È volontà di Dio che ogni uomo consegua la santità, ciascuno secondo la propria vocazione. La via da percorrere per giungere a sì alta meta è quella di un “grande amore”...
Giunti a questo punto dovremmo averlo capito: la leva della perfezione secondo la “Piccola via” è l’amore. Anzi, più che una leva, l’amore è la stessa perfezione. Questa via c’insegna a fare ogni cosa, anche piccola, con grande amore. Ogni cosa: quindi ogni cosa bella come ogni cosa spiacevole; accettare tutto: ogni gioia come ogni sofferenza; adoperarsi in tutto: nelle cose facili come nelle difficili... tutto questo con grande amore.
Nel cosiddetto Quaderno giallo – che dovrebbe corrispondere a Novissima verba, ossia quella sezione inserita nelle Opere di santa Teresina che riporta tutte le frasi della Santa pronunciate negli ultimi mesi della sua malattia antecedenti la morte, e trascritte dalla sorella madre Agnese di Gesù – troviamo una frase della piccola Teresa quasi sconvolgente. “Sconvolgente” perché ci manifesta la profondità e l’eroicità dell’amore di un’anima che davvero aveva fatto di Gesù il suo centro, il suo fulcro, il suo movente e il suo fine. Un’anima, insomma, che non viveva che per Gesù solamente, che aveva saputo dimenticarsi completamente, la cui gioia era riposta unicamente in Lui, amato come Dio e come Sposo.
Le parole di santa Teresina sono le seguenti: «Mi faccio un’idea così alta del Cielo, che talvolta mi domando come farà il buon Dio a sorprendermi, alla mia morte. La mia speranza è così grande, e costituisce per me un tale motivo di gioia, non in ragione di un sentimento, ma per la fede, che per soddisfarmi pienamente avrò bisogno di qualcosa al di sopra di tutti i pensieri. Piuttosto che essere delusa preferirei rimanere in una eterna speranza. Infine penso già che se non sarò abbastanza sorpresa, farò finta di esserlo, per far piacere al buon Dio. Non ci sarà pericolo che gli lasci trapelare la mia delusione: saprò ben ingegnarmi affinché non se ne avveda. D’altra parte mi adatterò sempre, in modo da essere felice. Per riuscirci ho le mie piccole astuzie che lei conosce e che sono infallibili. Poi, anche solo vedere il buon Dio felice, basterà pienamente alla mia beatitudine» (QG, 15 maggio, 2) [1]. Com’è bella quest’anima, così semplice e candida, pronta a “nascondere” al Signore – se mai ciò fosse possibile! – l’eventuale delusione, pur di farlo contento... e, al contempo, trovare in questa contentezza divina la propria felicità eterna e beatitudine!
La piccola Teresa, come l’aquila, ha fissato i suoi occhi nel Sole divino, e nulla poteva deviarla da questa meta ambita. Egli era l’unica direzione di ogni suo atto interiore ed esteriore. Poteva pertanto dire, con tutta verità: «Non mi aspetto su questa terra alcuna ricompensa: faccio tutto per il buon Dio, così non posso perdere niente e sono sempre molto ben ripagata della fatica che faccio nel servire il prossimo» (QG, 9 maggio, 2). E persino: «Se, per assurdo, nemmeno il buon Dio vedesse le mie buone azioni, non ne sarei per nulla afflitta. Lo amo tanto che vorrei poter fargli piacere senza neppure ch’Egli sappia che sono io. Sapendolo e vedendolo, Egli è come obbligato a “ricambiarmi”; vorrei evitargli questo affanno...» (QG, 9 maggio, 3). Questo è l’amore giunto all’estrema purezza: amare Dio per Dio; nulla di umano o di anche lontanamente egoistico si inframmischia in esso.
Questo amore divino del tutto cristallino è già per sé una caparra del Paradiso. Come dice san Giovanni della Croce, “non vi è più legge per chi ama”, e ciò è assolutamente vero, se si sa intendere il significato reale di una tale espressione. Non esiste più legge per chi ama, perché l’amore è la sua stessa legge, e tutto ciò che compie l’anima veramente amante è senz’altro dettata dall’amore, e tutto gli è concesso. Non c’è più peccato volontario né difetto nell’intenzione di ciò che compie, perché amore di Dio e peccato sono due estremi opposti e inconciliabili.
L’anima giunta a questo punto, dunque, fa unità piena con il Signore: diventa “un solo spirito” (cf 1Cor 6,17) con Lui. Per questa via, il cui traguardo è la santità più alta, si può (e si deve) giungere a un tale livello di unione con Dio che l’anima diviene quasi “deificata”: la santità, difatti, consiste nella nostra conformazione a Cristo, detta anche “cristificazione”. Santa Teresina, giunta a questo traguardo, per tale ragione affermava – parlando del suo vicino transito da questa terra al Cielo –: «Quando penso a questa parola del buon Dio: “Ecco, porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere”, mi dico che nei miei riguardi sarà molto imbarazzato. Non ho opere! Non potrà dunque rendermi “secondo le mie opere”... Ebbene! Mi renderà “secondo le Sue proprie opere”» (QG, 15 maggio, 1). Solo un’anima trasfigurata in Lui, unita a Lui in ogni suo movimento interiore e, di conseguenza, in ogni sua azione esteriore, può permettersi una simile affermazione.
Ma a questo traguardo possiamo giungere anche noi, tutti noi, se è vero – e lo è – che tutti siamo chiamati alla santità, come ci insegna san Paolo: «Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione» (1Ts 4,3). Se non tutti – anzi, pochissimi... – vi giungono è solamente perché spesso manca la consapevolezza di una tale sublime chiamata, e, seppure questa non mancasse, molte volte è la buona volontà di adempierla a venir meno. Buona volontà, su questo argomento, significa sempre impegno serio, lotta, quindi sofferenza. Quella della santificazione è la “buona battaglia” cui siamo chiamati, e che san Paolo ha combattuto fino alla fine, come egli afferma (cf 2Tm 4,7). Dobbiamo farlo anche noi (è volontà di Dio); possiamo farlo (è nelle nostre capacità, poiché Dio ce ne dà la grazia); vogliamo farlo? (dipende unicamente da noi, perché quel che dipende da Dio, Egli ce lo assicura).
Dobbiamo fare questo proposito: non essere ingrati all’amore di Dio. Dobbiamo corrispondervi fino in fondo, senza compromessi.
Nota
1) Le sigle utilizzate in questo articolo sono le seguenti. QG: Quaderno giallo, in santa Teresa di Gesù Bambino, Opere complete (LEV, 1997), seguita dalla data e dal numero.