La fede è capace di capovolgere in senso positivo la visuale di tutte le cose. Nel focolare domestico padre Pio aveva appreso tale virtù, che gli fu preziosa compagna per tutta la vita.
Al momento del Battesimo, Dio, infinitamente buono, avendo creato l’uomo per renderlo partecipe della sua vita beata, gli imprime nel cuore il desiderio di vedere Dio stesso e gli infonde nell’anima come una semente divina: le virtù soprannaturali, che lo rendono capace di operare a tal fine. Per cui, mentre attraverso la grazia santificante lo Spirito Santo divinizza l’essere dell’uomo, mediante le virtù soprannaturali ne divinizza le facoltà spirituali, intelletto e volontà, rendendole atte a compiere azioni soprannaturali. Tra queste le prime sono le virtù teologali, fede, speranza e carità, chiamate così perché si rapportano direttamente a Dio, divenendo base essenziale della vita spirituale. In particolare, la fede è virtù necessaria per essere salvati, con essa l’uomo aderisce a Dio stesso, affidandosi a Lui e dando l’assenso a tutte le verità rivelate, non perché le comprende appieno con la sua ragione, ma unicamente perché Colui che le ha rivelate è la Verità stessa. Chi ha fede vede le cose non più dal punto di vista umano ma dal punto di vista di Dio, dunque la fede è “l’occhio di Dio” con cui l’uomo si rapporta al Creatore e al creato nel modo giusto. Con questo occhio divino l’uomo comprende che solo Dio è tutto, che la croce è un tesoro, che la rinuncia è il vero guadagno, che l’umiltà è il vero innalzarsi, che il perdonare è il sommo trionfo, che è follia rinunciare alle ricchezze spirituali per un po’ di denaro, per un volgare piacere, per una miserabile vendetta...
Alla luce di quanto detto, si comprende perché i santi erano desiderosi e pronti a rinunciare a tutto, anche alla vita, pur di guadagnare Dio solo, e tra questi il nostro caro san Pio è stato senza dubbio uno di quelli che ha vissuto la fede in una maniera più che eroica: basti pensare alle tante prove, sofferenze e vicissitudini che hanno fortemente caratterizzato la sua vita, tanto che, dopo 39 anni dalla sua morte, di lui rimane, come scrive padre Pellegrino Funicelli, «il vero senso della sua personalità e di tutta la sua vita: la sua incrollabile fede». Certamente in padre Pio il piccolo seme della fede trovò terreno fertilissimo, onde trasformarsi in albero maestoso, non solo nell’ambiente genuinamente religioso di Pietrelcina, ma soprattutto nel piccolo nido familiare, dove ricevette l’esempio dei genitori, dalle cui labbra apprese i primi rudimenti di quella fede genuina e semplice che caratterizza coloro che hanno la loro unica ricchezza nella divina Provvidenza, i poveri. La casa dei Forgione era una scuola di vita cristiana: la mamma inculcava nei figli sentimenti di viva devozione, tutte le domeniche si partecipava alla Santa Messa, tutte le sere si recitava in famiglia il santo Rosario e tra quelle mura non risuonò mai una bestemmia. Favorito da quest’atmosfera sana, Francesco cresceva buono e risoluto nel professare la propria fede; basti pensare che già a 4 o 5 anni, se sentiva qualcuno del vicinato bestemmiare, tornava a casa tutto sconvolto e si metteva a piangere dietro la porta e, siccome i compagni spesso dicevano parolacce, non voleva giocare con loro, preferendo rimanere da solo. Intorno ai 5 anni egli pensava già al Signore, alle cose celesti e desiderava dedicare la sua vita interamente alla Religione; era ligio al dovere, obbediente ai genitori, generoso nel sacrificio e pronto a riprendere anche la propria mamma, quando, passando un giorno davanti a un campo di rape, la povera donna aveva esclamato: «Che belle rape! Come le mangerei volentieri!», facendole notare che «è peccato» il desiderare la roba altrui!
La domenica pomeriggio, poi, Francesco era il primo ad accorrere al suono della campanella del sacrestano, il quale andando per le strade chiamava i bambini al catechismo che si svolgeva nella chiesetta di Sant’Anna dove l’arciprete insegnava loro le principali verità della fede su Dio, la Santissima Trinità, l’Eucaristia, la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, la Madre di Dio, i dieci Comandamenti, ecc., insieme a preghiere e canzoncine religiose. Francesco, neanche a dirlo, seguiva tutto con particolare interesse e frequentava con molta assiduità la parrocchia, non solo la domenica; aveva imparato a servire la Messa e lo faceva con una tale devozione da attirare l’attenzione di tutti.
In tal modo il granellino di senape gettato da Dio nel terreno di quel cuore puro, si irrobustiva sempre più diventando così forte da “spostare le montagne” (cf Mt 17,20) e... da far miracoli! Chi non ricorda il miracolo del piccolo moribondo risanato, avvenuto sotto gli occhi di tutti nel santuario di San Pellegrino, grazie alla preghiera del piccolo Francesco?
Oggi, spesso ci si lamenta che i giovani non hanno fede, ma piuttosto bisognerebbe chiedersi se il piccolo seme piantato da Dio nel loro cuore trova nel focolare domestico il clima favorevole per crescere e svilupparsi... Padre Pio aiuti le famiglie ad essere realmente scuola delle virtù umane e cristiane, luogo del primo annuncio della fede ai figli.
di Suor M. Eucaristica Lopez