Farmaci bloccanti della pubertà, ormoni e infine il ricorso alla chirurgia: ecco l’iter della transizione sessuale. Ma a quale prezzo? Lasciamo che ce lo racconti Keira Bell, la più famosa “detransitioner” del momento.
Può mai produrre frutti buoni chi compie opere che non sono conformi alla volontà di Dio?
Evidentemente la risposta può solo essere “no!”. Prima o poi se ne pagherà il prezzo. Nell’economia dell’amore di Dio, meglio pagarlo finché siamo pellegrini su questa terra, anziché dopo, quando saremo sottoposti al Giudizio, nient’affatto scontato, con il terribile rischio della dannazione eterna o delle pene del Purgatorio, che non sono proprio una passeggiata.
Ogni ravvedimento dall’errore è come un riflesso del magnifico dono della conversione che il Padre santo e il Figlio primogenito concedono a noi, per intercessione dell’Immacolata.
Sappiamo, però, che a questo processo di emendamento si oppone l’irriducibile nemico di Dio che oggi assume, per così dire, anche le fattezze dell’ideologia.
In questo ultimo periodo, pure in Italia, assistiamo ad un fenomeno in costante crescita: quello degli adolescenti che credono di essere nati in un corpo sbagliato. Sono giovani che in seguito a questa percezione di se stessi fanno ricorso prima ai bloccanti della pubertà, poi agli ormoni e infine alla chirurgia (1). Lo scopo è quello di ottenere un cambiamento di sesso il più possibile somigliante a quello in cui si identificano.
Nessuno, però, parla dei rischi in cui questi giovani incorrono. L’ideologia mette il bavaglio a tutto!
Allora, più che cimentarci in una serie di giuste argomentazioni per confutare le tesi esposte dalla corrente favorevole alla transizione sessuale, meglio lasciar parlare uno dei tanti protagonisti ingannati.
La storia è quella di Keira Bell (2), una ragazza di Manchester, che ha deciso di fare causa alla clinica “Tavistock and Portman”, innanzi all’Alta Corte di Londra. Keira, oggi ventiquattrenne, ha citato in giudizio i medici della clinica che hanno acconsentito al suo desiderio di cambio di identità e di genere, quando aveva solo 16 anni.
Keira, ad appena 5 anni di età, è stata abbandonata dal padre, e la madre ha cominciato ad assumere alcolici, dai quali poi è divenuta dipendente.
Già questo “entroterra” basterebbe a prendere in esame una possibilità: se Keira ha fin da piccola cominciato ad assumere un ruolo maschile, potrebbe averlo fatto per ricostruire in lei la figura del padre che l’aveva abbandonata? Potrebbe averlo fatto inconsciamente per sanare il dolore della madre? Possibile che nessuno si sia mai chiesto se la sua ostinazione a diventare maschio non fosse collegata alla sua storia familiare?
Qualunque psicologo serio avrebbe avuto il dovere di porsi questi quesiti piuttosto che, come lei stessa dice, «essere destinata alla transizione». Aveva 15 anni quando si sottopose a delle sedute terapeutiche con uno psicologo. L’anno successivo fu inviata a Londra in un centro dedicato allo sviluppo dell’identità di genere dove le diagnosticarono una disforia di genere (3). Dopo una serie di colloqui con il personale specializzato, che con il senno di poi definirà «molto sbrigativi», le fu somministrata la triptorelina (4) per bloccare la pubertà. «Non si possono prendere decisioni simili a 16 anni, e così in fretta», ha ricordato Keira, raccontando la sua storia (5).
Dalla sentenza dell’Alta Corte Keira ha ottenuto la chiusura della clinica dove è avvenuta la transizione. Lei ha cominciato un processo di detransizione, collaborando a istituire la “giornata della detransizione” fissata per il 12 marzo.
Non ha ottenuto una sentenza che vieta la transizione, solo una che mira ad eliminare gli abusi. Si tratta di un successo parziale, ma ogni piccolo rinsavimento di una società proiettata verso la follia fa sperare che preceda altri rinsavimenti, recuperando, passo dopo passo, il senso della realtà e con esso la riaffermazione del primato di Dio sull’uomo.
La politicizzazione dell’identità di genere, purtroppo, impedisce di considerare il problema della cosiddetta disforia di genere in una logica di naturale attesa del superamento dell’adolescenza (6). Già alcune Nazioni e Stati americani hanno fatto passi indietro: in Svezia è stata sospesa la somministrazione dei bloccanti della pubertà, mentre in Arkansas (USA) sono stati aboliti i trattamenti affermativi (7).
Perché allora qui in Italia spingiamo ancora per facilitare questi percorsi, mascherandoli come diritti?
Note
1 Uno degli interventi più frequenti è quello della mastectomia.
2 La storia di Keira Bell è stata ripresa da un sito di femministe radicali e questo dovrebbe sgombrare la mente da ogni pregiudizio di parzialità. Cf Keira Bell: la mia storia (FeministPost).
3 Si tratta di una sofferenza psichica di chi non accetta il proprio sesso biologico perché s’identifica nell’altro sesso.
4 È un farmaco usato per il trattamento di alcuni tipi di tumore, come il cancro alla prostata o il tumore al seno. Somministrato agli adolescenti ha lo scopo di bloccare la pubertà.
5 Cf Keira Bell: la mia storia (FeministPost). Altre fonti precisano che si è trattato di tre colloqui di un’ora ciascuno: cf Keira, trans pentita: le sue parole fanno tremare la lobby lgbt (lalucedimaria.it).
6 Il transgenderismo, purtroppo, è altamente politicizzato. Si veda ciò che dice Keira, in Keira Bell: la mia storia (FeministPost).
7 Sono quelli che accompagnano il percorso di affermazione in un genere diverso da quello biologico.