Il nome di Demarista Parretti compare spesso nelle biografie di padre Pio. È una di quelle meravigliose persone che hanno vissuto nell’orbita del Padre fin dagli anni Cinquanta, parte di una cerchia di fedelissimi figli spirituali. Basti pensare che Demarista, sempre su indicazione di padre Pio, fondò un Gruppo di preghiera che è il terzo in ordine di tempo, fra tutti quelli esistenti.
Per conoscere più a fondo la sua storia, sono andato a Prato a trovare la signora Monica Carli, nipote di Demarista.
«Mia zia era una delle figlie spirituali predilette di padre Pio», mi ha detto. «Lo aveva incontrato per la prima volta nel 1946. Il Padre l’aveva guarita mettendole una mano sul capo ed era nata in lei una devozione profondissima. Da quel momento, Demarista fece centinaia di pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo, portando moltissima gente da padre Pio. E per tutta la vita, fino alla morte – avventa nel 1998 –, lo vide e parlò con lui. Lo vedeva accanto a sé, sentiva la sua voce. E non le fece mai mancare la sua assistenza.
Per volere di padre Pio a Campi Bisenzio, vicino Firenze, mia zia ha dato vita alla “Casa Francescana della Pietà”, un’opera per anziani bisognosi di aiuto e assistenza spirituale e materiale nell’ultimo periodo della loro vita. In un primo tempo doveva essere una casa per i giovani, ma padre Pio un giorno le apparve e le disse chiaramente: “No. Che sia per gli anziani”.
Tra Demarista e padre Pio c’era un legame profondissimo. Lui la chiamava affettuosamente “Amarista”. Si erano incontrati per la prima volta nel maggio del 1946. Demarista aveva sentito parlare di un frate santo sul Gargano e si era incuriosita. In quel periodo lei e il marito Bruno avevano molte preoccupazioni che li assillavano. In più lei aveva tremendi dolori alle ginocchia e alla schiena perché all’età di 12 anni si era fatta male cadendo da un carretto ed era stato necessario asportarle l’osso sacro con un’operazione chirurgica. Da quel momento i dolori non le davano più tregua sia stando in piedi, che seduta oppure sdraiata a letto.
Sentendo parlare di padre Pio, prese la decisione di andare a trovarlo. Mi ha raccontato spesso della prima Messa alla quale assistette nella piccola chiesa di Santa Maria delle Grazie. Diceva che erano tutti contadini e che c’era un forte odore di pecore ma che all’improvviso si era propagato nell’aria un profumo di rose meraviglioso ed era entrato in chiesa padre Pio. Ad un certo punto, lui l’aveva guardata e Demarista aveva avvertito una luce che le illuminava l’anima. Mi disse proprio così. Sempre in quel momento, lei sentì una voce: “Seguimi!”.
Quella stessa sera, si trovava nel corridoio del convento insieme a tanta altra gente in attesa di padre Pio. “Dov’è l’ammalata?”, aveva chiesto il Padre girando l’angolo del corridoio. Quindi andò direttamente da lei. Le mise una mano sul capo e le disse: “Ringrazia Dio della guarigione”. Quando tolse la mano, la zia era completamente guarita. “Tornata a casa non ero più io”, mi raccontava.
Da quel momento fece centosessantotto viaggi a San Giovanni Rotondo, portando con sé più gente possibile, tutte persone che incontrando padre Pio si convertirono e cambiarono vita. Fu anche testimone di molte guarigioni. Ad esempio, una volta viaggiava con lei una donna di Firenze che aveva le mani praticamente paralizzate. Aveva detto a Demarista: “Chiedi a padre Pio di pregare per me e sono sicura che tornerò a dipingere”. Dopo il pellegrinaggio, le sue mani avevano ripreso a muoversi come un tempo.
Demarista organizzava pellegrinaggi aperti a tutti, anche a chi non aveva soldi per il viaggio. Sapeva che padre Pio non l’avrebbe abbandonata. Ed era così. Una volta, ad esempio, nel pagare l’albergo, si accorse di non avere denaro a sufficienza perché aveva fatto viaggiare anche persone che non potevano permetterselo. La zia era appoggiata al bancone e teneva una mano dietro la schiena. Improvvisamente sentì che tra le dita gli si era materializzato qualcosa. Guardò e c’erano dei soldi: era la cifra esatta per saldare il conto! Quando zia Demarista ci raccontava queste cose di padre Pio le si illuminavano gli occhi.
Nell’estate del 1968, pochi mesi prima di morire, padre Pio le apparve mostrandole un vecchio podere abbandonato e dicendole: “Vedi quel terreno? Concludi presto l’acquisto. Gli anziani dell’opera hanno bisogno di aria buona e di mangiare sano”. E così nacque il “Virginiolo”, oggi centro di spiritualità francescana e piccola azienda agricola.
Padre Pio era continuamente in comunicazione con Demarista, proteggendo l’opera che le aveva chiesto di fondare. Un altro esempio è questo. Si dovevano acquistare le panche per la cappella. Fu fatto di tutto per spuntare il prezzo più basso, ma risultò lo stesso una bella somma. I soldi però non c’erano. Riferirono la cosa alla zia e lei in risposta tirò fuori una busta ancora chiusa. Fu aperta e conteneva la cifra esatta pattuita per le panche, non un soldo di meno o uno in più. “L’ha portata poco fa un signore – disse –, anzi, sta scendendo le scale in questo momento”. Andarono di corsa a vedere, ma non c’era nessuno.
Voglio raccontare anche questo episodio. Mio padre un giorno si sentì male e svenne. Aveva un’ulcera perforata, ma non lo sapeva. Il giorno dopo andò dal dottore che gli fece le radiografie. “Tu hai subito un’operazione”, gli disse il medico guardando le lastre. “Ma quale operazione?”, rispose papà. Eppure il dottore era convinto. Nel tornare a casa mio padre passò da Demarista. Quando lei lo vide, gli disse: “Ti ho ricucito bene, vero?”. E poi: “È venuto padre Pio, siamo entrati nella tua stanza. Tu dormivi e quando ti sei girato, padre Pio ti ha operato con le mani. Poi mi ha chiesto di ricucire, non avevo il filo e allora me lo ha dato lui”. Da quel momento mio padre non ha più avuto nulla».
di Roberto Allegri