Ci voleva un bambino come Faustino per farci comprendere che, sì, possiamo farci santi, anzi, è nostro dovere! La santificazione è la vocazione di ogni cristiano, qualunque sia il suo stato di vita. Ci vuole solo tenacia, volontà, preghiera... e tanto amore.
Serio e impegnato, ma anche lieto e vivace, è un buon allievo, senza dubbio. Ragazzo piuttosto precoce, dopo che ha ricevuto la Cresima a 9 anni, a 13 anni fa da padrino a nove cresimandi con molte premure per loro: cosa non rara a quei tempi nella Spagna cattolica. Faustino è un ragazzo minuto, dal carattere forte e dallo sguardo ironico e scherzoso, sempre gentile e sorridente, socievole e aperto. Ha molto ascendente sui coetanei e anche su ragazzi più grandi di lui.
Durante le vacanze estive si ritrova con molti cugini a casa dei nonni: presto è lui a prendere la guida di questa piccola “banda”, anche se non è lui “il più grande”, dirigendola senza dispute né autoritarismo. La sua fanciullezza e prima adolescenza passano in modo del tutto ordinario: ama lo sport, il nuoto, la montagna, il cinema, la televisione, la lettura. È appassionato di partite di pallone.
Ma c’è in lui un amore sempre più intenso a Gesù, in semplicità e purezza. Già ama la Madonna e la prega con il Rosario.
Verso la santità
A 13 anni fa il suo primo ritiro spirituale, un fatto normale per gli allievi del collegio di Nostra Signora del Pilar. Vive momenti di silenzio, di preghiera, di ascolto e di meditazione. Nel corso del ritiro, Faustino confida alla sua guida, il padre Salaverri: «Ho promesso alla Madonna di recitare il Rosario tutti i giorni, un po’ per volta, in particolare quando vengo a scuola, da solo... ma non sempre ho mantenuto la promessa». Più tardi, su questo ritiro dirà: «Il più grande sforzo l’ho fatto quando ho deciso di cambiare completamente la mia vita».
A 14 anni, il 14 settembre 1960, comincia a tenere il suo diario molto regolarmente, pressoché ogni giorno, testimonianza preziosa della sua vita e del suo rapporto sempre più intimo con Gesù. Impressiona per il suo candore. Il 17 ottobre 1960, scrive: «Ho detto il Rosario a Maria. Durante l’intervallo [delle lezioni della mattinata], ho ricevuto Gesù nella santa Comunione. Sono stato interrogato in scienze e ho risposto bene. Ho parlato dieci minuti con Gesù, anche della partita Saragozza-Valencia e delle missioni».
In quel mese comincia a far parte di un gruppo di giovani dell’Istituto che si radunano ogni settimana. Da parte sua, Faustino recita il Rosario e va a Messa tutti i giorni. Il 22 ottobre 1960 segna un fatto importante nella sua vita. Dopo aver incontrato il suo padre spirituale, scrive: «Che vocazione devo scegliere? Medico? Chimico? O forse sarò prete? Essere prete è quanto di più mi ha impressionato: Dio mi ha scelto? Lui me lo dirà... In questo ritiro farò un silenzio assoluto: forse Dio mi parla». La sera stessa, mentre cena in silenzio, sente la chiamata del Signore: «L’ho visto chiaramente: il Signore mi vuole religioso marianista». «Io scelgo “l’ascesi del sì”, dire di sì a tutto ciò che vuole Gesù».
Da questo momento, la sua amicizia con Gesù cresce ogni giorno. Questa relazione così stretta con Gesù diventa amicizia semplice e profonda. Per lui, Gesù è l’Amico con il quale si può parlare di tutto, anche del pallone. Annota sul diario: «Come si sta bene in compagnia di Gesù!» (22 ottobre 1960). «Aiutami Gesù a essere apostolo. Che io non tenga nulla per me. Che io doni agli altri il tuo amore, Gesù!» (22 giugno 1961). «Gesù è qui, di fianco a me, in me» (24 gennaio 1962). E ancora: «Sono molto contento. Oggi, primo venerdì del mese di maggio, è un grande giorno per me. Ho sentito l’appello divino, più chiaro che mai. Unito a Maria e a Gesù, mi pare di scoppiare di gioia. Sono felice. Come devo ringraziare Dio! Com’è bello e meraviglioso vivere vicino al Cristo!» (4 maggio 1962). «Mi rendo conto che devo diventare santo. Non posso essere cristiano a metà. Quelli che mi vedono, possano vedere in me il Cristo» (20 gennaio 1963). «Occorre che la nostra sola presenza attiri gli altri a Gesù» (22 gennaio 1963).
Questa gioia di vivere con Gesù non gli impedisce di amare il gioco del calcio, la montagna, la lettura, gli amici. Partecipa con i suoi compagni a un “campo” che lo prova un po’, perché si stanca presto, ma che lo fa uomo. Consegue il suo primo titolo di studio nel giugno 1962; poi prende parte a un “euro-campo” che lo porta in Francia e in Svizzera.
“Si può essere santi”
Il 29 novembre 1960 si accorge di non star bene. Esami medici e cure, la sofferenza cresce. Gli viene diagnosticato il morbo di Hodgkin, una forma di leucemia rara, allora incurabile. Faustino ha spesso febbre e dolori intensi. Resiste per non perdere l’anno scolastico, tuttavia è costretto ad assenze da scuola. Recita il Rosario alla Madonna pregando per la sua guarigione e per unirsi ai dolori di Gesù sulla Croce. Con gli altri non si lamenta, ma confida al suo diario i suoi momenti difficili. Dopo una cura energica, sembra guarito e ritorna a scuola, riprende un po’ le sue attività, anche se limitate, e la vita gli appare più bella di prima.
È più convinto che mai della sua vocazione al sacerdozio. Durante l’estate del 1961 va a Lourdes con sua madre: rimane affascinato dalla presenza di Maria Santissima e dalla serenità dei malati. Nel gennaio 1962, scopre un ragazzo di 14 anni che vive solo, lavora 8-10 ore al giorno e ha poco da mangiare. Insieme ai suoi compagni di collegio, va a fargli visita e gli procura il necessario. Nel giugno del ’61 aveva annotato sul diario: «Essere a servizio degli altri è uno dei miei propositi e io voglio metterlo in pratica. Sarò molto servizievole con quelli che incontrerò sul mio cammino». Poi, riguardo a se stesso: «Devo cominciare a lavorare per eliminare in me ciò che non piace al Cristo. E lavorare nel mio ambiente, a casa, a scuola, tra i miei compagni nella città e nel mondo intero, per il Cristo».
Si impegna a vivere la sua vita cristiana in pienezza: «Oggi – scrive il 26 gennaio 1962 – la Chiesa ha bisogno di testimoni: noi dobbiamo essere dei testimoni del Cristo per mostrare che nel XX secolo, si può vivere una santità così grande come nei primi secoli della Chiesa. Sì, possiamo essere santi. Lo dobbiamo». In questo cammino, Maria ha un grande posto: «Maria, io voglio essere tuo apostolo. Dobbiamo conquistare il mondo per te. Tu, Maria, come nostra guida; tuo Figlio Gesù, come nostro modello e Salvatore» (16 maggio 1962).
Sfogliamo le pagine ardenti dal suo diario, che alza un po’ il velo sulla “storia della sua anima” che solo Dio conosce: «Oggi [22 giugno 1962] sono 20 mesi che Gesù mi ha detto di seguirlo. Sarò per tutta la vita a servizio di Gesù e di Maria: sarò un pescatore di anime. Partirò come missionario per salvare le anime». (Chi pensa oggi a salvare le anime?). «Maria, aiutami a diventare un altro Cristo» (23 gennaio 1963).
“Sono ben preparato?”
Lo stesso 23 gennaio 1963, Faustino si mette a letto e non si alza più. I medici dicono che non c’è più speranza di guarigione. Il padre Salaverri, il padre della sua anima, gli rivela il verdetto: «Saresti disposto a morire se Dio lo volesse?». Risponde Faustino: «Che cosa pensa, padre? Io sono ben preparato, non è vero?». Non teme di morire perché è sempre vissuto per Gesù solo. Si inquieta solo per la pena che darà ai suoi genitori.
L’11 febbraio con le sue ultime forze, scrive: «Sabato fu un giorno di grande gioia per me. Ho ricevuto il sacramento dell’Unzione degli infermi. Ho rinnovato per un mese le mie promesse di membro della fraternità marianista. Oggi è la festa dell’Immacolata di Lourdes. Che la nostra meravigliosa Madre del Cielo ci aiuti a farci migliori. Aiutami, Madre mia, a offrire i miei dolori per la salvezza del mondo».
Tre giorni prima di morire, gli fa visita il padre spirituale: «Come stai, Faustino?». «Sto bene... ci sono persone che soffrono più di me». Il padre torna al pomeriggio e parla di Gesù a Faustino, il quale ascolta attentissimo, certo di andare presto a vederlo. Ma chiede anche al padre: «La partita del Valencia sarà trasmessa in tv? Non posso andarci di persona, sono troppo stanco».
Il padre gli propone di offrire a Dio i voti di religioso marianista in articulo mortis. Faustino accetta. Li ha sempre vissuti, di fatto, nel suo spirito, così che andrà incontro a Gesù, casto, obbediente e povero e tutto di Maria, come il padre Chaminade, il fondatore dei Marianisti. Negli ultimi mesi della sua vita, Faustino aveva meditato sul bellissimo libro del marianista padre Émile Neubert, Il mio ideale: Gesù Figlio di Maria, con il grande frutto di lasciarsi “cristificare” dalla Madonna.
La notte del 4 marzo 1963, Faustino chiama la sua mamma, perché lo aiuti a cambiare posizione. La mamma viene e Faustino, quando è tra le sue braccia, dolcemente va incontro a Dio, con un radioso sorriso.
Davanti al suo letto di morte si radunano in preghiera i suoi genitori, alcuni sacerdoti, diversi amici. Il papà dice: «Penseranno che siamo folli, uno dei nostri figli è morto, ma noi non siamo tristi». Qualche anno più tardi, morirà anche lui di cancro in una edificante serenità e spirito di fede. Il padre Salaverri scriverà la biografia Faustino. Forse Dio mi parla, da cui abbiamo attinto questo profilo. Il 14 gennaio 2011, papa Benedetto XVI ha dichiarato Faustino venerabile, cioè eroico nelle virtù cristiane. Le virtù di cui Gesù è il modello divino, e Maria Santissima è la guida e la Madre.