partecipazione nelle tre Persone divine e a consumarla in questa trasformazione: «Non sarebbe questa vera e totale trasformazione se l’anima non si trasformasse nelle Tre Persone della Santissima Trinità in un grado chiaro e manifesto». Questa è la meta ineffabile a cui deve giungere ogni uomo, questo è il fine per cui Dio ci ha creati. Ma se l’anima misticamente si trasforma nelle tre divine Persone, significa che ne acquista anche l’operare poiché l’operare, segue l’essere: si agisce perché si è e secondo il modo in cui si è.
Se queste verità valgono per tutti coloro che giungono a tale stato, in un modo indicibilmente più sublime debbono essere applicate alla Madonna, la quale, fin dal momento della sua Concezione Immacolata, fu elevata da Dio al grado di unione trasformante e consumante, possedendo una tal pienezza di grazia che superava quella di tutti gli angeli e i santi; a motivo di ciò Ella era ed è, tra le persone umane e angeliche, la più sublime immagine e somiglianza delle tre Persone divine: «Maria è una creatura plasmata dalla Trinità e “rivestita dalla Trinità” [...]; questa essenziale struttura trinitaria dell’esistenza trinitaria e del pellegrinaggio terreno di Maria forma la base della spiritualità mariana cattolica, che è anzitutto profonda esperienza di vita trinitaria». Pur essendo un’unica persona umana a motivo della sua immagine e somiglianza, ma anche a motivo delle relazioni uniche che ha con ciascuna delle Persone divine, e in ragione delle sue funzioni e ruoli che ha avuto nella sua esistenza terrena e che ha ora nella sua esistenza celeste, Ella personifica tutte e tre le divine Persone.
Ma poiché, come già abbiamo detto, l’agire segue l’essere, se si afferma che la Madonna personifica il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e agisce in nome e per conto loro, si deve concludere che le tre Persone divine si sono “personificate” nella persona della Madonna, si sono cioè, quasi “incarnate” in essa. Se è una verità di fede che nell’anima in grazia inabita la Trinità, chi potrà descrivere a quale grado giunse tale presenza nell’anima della Madonna? E se san Massimiliano parlava di dover giungere alla “possessione mariana”, chi potrà negare che la Trinità possedette in un modo unico la Madonna? «Il Signore mi possedette fin dal principio delle sue vie» (Pr 8,22 Vulg. Cl.).
Difatti, san Giovanni della Croce spiega che con lo sposalizio mistico Dio giunge a possedere tutte le facoltà della sua sposa, e san Massimiliano non indugia ad affermare che lo Spirito Santo, fin dal primo istante dell’esistenza della Madonna, ne prese «possesso assoluto e La compenetrò talmente che il nome di Sposa dello Spirito Santo non esprime che un’ombra lontana, pallida, imperfetta, anche se vera, di tale unione». E poiché la teologia insegna che le tre divine Persone ad extra operano unitamente, quanto affermato da san Massimiliano circa lo Spirito Santo lo possiamo dire anche del Padre e del Figlio: anch’essi possedettero assolutamente la Madonna fin dal primo istante in cui la crearono.
Si realizzò totalmente la presenza delle tre Persone divine nell’unica persona della Madonna, e viceversa la Madonna fu presente in ciascuna di Esse. Un’unica persona operò come le tre divine Persone e congiuntamente ad ognuna di Esse. Questa è l’autorivelazione delle Tre Fontane, è l’autorivelazione che completa quella di Lourdes: dalla sua essenza soprannaturale siamo giunti alla sua personalità soprannaturale. Non è un caso che la divina Provvidenza abbia scelto il luogo chiamato Tre Fontane per dare questo messaggio, in quanto il mistero della Madonna risulta grandemente intelligibile solo a partire dalla Trinità, ossa dalle tre divine Persone che sono la causa e origine dell’essere e della persona dell’Immacolata.