Ci poniamo alla scoperta dei volti e dei percorsi che, nello spazio e nel tempo, hanno edificato la storia del monachesimo cattolico dalla sua nascita fino ad oggi, cominciando con la figura di san Paolo, il primo eremita.
In questo numero inizia una serie di articoli che usciranno a cadenza quindicinale dedicati a volti e percorsi nello spazio e nel tempo che hanno edificato la storia del monachesimo della Chiesa Cattolica, che ha le sue origini nel IV secolo in Medio Oriente: Egitto, Palestina, Siria, dove eremiti e monaci si ponevano in ricerca di stili di vita che conducessero ad un’unione più stretta con Dio Uno e Trino sulla via, quindi, della perfezione cristiana, ovvero della santità. Infatti, la vita eremitica e monacale è di per se stessa una strada che ha per scopo principale quello di vivere in Cristo e per Cristo, strada accessibile solo ed unicamente attraverso la santificazione della propria anima. Si può affermare, dunque, che la santità è l’habitus imprescindibile per una reale esistenza anacoretica e cenobitica.
La tradizione considera san Paolo di Tebe il primo eremita della storia cristiana. Nacque in Egitto nel 230 circa e morì a Tebe nel 335 circa. Fu il padre e dottore della Chiesa san Girolamo (347-420), istriano di origine che morì a Betlemme, a scriverne la biografia, Vita Sancti Pauli primi eremitæ, durante il suo soggiorno nel deserto di Calcide, in Siria, negli anni 375-377.
Nel corso della persecuzione degli imperatori romani Decio e Valeriano, il giovane egiziano Paolo, colto e di ricca famiglia che si convertì a Cristo, lasciò la città per il deserto e venne denunciato alle autorità dai suoi stessi congiunti. Si rifugiò allora nel deserto della Tebaide, in una grotta, dove si trovava una sorgente d’acqua ed una palma, e con questi elementi beveva, si lavava, si nutriva e si vestiva. Dalla palma traeva le foglie che intrecciava per confezionare il suo abito e farne stuoie, e si cibava dei suoi datteri; ciò fece fino a 43 anni circa, quando un corvo iniziò a portargli ogni giorno anche un pezzo di pane. San Paolo fu anche taumaturgo, notevoli infatti furono i miracoli ottenuti per sua intercessione.
Quando furono vicini i giorni della morte lo andò a visitare sant’Antonio (251-356), abate ed eremita egiziano, detto “il Grande” per essere stato il primo a diffondere il monachesimo. Gli espresse il desiderio di essere sepolto avvolto nel mantello che Antonio aveva ricevuto in dono dal vescovo sant’Atanasio di Alessandria d’Egitto (295 ca.-373), paladino della Tradizione dottrinale della Chiesa a scapito dell’impetuosa eresia ariana che ammorbò tutta la Chiesa del IV secolo ed oltre. La sua richiesta fu accolta e sant’Antonio Abate lo seppellì avvolto in questo mantello, in una fossa scavata, secondo la Vita geronimiana, da due leoni.
Nell’iconografia cristiana san Paolo di Tebe è rappresentato con un vestito di foglie di palma intrecciate, in compagnia di sant’Antonio abate, e con il suo corvo e i due leoni. Fra i più celebri dipinti ricordiamo quello di Diego Velázquez, Sant’Antonio abate e san Paolo eremita, che venne realizzato intorno al 1635 ed è conservato nel Museo del Prado a Madrid.
La maggior parte delle reliquie del Santo di Tebe sono murate sopra l’altare maggiore della Rettoria della chiesa San Zulian a Venezia. Sul suo esempio si moltiplicarono gli eremos per vivere in preghiera e solitudine: asceti che si rifugiavano nel deserto, lontani dal clamore del mondo, ma la loro testimonianza di fede era così forte che la gente li ammirava, si affidava alle loro orazioni e alla loro intercessione presso Dio.
A Paolo di Tebe si ispira ancora oggi l’Ordine di San Paolo Primo Eremita (chiamati Paolini), che sorse in Ungheria nel XIII secolo, in seguito al movimento di riscoperta della vita eremitica, che coinvolse tutta l’Europa nei secoli XI-XII. Fondatore dell’Ordine fu il beato ungherese Eusebio (1200 ca.-1270), canonico di Esztergom, che organizzò la prima comunità di Paolini, raccogliendo gli eremiti che vivevano nelle foreste dell’Ungheria e della Croazia: ispirato da una visione che rappresentava tante fiammelle che si univano in una grande fiamma, con i discepoli Benedettino e Stefano, eresse sul monte Pilis il convento di Santa Croce. Questi primi eremiti scelsero come proprio modello san Paolo primo eremita, coltivando una particolare devozione verso la Madre di Dio. La loro vita cenobitica, in comunità e non più isolati, si modellò sulla Regola agostiniana. Fra il 1215 e il 1225, il vescovo di Pécs, Bartolomeo, benedettino dell’abbazia di Cluny, fondò sul monte Patacs un convento-eremo dedicato a san Giacomo e diede alla nuova comunità la propria Regola.
Nel 1250 questi due conventi si unirono sotto la guida di sant’Eusebio. Nel 1262, grazie all’appoggio di san Tommaso d’Aquino, lo stesso Eusebio ottenne la benedizione di papa Urbano IV e nel 1308 papa Clemente V confermò per l’Ordine l’uso della Regola di sant’Agostino; dopo un anno vennero approvate le prime Costituzioni. Dall’Ungheria l’Ordine ben presto si diffuse in Croazia dove sorsero ben cinquanta conventi, mentre a Remetea, in Romania, fu eretto il primo santuario mariano dell’Ordine.
Nel 1382 i monaci paolini giunsero in Polonia, chiamati dal principe della Slesia Ladislao Opolczyk, che aveva fondato, sul Jasna Góra (Monte Chiaro) di Cz?stochowa, un convento per proteggere il quadro della Madonna Nera, portato dalla Russia. I Paolini raggiunsero il culmine della loro diffusione nel XVI secolo, quando in Europa, Palestina ed Egitto, era diviso in 8 province e contava 300 monasteri.
La sconfitta ungherese nella battaglia fra l’esercito ottomano di Solimano I e l’esercito di Luigi II Iagellone presso la cittadina ungherese di Mohács (contea di Baranya), nel 1526, e l’avanzata dei turchi che fecero abbattere decine di conventi, bruciarono archivi e biblioteche, martirizzando centinaia di monaci, comportò la quasi scomparsa dell’Ordine nell’Europa danubiana. La Riforma protestante comportò l’ulteriore arretramento della presenza dell’Ordine nei Paesi Scandinavi e del Nord Europa. La sua restaurazione si caratterizzò per la modifica del suo carattere: da contemplativo-eremitico a contemplativo-apostolico. La provincia polacca, risparmiata tanto dall’avanzata musulmana quanto dalla rivoluzione protestante, divenne uno dei centri più importanti dell’attività paolina con il santuario di Jasna Góra.
La vita religiosa dei Paolini è basata su particolari elementi: contemplazione di Dio nella solitudine, cura della preghiera liturgica, pratica dello spirito di penitenza, diffusione del culto della Madre di Dio, attività apostolica, esercizio della confessione ed organizzazione dei pellegrinaggi, soprattutto a piedi, nei santuari mariani. I loro conventi sono presenti in Polonia, Ungheria, Croazia, Ucraina, Bielorussia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Germania, Italia, Spagna, Stati Uniti d’America, Australia, Sudafrica e Camerun. In Italia l’Ordine di San Paolo Primo Eremita è presente a Roma, con due monasteri, a Ravenna (Santa Maria in Porto) e nella frazione Selvaggio del comune di Giaveno in provincia di Torino, dove i monaci reggono il santuario di Nostra Signora di Lourdes. L’Ordine conta circa 500 membri fra padri e frati, che indossano una veste bianca, molto simile a quella dei domenicani, in omaggio a san Tommaso d’Aquino.
Molto significativa e determinante per la nostra contemporaneità è la preghiera che i devoti rivolgono a san Paolo di Tebe: «Oh san Paolo, ottienici, che dovendo noi vivere nel mondo, non partecipiamo alle sue opere perverse».