SPIRITUALITÀ
“Sacerdote e ostia”. Padre Sylvain M. Giraud
dal Numero 35 del 17 settembre 2023
di Paolo Risso

Il 19 settembre ricordiamo le apparizioni della Madonna a La Salette. Come non ricordare anche il padre Giraud? Scoperta la sublimità del sacerdozio, non poté non farsene promotore tra i Missionari della Salette. Il sacerdote non è pienamente tale se non si fa ostia con Gesù: questo predicò e questo visse.

Il 19 settembre 1846, la Madonna apparve a due pastorelli, Melania e Massimino, sul monte della Salette, nella diocesi di Grenoble. Piangeva amaramente sui peccati degli uomini. Si lamentava della dissacrazione del giorno festivo, delle orribili bestemmie contro il nome di Dio, dell’allontanamento dalla fede e dalla Legge di Dio. Il suo dolore era ancora più forte perché dichiarava di non riuscire più a trattenere i castighi del Figlio suo su un’umanità che lo rifiuta e lo offende con gravissimi peccati e delitti.

Purtroppo le profezie di Maria Santissima si sono avverate e continuano ad avverarsi, a causa della nostra pervicacia nel male. Occorre che ascoltiamo il suo messaggio più che mai attuale oggi.

Fin da allora, La Salette diventò meta di pellegrinaggi da ogni parte del mondo. Fu costruito un bellissimo santuario, centro di preghiera, luogo di miracoli e di conversioni. Alcuni anni dopo l’apparizione della Madonna piangente, mons. Philibert de Bruillard, vescovo di Grenoble, fondò il primo nucleo dei Missionari di Nostra Signora di La Salette. Essi, nel 1858, si unirono in Congregazione religiosa diocesana che poi diventò di diritto pontificio nel 1879. Dalla Francia, i Missionari Salettiani si diffusero in varie nazioni d’Europa, d’Africa, d’Asia e delle Americhe.

Un giovane, un’idea

Tra questi Missionari di Nostra Signora di La Salette, della prima generazione, incontriamo 
Sylvain M. Giraud, dalla vita breve e intensa. Nacque il 30 settembre 1830, a Eguilles in Provenza. È solo un ragazzino quando entra in seminario, desideroso soltanto di diventare presto un sacerdote santo.

È affascinato da Gesù, che si è sacrificato sulla Croce in espiazione dei peccati degli uomini e per meritare loro la vita divina della grazia: Gesù Sacerdote che si offre a Dio come Vittima e così conquista e fa sua l’umanità per offrirla a Dio. Egli, Sylvain, sarà prolungamento di Gesù Sacerdote, santificherà le anime e il mondo, occupando il posto di Gesù, “in persona Christi”.

«Fin dal seminario – dirà egli stesso – mi dominava questo pensiero: Gesù è nel tempo stesso, Sacerdote e Ostia del suo Sacrificio, Ostia del suo Sacerdozio. È dunque naturale che Egli, rendendo il prete partecipe del suo sacerdozio, lo renda partecipe del suo stato di Ostia. La grazia del sacerdozio deve necessariamente essere una grazia di Ostia. Un prete che fosse solo sacerdote e non ostia non sarebbe completo. Adempirebbe un ministero sublime e santo, ma non avrebbe in se stesso quelle soprannaturali disposizioni che corrispondono all’onore di tale ministero. Affinché divenga quale lo vuole Gesù, sommo Sacerdote e perfetta Ostia del divin Padre, è necessario che il prete sia ostia altrettanto che sacerdote».

Il 17 dicembre 1853, Sylvain Giraud è ordinato sacerdote. Ha solo 23 anni, ma è così consapevole di quanto ha appena vissuto che, appena finita la Messa di ordinazione, in sacrestia, prima di togliersi i paramenti, si inginocchia e scrive la seguente offerta: «Eccomi sacerdote, o mio Dio! O Trinità Santissima, io ti rinnovo il solo desiderio che sta nel fondo della mia anima: quello di essere, come i tuoi santi, altrettanto vittima che sacerdote! Per tutta la vita, come Gesù, Vittima interamente immolata alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime, in maniera che ogni mio atto, movimento, desiderio, pensiero, parola sia per te solo mio Dio».

Comincia un’intensa vita di apostolo, intessuta di studio e di approfondimento teologico del mistero di Cristo Sacerdote, di preghiera intima, vero colloquio con Lui, di predicazione e di guida delle anime. Sono gli anni in cui sta nascendo la Congregazione dei Missionari della Salette. Padre Sylvain ne sente tutto il fascino: è tra i primi a entrarvi, il 13 novembre 1868... In breve, non solo si sente al suo posto, ma gode la stima così forte dei suoi confratelli che questi gli affidano il compito di dare alla Congregazione appena nata, una regola di vita che sia l’espressione del suo spirito e del suo stile.

Missionario della Salette

Egli pensa a un Istituto composto da due categorie di religiosi: i preti-vittime, dediti alla santificazione del clero e delle anime consacrate, a proposito dei quali dice: «In realtà tutti i sacerdoti sono vittime, perciò costituiscono una cosa sola con Gesù Cristo, ma costoro ne faranno pubblica professione davanti alla Chiesa». Gli altri, i Preti Missionari della Madonna della Salette, che si consacrano al servizio religioso dei pellegrinaggi e propagano il messaggio dell’apparizione della Bella Signora “piangente”, che chiama a conversione i suoi figli peccatori e dispersi.

Per intima disposizione allo stato di “vittima”, la sua preferenza va alla prima categoria e vivrà, seppure in un’intensa attività apostolica, il suo sacerdozio in questa dimensione che è essenziale e immedesima il prete nello stato di santità e di dono più alto, quello di Gesù Crocifisso e Redentore del mondo dall’alto della sua Croce.

Nonostante la sua sconcertante umiltà che lo spingeva a scomparire, il suo ascendente era grandissimo e faceva presa su tutti i confratelli, per il suo assoluto, quasi mitico, attaccamento al dovere, per la sua dottrina teologica e ascetica, per il fascino che emanava dalla sua presenza... L’ascendente è forte sui pellegrini alla Salette: quando padre Sylvain, sui luoghi santificati dalla presenza e dalle lacrime della Madonna, spiega ai presenti il fatto dell’apparizione e ne illustra il messaggio di conversione, suscita una commozione incontenibile. Anche il suo aspetto ieratico e solenne, la statura imponente, il volto soffuso di amabile gravità contribuiscono a incutere rispetto e venerazione per lui, a far accogliere il forte richiamo dell’Addolorata che chiama ad accogliere Gesù, sino in fondo.

Dal 1865 al 1876, padre Sylvain è Superiore generale della sua Congregazione: grazie anche a lui, i Missionari della Salette vivono i tempi eroici dell’inizio della loro opera, e giungono, nel 1879, a essere riconosciuti di diritto pontificio dalla Chiesa. Pur preso da tanto lavoro per i suoi confratelli e dall’apostolato quasi senza soste, egli trova modo di dedicarsi sempre a profondi studi teologici destinati a lumeggiare e a illustrare l’idea centrale della sua vita – che è poi l’idea di fondo del sacerdozio cattolico e di tutta l’opera della Redenzione: «Il prete è chiamato a essere, come Gesù, sacerdote e ostia».

A testimonianza della profondità del suo pensiero e della sua “storia d’anima con Gesù”, ci ha lasciato numerose opere: Sull’unione con Gesù nella sua vita di Vittima, Sullo spirito e sulla vita di sacrificio nello stato religioso, senza dimenticare i suoi magnifici testi mariani: Vita di unione con Maria Madre di Dio e La pratica della devozione alla Madonna della Salette, di singolare bellezza.

Ma il suo capolavoro, in cui espone il meglio del suo pensiero dogmatico e ascetico, è quello uscito nel 1885: Sacerdote e ostia in due volumi per 1237 pagine, poi tradotte e pubblicate in Italia, in una sintesi essenziale, da Vita e Pensiero. Un testo che, riletto e meditato oggi, fa sentire la grandezza e lo splendore di Gesù Sacerdote, e di colui, il sacerdote, che è chiamato a essere nella sua realtà più vera e più profonda, davvero “un altro Cristo”.

«Canto al Sacerdote eterno»

Nell’agosto del 1885 il padre Sylvain Giraud era andato a predicare un corso di esercizi spirituali ai sacerdoti. L’aveva fatto con la passione per Gesù e per il sacerdozio che tutti gli riconoscevano. Al ritorno, stremato dalla fatica – non si era mai risparmiato nel suo ministero – muore in una casa religiosa a Tarascon, ospite di suore che lo hanno accolto per assisterlo e dirgli grazie del bene ricevuto. Sarà sepolto nel piccolo cimitero presso il Santuario della Salette, là dove la Madre Santissima apparve a richiamare con il linguaggio delle lacrime i suoi figli dispersi dal peccato, a Cristo.

Il suo vescovo, mons. Fava, annunciandone la morte al suo clero, scrisse: «Il padre Sylvain Giraud si è riscaldato di continuo al divin Cuore di Gesù Cristo, Padre, Vittima, Salvatore, Sposo, Fratello ed eterno Amico delle anime. Ha parlato e ha scritto mirabilmente di Gesù e della Vergine Maria. Ha studiato e compreso il Sacerdote eterno del quale ha descritto le grandezze infinite, cantandone l’ineffabile amore e portandone la luce alla nostra società che ignora i benefici del Salvatore, e riscaldando le anime ai raggi di Colui che disse: “Io sono la luce del mondo”».

Anche oggi, in mezzo alla confusione dilagante, è questa la via da seguire, per i preti e per il popolo cristiano che vogliono essere autentici, come il padre Giraud, all’inizio del suo capolavoro, ha scritto: «Nell’universo non vi è nulla di più grande di Gesù Cristo. E in Lui non vi è nulla di più grande del suo Sacrificio. Perciò nulla vi è di più grande del suo Sacerdozio». 

Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits