Il mondo non ha bisogno di speculazioni teologiche se queste non vengono autenticate da una condotta corretta e da una fede testimoniata. Padre Pio nella sua vita di fede coniuga l’amore per Dio con l’amore per gli uomini. Il suo è un percorso a tre: Dio, padre Pio, le anime. Egli ha realizzato “un’immersione” nel mistero della fede nell’abbandono fiducioso della sua vita nelle mani di Dio. Solo qualche esempio.
Per padre Pio il periodo di maggiore intensità nella direzione spirituale, per numero di lettere, ha inizio nel 1916, dopo il suo arrivo a San Giovanni Rotondo. Egli si affida a Dio e per questa via conduce anche i destinatari delle sue lettere. Questo affidarsi a Dio attraverso la preghiera e i sacramenti, in particolare l’Eucaristia, sarà l’unica arma con cui egli sopporterà le tante controversie e difficoltà della sua vita terrena, quella «fede – scrive a padre Agostino il 25 agosto del 1915 – che per me è l’unico punto d’appoggio in questo mare tempestoso» (Ep. I, p. 634). E due anni prima, il 13 dicembre, scriveva: «Dio vuole sposarsi con l’anima in fede e l’anima si deve preparare “a questo celeste connubio” camminando in pura fede» (Ep. I, p. 441). È in forza di questa unione che padre Pio racchiuse tutta la propria esistenza in Dio a imitazione di Cristo di cui era divenuto immagine viva: Cristo «per me è sempre fisso nella mente e stampato nel cuore» (Ep. I, p. 1247). Padre Pio ha coltivato il dono della fede, vi ha aderito con tutte le sue forze e l’ha reso operante nella sua vita per la santificazione propria e dei fratelli. Con la fede nel cuore si abbandonò totalmente in Gesù, senza mai titubare, anche nei casi più disperati, perché, spiega ancora a padre Agostino, «ho tanta fiducia in Gesù che, se anche vedessi l’inferno aperto dinanzi a me, mi trovassi sull’orlo dell’abisso, non diffiderei, non dispererei, confiderei in Lui. Tale è la confidenza che m’ispira la sua mansuetudine [...]. Chi sa quante volte, se Lui non mi avesse stesa la mano, la mia fede avrebbe vacillato, la mia speranza, la mia carità venuta meno, il mio intelletto si sarebbe oscurato, se Gesù, sole eterno, non l’avesse illuminato» (Ep. I, p. 317). Da vero figlio di san Francesco, la dimensione cristocentrica sarà non solo la caratteristica della sua vita e spiritualità, ma anche la forza di quel “Cristianesimo integrale” verso cui orienterà i suoi figli spirituali.
Padre Pio è un “giusto”, “figura della storia universale”, prototipo di una fede praticata nel quotidiano, intesa come incontro, esperienza vissuta, conoscenza personale di Dio, a cui ogni cristiano può e in qualche misura deve aver accesso nell’unico spazio che gli è concesso, ovvero nell’oggi della sua esistenza.
Il suo messaggio è che il cristiano, dal momento del Battesimo, deve vivere la dimensione della sua fede nella trama profonda delle sue concrete relazioni come nella banalità dei giorni tutti uguali, e lì, non altrove, incontrare, amare e testimoniare il suo Dio. Ciò che caratterizza questa “dimensione quotidiana” della fede di padre Pio non è una evasione dal mondo e dai suoi drammi, ma una forte assunzione di responsabilità verso Dio, verso se stessi e verso il mondo dove, nel volto dei fratelli, si rispecchia il Volto di Cristo. Questo Santo non scrive trattati di mistica, ma vive di Dio e lo comunica. Certamente nella vita di padre Pio non sono mancati “segni visibili” della sua fede – si pensi ad esempio alla stigmatizzazione e alla transverberazione –, ma non è questo che lo fa grande: è la sua fede, «una fede mai sazia e sempre in continua evoluzione, legata a una visione di Dio che punta direttamente verso la meta, senza mai considerare l’asperità del cammino» [1], una fede che si alimenta di preghiera incessante.
Nota
1) L. Lotti, L’Epistolario di Padre Pio. Una lettura mistagogica, LEV-Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, Città del Vaticano-San Giovanni Rotondo 2006, p. 322.
di Francesco Radesi, Il Settimanale di Padre Pio, N. 28/2023