MARIA SS.
Consacrati alla Madonna nel Sacrificio di Cristo
dal Numero 25 del 25 giugno 2023
di Padre Nazzareno M. Antonelli

Sulla Croce, al culmine della sua Passione, Gesù ha consacrato noi tutti alla sua Santissima Madre. Aderire a questa consacrazione, viverla e rinnovarla ad ogni Santa Messa è nostro dovere per adempiere al testamento di Gesù morente: questa è la via aurea della nostra santificazione.

Tra le varie verità mariane ve n’è una assai dolce e consolante per ogni cristiano: la Madonna è «nostra Madre nell’ordine della grazia» (LG 61). Anzitutto la Madonna divenne nostra Madre all’Annunciazione (cf LG 62), quando, generando Cristo Capo, generò misticamente anche le sue membra. Ma solo sul Calvario, quando ci redense con Cristo partorendoci alla vita nuova, tra «le doglie e il travaglio del parto» (Ap 12,2), la Madonna divenne di diritto acquisito nostra Madre. 
Come tutti sappiamo fu lo stesso Gesù a dichiararlo: «Vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Gv 19,26-27). Il finale di questa citazione si dovrebbe tradurre in modo più fedele al testo greco, asserendo dunque che il discepolo la prese “tra le sue cose più care”, ovvero l’accolse in sé, nel suo cuore: al lascito di Gesù, il vero e fedele discepolo risponde con la perfetta obbedienza.
Splendide al riguardo sono le seguenti parole di san Pier Damiani (vescovo e Dottore della Chiesa): «Essendo stato dichiarato dalla stessa Verità figlio di Maria, Giovanni, per una grazia spirituale, divenne fratello adottivo di Cristo [...]. Come il Signore disse alla Madre: “Questo è tuo figlio” così disse ai discepoli: “Questo è il mio corpo”. E tanto furono efficaci quelle parole che subito quel pane divenne Corpo del Signore, per cui, per analogia, potremmo dire che Giovanni non ha preso solo il nome di figlio, ma le parole del Signore gli meritarono una specie di figliolanza sacramentale nei confronti della Beata Vergine».
È evidente che con questo scritto san Pier Damiani, implicitamente, parla anche di una nostra certa “figliolanza sacramentale” nei riguardi della Beata Vergine Maria. Gesù morente sulla Croce ci ha già tutti consacrati, in certo modo, sacramentalmente alla Madonna come suoi figli; tuttavia, ognuno di noi ha il dovere di fare propria questa consacrazione, ossia di emetterla personalmente e di viverla. La nostra consacrazione alla Madonna è efficace proprio in virtù delle parole di Colui che è l’unigenito Figlio di Dio e di Maria, di Colui che è il primo consacrato alla Madonna. E come nel Battesimo diveniamo partecipi, in certo e limitato modo, della consacrazione sacerdotale di Gesù, divenendo abili al culto di Dio [1]– ossia siamo resi capaci anzitutto di partecipare validamente e degnamente alla Santa Messa –, analogamente, in virtù delle parole di Cristo, partecipiamo della sua consacrazione alla Madonna. 
Consacrarci alla Madonna e vivere questa consacrazione significa imitare Gesù. Gesù è il Figlio della Vergine Maria, e anche noi, per essere “Alter Christus”, dobbiamo essere dei perfetti figli di Maria; per giungere a ciò dobbiamo quindi consacrarci alla Madonna e vivere in pienezza questa consacrazione. Potremmo dunque concludere che il Battesimo e la consacrazione alla Madonna sono inseparabili: quest’ultima  esplicita e radicalizza una realtà che è già presente nel Battesimo. 
Questa nostra consacrazione alla Madonna è stata effettuata da Gesù durante il suo Sacrificio, qualche istante prima di morire. Questo, dunque, è il testamento di Gesù, scritto e lasciato sul Calvario con il suo Preziosissimo Sangue, nel fieri della nostra redenzione. Ecco perché in ogni Santa Messa riviviamo anche questo momento particolarissimo, che riguarda l’attuazione della nostra redenzione soggettiva. Gesù ha pensato ad ognuno di noi: non solo non ci ha lasciati soli – essendo rimasto presente nell’Eucaristia, attraverso gli altri sacramenti e per mezzo dei sacerdoti –, ma ci ha anche consegnati, affidati e consacrati alle premure della sua e nostra cara Madre, ci ha fatti divenire veri figli di Maria.
Questo mistero particolarissimo dell’amore di Gesù per noi lo dobbiamo rivivere ad ogni Santa Messa. Ogni volta che saliamo misticamente il Calvario dobbiamo unirci al Sacrificio di Cristo e di Maria, e per farlo nel migliore dei modi dobbiamo vivere la nostra figliolanza e consacrazione alla Madonna. È come se Gesù ci avesse detto: “Così realizzerai tutto ciò che io voglio!”. 
Il primo “lascito” che troviamo nel Nuovo Testamento è quello della Madonna: «Fate quello che [Gesù] vi dirà» (Gv 2,5), non a caso pronunciato all’inizio dell’attività pubblica di Gesù. Poi – verso la fine della vita di Cristo e quindi del Vangelo – troviamo quello di Gesù, su menzionato, che equivale alla raccomandazione: “Siate figli di Maria, Io vi ho consacrati a Lei, accogliete la Madonna e fatela regnare nei vostri cuori!”. La Madonna ci conduce a Gesù e Gesù ci rimanda alla Madonna: qui si cela un profondo mistero di amore e di premura. A dire il vero, non si dovrebbe dire che Essi ci portino l’Uno all’Altra e viceversa, perché Essi sono un tutt’uno indivisibile. Se dunque vogliamo vivere in pienezza la Santa Messa, dobbiamo parteciparvi da veri figli della Madonna, ossia da cattolici che vivono generosamente e fedelmente la propria consacrazione a Lei e che si immolano per Cristo, con Cristo e in Cristo, per mezzo e con la Madonna.
Il papa Paolo VI scrive nella Marialis cultus ai nn. 20-21: «Questa unione della Madre con il Figlio nell’opera della Redenzione raggiunge il culmine sul Calvario, dove Cristo offrì se stesso quale vittima immacolata a Dio (cf Eb 9,14) e dove Maria stette presso la Croce (cf Gv 19,25), soffrendo profondamente con il suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di Lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da Lei generata e offrendola anch’Ella all’Eterno Padre. Per perpetuare nei secoli il Sacrificio della Croce il divin Salvatore istituì il Sacrificio eucaristico, memoriale della sua Morte e Risurrezione, e lo affidò alla Chiesa, sua sposa, la quale, soprattutto alla domenica, convoca i fedeli per celebrare la Pasqua del Signore, finché Egli ritorni: il che la Chiesa compie in comunione con i santi del Cielo e, prima di tutto, con la Beata Vergine, della quale imita la carità ardente e la fede incrollabile. Modello di tutta la Chiesa nell’esercizio del culto divino, Maria è anche, evidentemente, maestra di vita spirituale per i singoli cristiani».
Ci rendiamo conto di quanto sono importanti queste ultime parole? La Madonna è “modello di tutta la Chiesa nell’esercizio del culto divino” ed è per questo “maestra di vita spirituale per ogni cristiano”. Quindi, per ben partecipare alla Santa Messa dobbiamo metterci alla sua scuola, dobbiamo imitarla e farci insegnare da Lei come vi si assiste, dobbiamo chiederle di comunicarci le sue disposizioni e i suoi sentimenti. Non a caso sia il beato Pio IX che san Pio X diedero alla Madonna il titolo di «Virgo Sacerdos». San Pio X, nel documento in cui la definisce tale, tra gli altri nomi autorevoli, cita anche quello di sant’Antonino vescovo di Firenze, il quale così si rivolge alla Vergine Maria: «Sebbene Tu non abbia ricevuto il sacramento dell’Ordine, tuttavia eri piena di qualunque dignità e grazia in essa vi sia conferita». 
La Madonna, ricolma di tutte queste grazie, vuole renderne partecipi anche noi suoi figli e suoi consacrati, per cui dobbiamo chiedergliele. Dobbiamo chiederle la grazia di farci vivere – per quanto possibile – la Santa Messa come Lei ha vissuto il momento dell’immolazione della Vittima immacolata e della sua stessa co-immolazione. Dobbiamo supplicarla di essere un tutt’uno con Lei, in Lei e per Lei nel realizzare anche la nostra co-immolazione. Allora anche in noi si attuerà un sacrificio mondo, puro, immacolato, e questo è quello che vuole Dio e che ci aveva già detto tramite il profeta Malachia: «Dall’Oriente all’Occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura» (Ml 1,11).
Se invece tralasciamo colpevolmente di vivere la nostra consacrazione alla Madonna, se non trasformiamo la nostra vita in un sacrificio, preferendo invece il peccato e le seduzioni del mondo, se, in definitiva, poniamo noi stessi e le cose del mondo al primo posto anziché Dio, dobbiamo considerare rivolte a noi le parole pronunciate dal Signore per mezzo del profeta Malachia: «Se io sono padre, dov’è l’onore che mi spetta? Se sono il padrone, dov’è il timore di me? Dice il Signore degli eserciti a voi, sacerdoti, che disprezzate il mio nome. Voi domandate: “Come abbiamo disprezzato il tuo nome?”. Offrite sul mio altare un cibo contaminato e dite: “Come ti abbiamo contaminato?”. Quando voi dite: “La tavola del Signore è spregevole” e offrite un animale cieco in sacrificio, non è forse un male? Quando voi offrite un animale zoppo o malato, non è forse un male? Offritelo pure al vostro governatore: pensate che l’accetterà o che vi sarà grato? Dice il Signore degli eserciti. Ora supplicate pure Dio perché abbia pietà di voi! Se fate tali cose, dovrebbe mostrarsi favorevole a voi? Dice il Signore degli eserciti. Oh, ci fosse fra di voi chi chiude le porte, perché non arda più invano il mio altare! Non mi compiaccio di voi, dice il Signore degli eserciti, non accetto l’offerta delle vostre mani!» (Ml 1,6-10). (Si vedano anche i seguenti passi: Ml 1,13-14; 2,13-14; 3,8-9). Ecco perché ognuno dovrebbe esaminarsi attentamente e vedere in cosa è manchevole riguardo al debito culto interno ed esterno da tributare a Dio.
Assai illuminanti per il nostro tema sono le seguenti parole di san Giovanni Paolo II, proferite in un Angelus in cui commentava l’Ave verum: «Quel Corpo e quel Sangue divino, che dopo la Consacrazione è presente sull’altare, e viene offerto al Padre e diventa comunione d’amore per tutti, rinsaldandoci nell’unità dello Spirito per fondare la Chiesa, conserva la sua originaria matrice da Maria. Li ha preparati Lei quella Carne e quel Sangue, prima di offrirli al Verbo come dono di tutta la famiglia umana, perché Egli se ne rivestisse diventando nostro Redentore, sommo Sacerdote e Vittima. Alla radice dell’Eucaristia c’è dunque la vita verginale e materna di Maria, la sua traboccante esperienza di Dio, il suo cammino di fede e di amore, che fece, per opera dello Spirito Santo, della sua carne un tempio, del suo cuore un altare: poiché concepì non secondo natura, ma mediante la fede, con atto libero e cosciente: un atto di obbedienza. E se il Corpo che noi mangiamo e il Sangue che beviamo è il dono inestimabile del Signore risorto a noi viatori, esso porta ancora in sé, come Pane fragrante, il sapore e il profumo della Vergine Madre».
Dopo di ciò san Giovanni Paolo II prosegue e ribadisce sinteticamente quanto abbiamo detto prima: «Nato dalla Vergine per essere oblazione pura, santa e immacolata, Cristo compì sull’altare della Croce il Sacrificio unico e perfetto, che ogni Messa, in modo incruento, rinnova e rende attuale. A quell’unico Sacrificio ebbe parte attiva Maria, la prima redenta, la Madre della Chiesa. Stette accanto al Crocifisso, soffrendo profondamente col suo Unigenito; si associò con animo materno al suo Sacrificio; acconsentì con amore alla sua immolazione: lo offrì e si offrì al Padre. Ogni Eucaristia è memoriale di quel Sacrificio e della Pasqua che ridonò vita al mondo; ogni Messa ci pone in comunione intima con Lei, la Madre, il cui sacrificio “ritorna presente” come “ritorna presente” il Sacrificio del Figlio alle parole della Consacrazione del pane e del vino pronunciate dal sacerdote».
Quanto abbiamo esposto finora non è devozionalismo, non sono frasi semplicistiche prive di un saldo fondamento teologico. La Santa Messa è «fonte e culmine di tutta la vita cristiana» (LG 11), in essa – come abbiamo abbondantemente dimostrato – non è presente e rinchiuso solo Cristo ma anche la Madonna. Ed è proprio la Madonna, per decreto divino, la Maestra che ci educa a parteciparvi santamente come “sacerdoti”, altari e vittime: come fece sul Calvario con il suo figliolo san Giovanni, così vuol fare con ognuno di noi suoi figli. 
La figliolanza mariana e la consacrazione alla Madonna non sono dunque degli “optional” per abbellire la nostra vita ma sono delle realtà essenziali per ogni cristiano. Sono i lasciti più preziosi fattici da Gesù morente, ci vengono comandati ad ogni Santa Messa, sono frutto ed esigenza della Redenzione operata dal Redentore e dalla Corredentrice, sono la via aurea per santificarci, cristificarci e giungere in Paradiso. In definitiva potremmo dire che sono “la fonte e il culmine” della Legge nuova, della Legge di grazia, proprio perché la Madonna fu la fonte, la «radice dell’Eucaristia», come afferma san Giovanni Paolo II, e il dono offertoci da Cristo al culmine del suo Sacrificio.

Note
1) Cf san Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, IIIª, q. 63, a. 3, concl.

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