La fede è certa di una certezza fondata su Dio, ma è oscura, a volte molto oscura, tanto che alcune verità ci saranno svelate pienamente solo nell’altra vita, e l’oscurità si infittisce se si pensa che a volte non solo bisogna credere a ciò che non si vede ma addirittura al contrario di ciò che si vede; basti pensare al mistero della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. «Dio ha voluto circondare la fede di oscurità – scrive il padre Ildefonso Rodriguez Villar –, accanto alla sua certezza e infallibilità, per renderla più meritoria», ed è su questa oscurità che si fonda l’eroicità della fede. Che merito ne avremmo se tutto fosse chiaro e facile a capirsi?
Un modello di questa fede incrollabile lo troviamo in san Pio da Pietrelcina che tra le tenebre interne ed esterne che accompagnano la fede non ha mai vacillato neppure un istante perché fondato nell’umiltà, nell’obbedienza e nella fiducia in Dio. Ad un figlio spirituale che gli confessava preoccupato di avere dubbi di fede, il Padre rispose: «Appunto perché ce l’abbiamo [la fede] ci vengono. Siamo pronti nel rigettarli. È una prova». E se oggi padre Pio è per il mondo un faro di luce è proprio perché la sua fede, come l’oro, è stata purificata nel crogiolo della prova.
Le tentazioni contro la fede che, salvo alcune schiarite, si protrassero per anni e anni, furono infatti per padre Pio causa delle maggiori amarezze per l’anima e dei più violenti turbamenti perché quella contro la fede è la «prova che ci mette allo estremo rischio di offendere il salvatore e redentore nostro» (Ep. I, p. 498). L’8 marzo 1916 padre Pio scriveva a padre Benedetto: «Una infinità di timori mi assale in ogni istante. Tentazioni intorno alla fede e che vogliono spingermi a tutto negare. Padre mio! quanto è difficile il credere! Il Signore mi aiuti a non gittare l’ombra del sospetto su ciò che a lui è piaciuto svelarci» (Ep. I, p. 758); e per timore di ciò arrivò a chiedere a Dio la grazia di morire. Anche per padre Pio, dunque, era difficile il credere ma nonostante il demonio cercasse di strappargli «dal cuore ciò che in esso vi è di più sacro: la fede» (Ep. I, p. 968), il Padre poté sempre affermare senza alcun dubbio: «Ho la piena coscienza di non avergliela data mai per vinta» (Ep. I, p. 967) perché nel combattimento ne era uscito sempre vittorioso rimanendo fedele al Signore.
Qual è invece l’atteggiamento di tanti cristiani di oggi, il nostro atteggiamento di fronte all’oscurità della fede, di fronte a quelle verità difficili da comprendere, di fronte a quei precetti duri da accettare perché richiedono il rinnegamento delle passioni, esigono l’andare controcorrente? Purtroppo, bisogna confessarlo, spesso ci riempiamo la mente di “perché” e dinanzi al più piccolo dubbio, anziché armarci di umiltà e di fiducia nella Parola di Dio e ancorarci all’insegnamento della Madre Chiesa, finiamo per rinnegare Nostro Signore e venderci al nemico offendendo «il Salvatore e Redentore nostro». E le conseguenze veramente nefaste di un tale atteggiamento il santo Cappuccino così le descrive in un’altra lettera a padre Benedetto: «La fantasia è sì accesa e presenta a sì chiari colori la tentazione, che nella mente si aggira, che presenta il peccato come una cosa non solo indifferente, ma dilettevole. Di qui nascono ancora tutti quei pensieri di sconforto, di diffidenza, di disperazione e persino, non inorridite padre, per carità, pensieri di bestemmie» (Ep. I, p. 920). E proprio lo sconforto, la diffidenza, la disperazione sono le caratteristiche di questa società senza Dio che l’umanità si sta costruendo.
Per questo padre Pio in materia di fede era intransigente con i suoi figli spirituali e li esortava ad alimentarla continuamente con la preghiera, con i sacramenti, con lo studio del catechismo, con la lettura della Sacra Scrittura. Alla nobildonna Raffaelina Cerase, il Padre così scrive in una lettera del 26 novembre 1914: «Nelle ore di combattimento specialmente, ravvivate la vostra fede nelle verità della dottrina cristiana, ed in modo singolarissimo ravvivate la fede nelle promesse di vita eterna che il dolcissimo Signor nostro fa a coloro che combatteranno con forza e coraggio» (Ep. II, p. 248).
Guai a chi confessava di avere dato volontariamente spazio anche al più piccolo dubbio! Racconta padre Marcellino IasenzaNiro che un giorno un figlio spirituale confessò di aver avuto delle perplessità su una decisione del Santo Padre; padre Pio appena sentì questo gridò: «Come ti permetti di offendere il Santo Padre?! Al Santo Padre dobbiamo obbedienza e massimo rispetto. Vattene!», poi battendo con la punta delle dita sull’inginocchiatoio disse: «Tu qui non ci tornerai più». E così fu.
Padre Pio ci insegni a ringraziare Dio per il dono della fede «che molti non hanno e che ci fu elargita, si può dire, prima che succhiassimo il latte materno» e a custodirlo con coraggio.
di Suor M. Eucaristica Lopez, Il Settimanale di Padre Pio, N. 26/2023