Il Santuario di Pompei, posto dal beato Bartolo Longo sotto la protezione di san Michele arcangelo, ricorda a tutti i fedeli che, armati del santo Rosario e con il patrocinio della Regina della Vittoria, ogni battaglia è vinta.
L’8 maggio, così come la prima domenica di ottobre, a mezzogiorno la cristianità si riunisce – chi può a Pompei, mentre gli altri possono farlo spiritualmente – per pregare la Supplica alla Madonna scritta dal beato Bartolo Longo, fondatore e benefattore del Santuario di Pompei dedicato alla Beata Vergine Maria del Santo Rosario.
La festa liturgica della Madonna del Rosario cade il 7 ottobre. Fu istituita da san Pio V con il titolo di “Madonna della Vittoria” in ringraziamento per la vittoria riportata dai cristiani sulle imponenti flotte turche nella battaglia di Lepanto, conseguita proprio in virtù delle suppliche elevate alla Madonna da tutta la cristianità con la recita del santo Rosario. Papa Gregorio XIII, successore di san Pio V, nel confermare questa festa liturgica, ne mutò il nome stabilendo quello che noi oggi conosciamo.
Entrambi i nomi di questa festa, come pure il prodigioso evento storico di cui essa fa memoria, ci permettono di comprendere una realtà spirituale, soprannaturale, importante: i turchi, che erano musulmani, volevano conquistare l’Italia e l’Europa per renderle terre islamiche, facendo apostatare la cristianità dalla vera fede, quella cattolica. A motivo di ciò, costoro erano il simbolo del diavolo, i militi delle schiere del serpente antico di cui Dio parla nella Genesi. Contro chi combatte la discendenza del diavolo? Dio stesso ci offre la risposta: contro la discendenza della Donna, della Madonna (cf Gn 3,15).
Ecco perché l’episodio di Lepanto ci offre un’indicazione sicurissima su come vincere i nemici infernali e la discendenza terrena del diavolo che ci muove guerra: dobbiamo pregare il santo Rosario!
Solo con la devota e costante recita del Rosario noi potremo schiacciare la testa al serpente e alla sua discendenza, vincendo tutte le tentazioni e insidie diaboliche. La Regina della Vittoria, tramite il Rosario, ci farà conseguire questa vittoria che è la vittoria delle vittorie, poiché il trionfare sui nemici infernali per mezzo della Madonna significa far trionfare il Cuore Immacolato di Maria in noi e nel mondo, e ottenere la salvezza eterna.
Il diavolo, a motivo dei terribili colpi e sconfitte che subisce a causa del santo Rosario, è molto più consapevole di noi di quale potenza inaudita sia racchiusa in esso e si industria in ogni modo perché non lo si preghi né individualmente né comunitariamente. Illuminante al riguardo è la testimonianza offertaci da padre Pio. Al Santo del Gargano una volta fu detto: «Padre, oggi dicono che il Rosario ha fatto il suo tempo... In tante chiese non lo si prega più». Padre Pio rispose: «Satana mira sempre a distruggere questa preghiera, ma non ci riuscirà mai: è la preghiera di Colei che trionfa su tutto e su tutti. È Lei che ce l’ha insegnata, come Gesù ci ha insegnato il Pater Noster».
Il beato Bartolo Longo, gran devoto di san Michele arcangelo, era consapevole di questa lotta spirituale e temporale, e perciò pose sotto il patrocinio di san Michele arcangelo la costruzione del tempio di Pompei, e volle che la prima pietra fosse posta l’8 maggio 1876, giorno in cui si festeggia la seconda delle quattro apparizioni di san Michele al Monte Gargano.
È lo stesso Bartolo Longo che, in una lettera del 1907 inviata al priore Alberti Lepidi, spiega il perché di questa sua scelta: «Non senza ragione sin dal cominciamento del Tempio tra tutti i beati Comprensori del cielo, noi prescegliemmo san Michele Arcangelo a singolare Custode e Difensore delle opere di Dio nella Valle Pompeiana. E scegliemmo il giorno 8 di maggio, dedicato a san Michele, per porre la prima pietra del Santuario di Maria in Valle di Pompei». Nella stessa lettera passa poi a elencare le volte in cui san Michele soccorse i patriarchi nell’Antico Testamento, e altre vicende in cui soccorse re pagani per convertirli al Cristianesimo o per difendere quelli cristiani concludendo che con ragione la Chiesa chiama san Michele “protettore dei cristiani”.
Infine conclude: «Se dunque san Michele è il custode di tutta la Chiesa e il difensore di tutte le grandi Opere divine, non era conveniente che a lui fosse affidata la difesa di questa grande Opera di Dio nell’epoca moderna, che è il Santuario di Pompei?».
Questa sua devozione per il principe delle milizie celesti lo rese irremovibile sulla scelta della data di inizio della costruzione del santuario. Infatti, egli narra che il vescovo voleva che ciò avvenisse il 7 maggio perché domenica, e dunque potevano accorrere più fedeli, ma disse al vescovo: «Per me sceglierei il giorno 8 di Maggio, tuttoché cadrà in lunedì, perché quello è sacro all’Arcangelo san Michele. E come quel celeste Principe scacciò dal cielo Lucifero, angelo ribelle; così, son certo, che scaccerà Satana da Valle di Pompei, dove ha avuto per tanto secolo la sua signoria».
Ma oltre a questa ragione generale, il Beato dice che c’era anche un’altra particolare, da lui definita «storica e provvidenziale», che lo spinse ad affidare al patrocinio di san Michele la costruzione del santuario: l’apparizione di san Michele a san Catello e sant’Antonino in sogno sul Monte Faito, da lui chiamato “Gairo” (oggi questo nome indica un altro monte che si trova in Sardegna), sito in Vico Equense e visibile dal Santuario di Pompei. Il beato Bartolo Longo intuì un fine specialissimo di questa apparizione: «Vi è tutta ragione di credere che il Signore abbia fatto apparire il suo fedele Ministro per preparare tanti secoli innanzi il regno di Maria in questi luoghi, abbandonati nei tempi antichi all’impero del Demonio e della colpa. Il portentoso Arcangelo venne a scacciare Satana dalla terra dei pagani, sulla quale doveva sorgere un giorno, e propriamente ai dì nostri, una novella era di grazia, una luce nuova di misericordia. Per tale ragione sin dal 1876 proponemmo al santo Vescovo di Nola, Monsignor Formisano, che la prima pietra per le fondamenta di questo nuovo tempio di Maria si ponesse proprio il giorno 8 maggio, perché quel giorno ricordava l’apparizione in queste contrade dell’eccelso Arcangelo san Michele. Pel volgere incessante di trentun anno, sempre nel giorno 8 di maggio, abbiamo invocato con fede il primo Angelo del Cielo, perché si unisse con noi per festeggiare la comune Regina. Ed in ciascun anno, in quel giorno 8 di maggio, noi ricordiamo due solenni epifanie. Il maggior Principe del cielo, che ha nome meraviglioso, si manifestava alla terra, scegliendo a spettacolo dei suoi prodigi la vetta di un monte. La più grande Regina che mai abbia avuto e cielo e terra, si manifestava anch’Essa ai gementi figliuoli di Eva, scegliendo a centro dei suoi portenti un’umile Valle, la Valle di una sepolta città pagana. Segnerà adunque per noi quel giorno due solenni trionfi: il trionfo del più maestoso Angelo del Cielo, di quel Principe grande, come lo chiama Daniele, prima della creazione dell’uomo, con l’invitta spada della sua fede, della sua umiltà e della sua mansuetudine, difende, l’onore dell’Altissimo e dell’Immacolata Donna che doveva nel tempo essere la Madre del Verbo di Dio fatto uomo. Ed insieme il trionfo di Colei che è la Regina della Misericordia, e che nell’epoca moderna doveva nella Valle di Pompei riportare su Satana nuove e stupende vittorie» (lettera del 1907 inviata al priore Alberti Lepidi).
Da questi racconti del Beato appare chiarissimo il legame inscindibile tra il Santuario della Beata Vergine Maria del Santo Rosario di Pompei e san Michele arcangelo, ma manca ancora un tassello per completare il quadro. L’8 maggio 1883 venne consacrata la prima campana del santuario e fu proprio in quell’occasione «che si udì la prima squilla del sacro bronzo che salutava Maria; e fu quella la prima volta che nell’ora di mezzogiorno venne recitata una preghiera comune alla Vergine di Pompei, intitolata: Atto di amore a Maria». La riformulazione di tale preghiera è quella che noi oggi conosciamo più semplicemente con il nome di “Supplica alla Madonna di Pompei” o “Supplica alla Regina del Santo Rosario di Pompei”. Essa fu composta dal beato Bartolo Longo nell’ottobre del 1883 in risposta all’invito di ricorrere alla preghiera del Rosario per ottenere la risoluzione di gravi travagli e calamità che affliggevano la Chiesa e la società del tempo che papa Leone XIII faceva nella Lettera Enciclica Supremi apostolatus officio.
La prima volta che si elevò tale Supplica alla Beata Vergine Maria del Santo Rosario di Pompei fu dunque quell’8 maggio 1883, giorno scelto dalla divina Provvidenza per invitare tutti i devoti della Regina del Santo Rosario a invocarla, a chiedere il suo aiuto e quello di san Michele arcangelo per non perire nella battaglia contro il diavolo e le sue schiere, e soprattutto perché trionfi l’Immacolata di cui san Michele è stato il primo difensore. Oltre a questa data, per volere del grande apostolo del Rosario la Supplica si recita anche la prima domenica di ottobre, domenica in cui, al tempo, cadeva la festa della Regina del Santo Rosario. A questa Supplica, l’8 maggio del 1888 ne venne aggiunta anche una a san Michele – Invocazioni a San Michele Arcangelo difensore e custode del Santuario di Pompei –, anche questa molto diffusa e divenuta poi una novena per impetrare grazie al Capo delle milizie angeliche.
Perché il Beato volle che la Supplica alla Madonna fosse pregata a mezzogiorno? Ovviamente perché è l’ora in cui si prega l’Angelus, ma anche per una ragione «storica e provvidenziale». A nostro parere tale ragione è da ricercare nella più grande lotta interiore che dovette affrontare nel periodo della sua conversione, secondo quanto narra egli stesso. Un giorno di ottobre del 1872, in preda alla disperazione e a un grande sconforto, si ritrovò in una selva: «Volsi gli occhi in giro: nessun’ombra di anima viva. Allora mi arrestai di botto. Sentivami scoppiare il cuore. In cotanta tenebria di animo una voce amica parevami sussurrasse all’orecchio quelle parole, che io stesso aveva lette, e che di frequente ripetevami il santo amico dell’anima mia ora defunto: Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. Son promesse di Maria. Chi propaga il Rosario è salvo! Questo pensiero fu come un baleno che rompe il buio di una notte tempestosa. Satana, che mi teneva avvinto come sua preda, intravide la sua sconfitta e più mi costringeva nelle sue spire infernali. Era l’ultima lotta, disperata lotta. Coll’audacia della disperazione sollevai la faccia e le mani al cielo, e rivolto alla Vergine celeste: Se è vero, gridai, che Tu hai promesso a san Domenico, che chi propaga il Rosario si salva; io mi salverò, perché non uscirò da questa Terra, senza aver qui propagato il tuo Rosario. Niuno rispose: silenzio di tomba mi avvolgeva dintorno. Ma da una calma che repentinamente alla tempesta successe nell’animo mio, inferii che forse quel grido di ambascia sarebbe un dì esaudito. Una lontana eco di campana giunse ai miei orecchi, e mi scosse: suonava l’Angelus del mezzodì. Mi prostrai, e articolai la prece che in quell’ora un mondo di fedeli volge a Maria. Quando mi levai in piedi, mi accorsi che sulle guance era corsa una lagrima. La risposta del cielo non fu tarda».
La sua salvezza si decise nel momento del Saluto angelico, quel saluto che annunciò al mondo la discesa in terra della Salvezza. Quell’ora in cui «un mondo di fedeli volge a Maria» la preghiera, divenne l’ora della preghiera della Supplica, supplica in cui si chiede alla Madonna di donare la salvezza all’umanità. L’ora in cui il Beato sconfisse il diavolo per mezzo della Madonna del Santo Rosario, è divenuta l’ora in cui i militi di tale Regina si riuniscono per invocare la propria vittoria e quella altrui sulle potenze infernali.
Come san Michele combatte con la spada, così anche noi. La nostra “spada” è il Rosario, definito “arma” anche da padre Pio. Questa, se bene usata, è l’arma più potente dataci da Dio per questi tempi. In questo giorno benedetto facciamo memoria dei grandi benefici ricevuti da Dio per mezzo della Madonna e del principe delle milizie celesti, e rinnoviamo i voti e le preci verso questi nostri celesti protettori.