Il mistero dell’Immacolata trova nel venerabile Pio XII ampia trattazione nell’Enciclica “Fulgens Corona”, che evidenzia, fra gli altri numerosi interventi lungo il suo pontificato, quanto profonda fosse la sua devozione mariana.
Papa Pio XII fu certamente un Papa mariano fra i più grandi della storia della Chiesa. Ebbe il nome di Maria fin dal Battesimo; fu membro della “Congregazione mariana”; volle celebrare la sua prima Santa Messa nella cappella della Madonna “Salus Populi Romani” in Santa Maria Maggiore; venne consacrato arcivescovo di Sardi il 13 maggio del 1917 in coincidenza con la prima apparizione della Madonna a Fatima; eletto Papa nel 1939, consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria il 31 ottobre 1942; nel 1946, il 13 maggio, incoronò la Madonna di Fatima; il 1° novembre 1950 promulgò solennemente il dogma dell’Assunzione di Maria al Cielo; il 1953 indisse l’Anno Mariano per il centenario del dogma dell’Immacolata Concezione (1854-1954), concluso l’8 dicembre con l’incoronazione di Maria e la festa di Maria Regina; indisse anche un Anno Mariano per il centenario delle apparizioni di Lourdes (1858-1958) e morì durante quello stesso anno, il 9 ottobre, lasciando alla Chiesa il tesoro di oltre 500 documenti dottrinali e spirituali di mariologia e sulla devozione mariana.
Riguardo alla devozione mariana, tanti, tantissimi sono i meriti di questo Pontefice innamorato dell’Immacolata. Tra tutti i misteri di Maria, quelli che maggiormente attraevano il suo spirito e che hanno mosso energicamente la sua azione pastorale come guida e padre della Chiesa universale furono quello del Cuore Immacolato e quello della Regalità universale della Madonna. Durante tutto il suo pontificato si impegnò nell’opposizione al processo di rivoluzione che minacciava la Chiesa di Dio. La sua soluzione era, sulla scia dei suoi predecessori Pio X e Pio XI, l’unica vera e possibile che la Chiesa debba perseguire: l’impegno, cioè, ad instaurare il Regno di Cristo in terra. In Pio XII, però, l’aspetto mariano era molto accentuato.
Il suo profondo desiderio, sulla scia soprattutto del messaggio di Fatima a cui fu sempre devotissimo, era quello di vedere instaurato in terra quel Regno di Maria che dovrà aprire le porte a quello di Cristo.
Ciò premesso, entriamo nel merito della riflessione che attiene al mistero dell’Immacolata nell’insegnamento del venerabile Pontefice, per sviluppare la quale esamineremo soprattutto l’importante Enciclica Fulgens Corona, emanata in occasione dell’indizione del centenario del dogma dell’Immacolata proclamato dal beato Pio IX nel 1854. Il documento non presenta un’originalità, evidentemente, in merito ai capisaldi dottrinali relativi al mistero dell’Immacolata Concezione di Maria. Suo scopo è richiamare alla memoria, celebrandolo solennemente, l’evento di grazia singolare della proclamazione del dogma mariano, riassumerne le verità fondamentali e suggerire linee d’azione concreta sia dal punto di vista spirituale per i singoli che dal punto di vista istituzionale per la comunità ecclesiale.
Delle tre, la sezione del documento che maggiormente attiene alla nostra riflessione è quella dogmatico-dottrinale. Il Pontefice ricorda che «il fondamento di tale dottrina si trova già nella Sacra Scrittura, dove Dio Creatore di tutte le cose, dopo la lamentevole caduta di Adamo, si rivolge al serpente tentatore e seduttore con queste parole, che non pochi Santi Padri e Dottori della Chiesa e moltissimi autorevoli interpreti riferiscono alla Vergine Madre di Dio: “Porrò inimicizia fra te e la donna, fra il seme tuo e il seme di lei...” (Gn 3,15). Se dunque in qualche momento la Beata Vergine Maria fosse rimasta priva della divina grazia, in quanto inquinata nel suo concepimento dalla macchia ereditaria del peccato, almeno per quell’istante, benché brevissimo, non avrebbe avuto luogo fra Lei e il serpente quella perpetua inimicizia, di cui fino alla solenne definizione dell’Immacolata Concezione si parla già fin dalla più antica tradizione; ma invece ci sarebbe stato un certo asservimento. Inoltre, poiché la Santissima Vergine viene salutata “piena di grazia” (Lc 1,28), cioè kecharit?mén?, e “benedetta fra le donne” (Lc 1,42), tali parole, come sempre ha ritenuto la Tradizione cattolica, chiaramente indicano che con questo singolare e solenne saluto, mai prima d’allora udito, viene designato essere stata la Madre di Dio sede di tutte le grazie divine, adorna di tutti i carismi dello Spirito divino, anzi di essi tesoro quasi infinito e abisso inesauribile, di modo che mai fu soggetta alla maledizione».
La dottrina dell’Immacolata Concezione è antichissima. Lo dichiara apertis verbis il Papa: «Tale dottrina nei primi tempi della Chiesa fu insegnata abbastanza chiaramente e senza alcun contrasto dai Santi Padri, i quali affermarono essere stata la Beata Vergine giglio fra le spine, terra del tutto intatta, immacolata, sempre benedetta, libera da ogni contagio del peccato, legno incorruttibile, fonte sempre limpida, figlia unica e sola non di morte ma di vita, germe di grazia e non di ira, per ogni verso illibata, santa e lontanissima da ogni macchia di peccato, più bella della bellezza, più santa della santità, sola santa, da superare tutti in santità, all’infuori di Dio, e per natura più bella, più graziosa e più santa degli stessi cherubini e serafini e di tutte le schiere degli angeli».
Continua, con solennità crescente, il documento: «Considerate diligentemente, come si conviene, queste lodi della Beata Vergine Maria, chi oserebbe dubitare che Colei la quale fu più pura degli angeli e pura in qualunque tempo non sia rimasta monda, in qualsiasi anche minimo istante, da ogni macchia di peccato? Ben a ragione dunque sant’Efrem si rivolge al divin Figlio di Lei con queste parole: “Tu e la tua Madre, voi soli in verità siete per ogni verso e integralmente belli. Non vi è in te, o Signore, e neppure nella Madre tua macchia alcuna”. Da queste parole si rileva con evidenza che fra tutti i santi e le sante, di una solamente può dirsi, allorché si tratta di qualsivoglia macchia di peccato, non potersi neppure porre il quesito; e parimenti che questo singolarissimo privilegio, a nessuno mai concesso, Ella per questo motivo lo ottenne dal Signore perché venne innalzata alla dignità di Madre di Dio.
Tale eccelso officio, che fu solennemente riconosciuto e sancito nel concilio di Efeso contro l’eresia nestoriana e di cui non sembra potervi essere altro maggiore, postula la pienezza della grazia divina e l’anima immune da qualsiasi peccato, perché esige la più alta dignità e santità dopo quella di Cristo. Anzi da questo sublime officio di Madre di Dio, come da arcana fonte limpidissima, sembrano derivare tutti quei privilegi e tutte quelle grazie che adornarono in modo e misura straordinaria la sua anima e la sua vita. Come ben dice l’Aquinate: “Poiché la Beata Vergine è Madre di Dio, dal bene infinito che è Dio trae una certa dignità infinita”. E un illustre scrittore sviluppa e spiega lo stesso pensiero con le seguenti parole: “La Beata Vergine è Madre di Dio; perciò è così pura e così santa da non potersi concepire purità maggiore dopo quella di Dio”».
A questo punto il Pontefice ricorda il nodo dottrinale principale relativo al privilegio dell’Immacolata Concezione che pose difficoltà inenarrabili persino alle menti più elevate della teologia cattolica e che, per disposizione della divina Provvidenza, fu sciolto da un insigne figlio di san Francesco e ardente amante della Vergine benedetta, il beato Giovanni Duns Scoto: «Se noi approfondiamo l’argomento, e soprattutto se consideriamo l’infiammato e soave amore con cui Dio certamente amò e ama la Madre del suo unigenito Figlio, come potremmo soltanto sospettare che Ella sia stata anche per un brevissimo istante soggetta al peccato e priva della divina grazia? Poteva senza dubbio Dio, in previsione dei meriti del Redentore, adornarla di questo singolarissimo privilegio; che non l’abbia fatto, non è neppur possibile pensarlo. Conveniva infatti che tale fosse la Madre del Redentore, da essere il più possibile degna di Lui. D’altronde non sarebbe stata degna, se macchiata della colpa originale, se anche solo nel primo istante della sua concezione fosse stata soggetta al triste dominio di satana.
Né si può dire che per questo venga diminuita la Redenzione di Cristo, quasi che essa non si estenda all’intera progenie di Adamo, e che perciò venga detratto qualcosa dall’officio e dalla dignità del divin Redentore. Se infatti consideriamo a fondo e diligentemente la cosa, è facile vedere come Cristo Signore abbia in verità redento la divina sua Madre in un modo più perfetto essendo Ella stata da Dio preservata immune da qualsiasi macchia ereditaria di peccato, in previsione dei meriti di Lui. Perciò l’infinita dignità di Gesù Cristo e l’universalità della sua Redenzione non vengono attenuate o diminuite da questo punto di dottrina, ma anzi accresciute in sommo grado».
Se deliziosa è la sezione del documento concernente la dottrina dell’Immacolata qui quasi integralmente riportata, stimolante ed efficace è quella esortativa volta a spronare all’imitazione di tanta virtù e di tanta grazia, attingendo dal mistero dell’Immacolata Concezione luce, forza e benedizioni celesti per poter condurre una vita all’insegna della santità. A titolo d’esempio, riportiamo un pensiero del Papa a chiusura dell’articolo: «Come tutte le madri provano soavissimi sentimenti quando scorgono che il volto dei propri figli riproduce per qualche particolare somiglianza le loro fattezze, così Maria, Madre nostra dolcissima, non può avere maggiore desiderio né più grande gioia nel veder riprodotti nei pensieri, nelle parole e nelle azioni di coloro che Ella accolse come figli sotto la Croce del suo Unigenito, i lineamenti e le virtù della sua anima.
[...] Perché la pietà non rimanga vuota parola, né diventi immagine fallace della religione, né sentimento debole e caduco di un istante, ma sia sincera, vera, efficace, essa deve indubbiamente sospingere noi tutti, secondo la condizione di ciascuno, al raggiungimento della virtù. È necessario anzitutto che essa sproni noi tutti a quell’innocenza e integrità di costumi, che rifugge e aborre anche dalla più piccola macchia di peccato: poiché commemoriamo il mistero della Santissima Vergine, la cui concezione fu immacolata e immune da qualsiasi colpa originale».