«Quanti figli vuoi?»
Molte guarigioni miracolose operate da padre Pio mi sono state riferite dall’attore Carlo Campanini, che trascorreva tutto il tempo libero a San Giovanni Rotondo. Era amico non solo del Padre ma anche di tutte le persone che gli vivevano intorno, e quindi era informato su tutto.
«Un giorno, ho sentito il mio commercialista che diceva: “Mi sono sposato per avere dei figli, andrei anche a rubare pur di avere un figlio, invece mia moglie non rimane incinta e i medici ci hanno detto che non ci sono speranze”. “Perché non andiamo a trovare padre Pio?”, gli dissi.
“Chi è padre Pio?”, domandò lui. Gli spiegai e lo convinsi. Il giorno dopo partimmo per San Giovanni Rotondo. Presentai quel commercialista a padre Pio e lui gli raccontò la sua storia. Al termine gli chiese: “Devo fare operare mia moglie perché possa avere un figlio?”.
Padre Pio rispose: “Eh, figlio mio, i ferri son ferri”, e se ne andò. “Che voleva dire con quella frase?”, mi chiese il commercialista. “Non so – risposi –, ma credo che non intendesse incoraggiare l’intervento chirurgico”.
Tornammo a casa. Il commercialista era deluso. Tuttavia dopo un mese volle ritornare da padre Pio. Durante il viaggio continuava a ripetere: “Chissà se si ricorderà di me”. “Si ricorderà certamente – lo rassicuravo –. Il Padre non dimentica niente”. Fummo ricevuti e il commercialista disse: “Padre, mi raccomando, vorrei avere un figlio”. E il Padre rispose: “Ma quanti ne vuoi? Uno ce l’hai già”, e se ne andò.
Il commercialista mi guardò, scuotendo la testa, come per dirmi: “Hai visto, mi ha confuso con un’altra persona”.
Tornammo a Roma e per tutto il viaggio il mio amico non disse una parola. Era veramente demoralizzato. Ma due giorni dopo mi telefonò. Gridava per la gioia. Sua moglie era incinta. Glielo aveva detto il ginecologo da cui l’aveva portata per una visita di controllo. E il ginecologo era meravigliato perché, secondo lui, solo un intervento chirurgico avrebbe potuto permettere a quella donna di diventare madre».
«Adesso basta!»
«Nel 1953 – mi ha raccontato ancora Carlo Campanini – ero andato da padre Pio con tutta la famiglia. Restammo a chiacchierare con lui, e mia figlia Anna Grazia, che era una bambina, giocherellava con le dita delle sue mani.
Vicino a noi c’era una giovane di circa 25 anni affetta da un disturbo stranissimo: ogni dieci, quindici secondi, emetteva una specie di singulto, secco, forte, un grido. Un disturbo tremendo, che, come seppi in seguito dai parenti che la accompagnavano, durava da anni. Era stata portata da celebri professori ma nessuno era riuscito a guarirla.
La donna era appoggiata al muro, aveva il volto triste e teneva gli occhi bassi. Non diceva niente, non chiedeva niente, ma quel grido, a intervalli regolari, era fastidiosissimo. A un certo momento padre Pio si rivolse verso di lei e disse: “Adesso basta”, ma il singulto continuò a rompere la gola di quella poveretta.
Nel tardo pomeriggio la donna e le persone che la accompagnavano partirono in macchina verso Foggia. Improvvisamente nell’auto si sentì un fortissimo profumo di viole. L’autista disse: “Qui c’è padre Pio”. E in quel momento la giovane donna smise di emettere quel fastidioso grido. Tornarono indietro per ringraziare il Padre che era però già tornato nella sua cella. Ma padre Pellegrino, che lo aveva accompagnato, riferì che, mentre saliva le scale, padre Pio si era ricordato di quella donna e aveva detto: “Poverina, che pena mi faceva”. Era l’ora in cui la giovane, in macchina, veniva liberata dal suo disturbo».
di Renzo Allegri, I miracoli di Padre Pio, pp. 181-183