La Santa Casa di Loreto è stata “testimone” dell’evento centrale di tutta la storia dell’umanità: l’Incarnazione del Verbo nel grembo di Maria Vergine. È stata un piccolo Paradiso terrestre e noi dobbiamo farne il nostro rifugio nell’attesa di raggiungere il vero ed eterno Paradiso.
Il 10 dicembre si commemora l’ultima traslazione miracolosa della Casa della Sacra Famiglia. Vogliamo fare dunque qualche riflessione sull’eccellenza della Casetta di Nazareth, la quale, come afferma il beato Pio IX nella sua Lettera Apostolica Inter Omnia del 26 agosto 1852, «fra tutti i santuari consacrati alla Madre di Dio [...] si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore», ed è «tanto cara al Cuore di Dio». Perché? Perché ivi fu concepita Colei che è l’Immacolata Concezione, lì avvenne l’Incarnazione del Verbo, lì visse la Sacra Famiglia. Fu dunque il luogo prescelto da Dio, dall’eternità, per realizzare la sua opera più grande nella creazione
? Summum Opus Dei, dice il beato Giovanni Duns Scoto ?, ossia l’Incarnazione. Per tali ragioni non crediamo di sbagliare asserendo che la Santa Casa è il luogo più santo che ci sia sulla terra, esclusi ovviamente i tabernacoli ove è conservata l’Eucaristia.
Luogo dell’Incarnazione del Verbo
Proprio su quelle sacre mura il divin Padre stese l’ombra della sua onnipotenza (cf Lc 1,35), lo Spirito Santo discese e, finalmente, il «Verbo si fece carne» (Gv 1,14). Il miracolo dei miracoli si è verificato in quella Casa e ha fatto sì che si realizzasse l’indissolubile sposalizio tra la natura divina e quella umana nell’unica Persona del Verbo eterno. Tutto ciò avvenne nel grembo di Maria Santissima che risiedeva in questa dimora benedetta da Dio: «In questo talamo, cioè nel grembo della Vergine, la natura divina si unì a quella umana» (Sant’Agostino, Discorso 195, n. 3).
Ma facciamo bene attenzione perché, non solo Cristo Capo è stato concepito nel grembo e nel Cuore Immacolato di Maria, ma ? misticamente ? anche ogni membro, come spiega bene san Giovanni Eudes nella sua opera Il Cuore ammirabile della Santissima Madre di Dio: «Come l’Eterno Padre le ha dato il potere, rivestendola della sua divina virtù di dar vita al Figlio suo nel suo seno adorabile (cf Lc 1,35); di concepire questo stesso Figlio sia nel suo Cuore che nel suo grembo verginale, così allo stesso tempo, le ha conferito il potere di formarlo e di farlo nascere nel cuore dei figli di Adamo e di renderli, per questo mezzo, membra di Gesù Cristo e figli di Dio. E come Ella ha concepito, portato ed eternamente porterà il suo Figlio Gesù nel suo Cuore, similmente ha concepito, ha portato e porterà sempre, in questo stesso Cuore, tutte le sante membra di questo Capo divino, come suoi figli prediletti e come il frutto del suo materno Cuore».
Casa di tutti i figli adottivi di Dio
Potremmo considerare, in senso figurato, la Santa Casa come un’estensione del grembo e del Cuore Immacolato di Maria: anche della Casetta di Nazareth possiamo dire «l’uno e l’altro è nato in essa» (Sal 87,5). Tutti i redenti sono stati concepiti in detta dimora, perciò la Santa Casa è la casa di ogni redento, potenzialmente è la casa di tutta l’umanità.
San Giovanni Paolo II in una sua omelia offre un’altra ragione per affermare ciò: «In essa è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazareth è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una “casa”, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita. Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio Unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazareth, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazareth lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana [...]. La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa. La storia dell’intera umanità in quella casa riannoda le sue fila».
La dimora di Dio con gli uomini
Il fatto interessante è che il Santo Padre in questa omelia stava commentando il seguente passo dell’Apocalisse: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini» (21,3). Prima di iniziare a parlare della Santa Casa, ripeté questo versetto con l’intenzione di riferire questo testo alla Santa Casa. A questo punto è necessario citare in modo più esteso il testo dell’Apocalisse per contestualizzarlo meglio e quindi sviluppare ulteriormente il pensiero del Papa: «Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”» (21,2-3).
Anche la Santa Casa discese dal cielo per poggiarsi definitivamente sul luogo benedetto ove ora si trova. La Casetta di Nazareth è “la dimora di Dio con gli uomini” per tutte le ragioni finora illustrate, ma anche perché: ivi, in un certo senso, vi dimorano ancora Dio e la Vergine Maria.
Presenza specialissima
Chi entra devotamente nella Santa Casa incontra l’Emmanuele, il “Dio con noi”, e la sua divina Madre, entra in stretto contatto con loro. Nella Santa Casa, infatti, c’è una presenza specialissima di Dio e della Vergine Maria. Mirabili al riguardo sono le affermazioni di san Giovanni Paolo II: «Maria è la Donna, è, per così dire, lo “spazio” fisico e spirituale insieme, in cui è avvenuta l’Incarnazione. Ma anche la Casa in cui Ella visse costituisce un richiamo quasi plastico a tale concretezza. “A Loreto [...] la realtà misteriosa del Natale e della Santa Famiglia diventa, in qualche modo, palpabile, si fa esperienza personale, commovente e trasformante” (Angelus dell’8 dicembre 1987)».
Il Papa, nella sua lettera prosegue spiegando che l’Incarnazione si realizzò attraverso «tre momenti»: il saluto angelico, il “Fiat” della Madonna e l’Incarnazione del Verbo. Da essi ricava le seguenti conclusioni riferite alla Casetta di Nazareth: «La Santa Casa di Loreto, dove ancora risuona, per così dire, il saluto “Ave, piena di grazia”, è dunque un luogo privilegiato, non solo per meditare sulla grazia, ma anche per riceverla, incrementarla, ritrovarla, se persa, mediante i sacramenti [...]. A Loreto si è come contagiati dalla fede di Maria. Una fede che non è solo assenso della mente a verità rivelate, ma anche obbedienza, accettazione gioiosa di Dio nella propria vita, un “sì” pieno e generoso al suo disegno [...]. La Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal 87,4) [...]. Rende in qualche modo “presente” quell’istante unico nella storia in cui la grande novità fece la sua irruzione nel mondo [il Verbo Incarnato, nda]. Essa aiuta, perciò, a ritrovare, ogni volta, lo stupore, l’adorazione, il silenzio necessari davanti a tanto mistero».
Non fa meraviglia che il papa del Totus tuus avesse già asserito in precedenza, nell’Angelus dell’8 dicembre 1987, che la Santa Casa «è una sosta di pace per l’anima, è un incontro particolare con Dio; è un rifugio per chi cerca la Verità e il senso della propria vita».
Chi entra piamente nella Casa di Loreto viene assorbito dall’atmosfera soprannaturale che vi è presente, poiché le mura sono ancora tutte “impregnate” di Spirito Santo: «E dove si potrebbe parlare con più efficacia del ruolo dello Spirito Santo, “datore di vita”, se non nel Santuario lauretano, che ricorda il momento e il luogo in cui Egli compì la suprema delle sue operazioni “vivificanti”, dando vita, nel seno di Maria, all’umanità del Salvatore?», dice ancora il Santo Padre nella sua lettera indirizzata a mons. Macchi. Veramente ci si trova alla presenza della Trinità, della Madonna, di san Giuseppe e degli angeli. La Santa Casa è la dimora terrestre di Dio con gli uomini, è un’anticipazione della Gerusalemme celeste: beati coloro che vi accedono, che baciano le sue pareti e che vi pregano, beati coloro che la portano nel cuore come la propria casa natale e che ne sentono la nostalgia quando si è lontani da essa.
Cuore mariano della cristianità
Giovanni Paolo II sapientemente definisce la Casetta nazaretana «cuore mariano della cristianità», confermando così il nostro accostamento della Santa Casa con il Cuore Immacolato di Maria. Come difatti detto Cuore è l’abitacolo ove ogni cristiano deve misticamente albergare e rifugiarsi, così, analogamente, lo è la Santa Casa, la “dimora di Dio con gli uomini”.
Quanto dobbiamo amare questo “cuore” fisicamente tangibile e accessibile della nostra cara Mamma celeste! Se questa dimora è «tanto cara al Cuore di Dio», deve esserlo anche a ciascuno di noi. Se ognuno ama la propria casa natale, quanto più deve amare e venerare la propria “casa natale” nell’ordine della grazia? Chi vive in essa è protetto da tutte le insidie del diavolo e non peccherà, chi la possiede come proprio cuore, possiede la vita eterna: «Beato l’uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. Infatti, chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore» (Prv 8,34-35).