RELIGIONE
Una nuova fede universale?
dal Numero 37 del 9 ottobre 2022
di Francesco Miridia

Ai nostri giorni si parla spesso di una “fede nuova” che tenda all’unità pur nella diversità. L’impressione, però, è che si voglia distruggere il Cattolicesimo: nel nome di una pseudo-pacificazione ma a prezzo dell’apostasia dalla verità, il “nuovo cattolicesimo” deve servire il sincretismo, schierandosi contro la dottrina, il Vangelo, e in ultima analisi contro Dio.

Affermare che tutte le religioni adorano lo stesso Dio, che per tutti esiste un unico Dio, benché professato con nomi diversi e fedi diverse, non è accettabile per la fede cattolica, perché nega ciò che ha rivelato Gesù, che è la Via, la Verità e la Vita.
Egli la seconda Persona della Trinità, il Figlio, morto in Croce in riscatto dei nostri peccati, per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al Cielo, ci ha rivelato che il vero Dio è la Santissima Trinità. La fede cattolica da Lui fondata è quella vera, l’unica che può condurre alla salvezza, per cui tutte le altre religioni, essendo false, non possono condurre alla medesima meta celeste.
Come si fa a conciliare la reincarnazione del buddismo col credo cristiano o col credo musulmano? Non solo i cammini “celesti” sono diversi, ma anche le mete, ossia la concezione di Dio è diversa. Per esempio il dio musulmano non è quello cristiano ed entrambe queste fedi sono lontane dal concetto di divinità buddista.
Sembra che si voglia piuttosto ricercare e professare una nuova fede universale, su cui fondare una nuova religione che inglobi tutte le altre. Si sta allora forzando l’idea di credere in un dio comune che, una volta compiuta la creazione, non essendosi ancora rivelato chiaramente, ha deciso non solo di disinteressarsi di essere adorato per come egli è, ma addirittura evita il più possibile di entrare attivamente nella storia dell’uomo, lasciandolo in balia del suo libero arbitrio.
Gli uomini, costituendosi in popoli e civiltà diverse, cercandolo e non trovandolo, lo hanno quindi immaginato in diversi modi, per poi adorarlo con culti diversi e nomi diversi. Nel corso della storia questo dio lo si è immaginato immanente nella natura stessa (panteismo), oppure trascendente. Ma questo non è il Dio cattolico!
Si vuole ammettere che tra le diverse culture religiose esistano molti punti di incontro che possono unire le diverse tradizioni religiose, da cui poter trarre una proficua sintesi universale, attraverso il confronto e il dialogo. 
Ora, cercando di non prenderci in giro, l’ipotesi di una religione di sintesi, sincretica, dubito possa interessare ai musulmani che difendono caparbiamente l’integrità della loro fede, e neanche ai buddisti che già si adattano alla New Age; ma allora a che pro proporre con forza una nuova religione fortemente sincretica? Risposta: per distruggere il Cristianesimo, anzi il Cattolicesimo! Bisogna che il Cattolicesimo come lo abbiamo sempre conosciuto sparisca, perché per la fede cattolica solo Cristo è la vera Via, l’acqua viva che appaga la sete di infinito; tutte le altre vie conducono solo alla perdizione.
Il Cattolicesimo è cioè pericolosamente divisivo, esclusivo, non politically correct. È chiaro che l’obiettivo vero è traghettare lo “scomodo cattolico” verso una nuova visione religiosa universale sincretista, magari panteista, funzionale al progetto politico mondialista. Nel nome di una pseudo-pacificazione totale e della grande fratellanza a prezzo dell’apostasia dalla verità cattolica, il “nuovo cattolicesimo” deve diventare soggettivo e pragmatico, per aprirsi più facilmente alla mentalità del mondo. Deve professare una fede modernista che, non fondandosi più su una verità oggettiva rivelata ma su un sentimento, una sorta di fede istintiva, aperta al neognosticismo che unisce bene e male, sacro e profano e che, in nome della pace, dell’ecologia, del sincretismo e soprattutto dell’accoglienza, sacrifichi le verità ultime (Inferno, Paradiso, Purgatorio, Giudizio). I divisivi e anacronistici dogmi cattolici devono essere abbandonati, perché la nuova fede cattolica deve invece essere un contenitore capiente per “unificare” le diversità riconciliate in un’unica religione mondiale.
Il supremo compito di questo nuovo credo è quello di anteporre la pace sociale alla morale e alla verità, come vogliono le élite mondiali. In ultima analisi, la pace sociale che unisce deve imporsi sul conflitto che divide. Se è la prassi sociale che unifica e costituisce la realtà, allora essa diventa più importante di ogni norma morale, cioè la dimensione sociale supera per importanza qualsiasi dottrina religiosa. Se una norma non è seguita dalla maggioranza della società civile, non è unitiva, per cui essa deve adattarsi caso per caso, per corrispondere alla realtà, che è ciò che fanno tutti. L’unità, ossia ciò che impone il pensiero unico, diventa superiore alla parte, per cui nessuna morale religiosa può essere assolutizzata ma tutte devono coesistere e confrontarsi con la vita reale, che definisce la morale “corrente” del mondo.
Il misericordismo diventa allora in quest’ottica lo strumento principe per la lotta contro la rigidità dottrinale cattolica a favore del relativismo religioso. Ecco che se la misericordia di Dio assicura una salvezza automatica e universale, legittima implicitamente il peccato, così da spalancare le porte dell’anima al vizio, che assoggetta l’individuo alle leggi del consumismo. La nuova teologia “progressista”, che oggi spadroneggia, serve infatti ad abbattere ogni dottrina, morale e liturgia tradizionale che ostacola il sincretismo. Essa ha scelto di servire il sincretismo, schierandosi contro la dottrina della Tradizione e contro il Vangelo stesso, e in ultima analisi contro Dio.
Si aprono le porte al neopaganesimo che ipocritamente, nel voler rispettare i culti ancestrali di altri popoli, mira invece a bandire dalla Chiesa la visione di un Dio buono ma anche tremendamente giusto, giudicato ormai troppo rigido. Non è più necessario convertire il mondo intero a Cristo, ma creare un cattolicesimo dove sussistono contemporaneamente sfaccettature diverse e opposte, anche se contraddittorie, per essere accoglienti e inclusivi, come vuole la mentalità del mondo.
Ben vengano, allora, gli dèi pagani, per professare un cattolicesimo che spinga i popoli all’armonia e all’unità sociale che desidera unire gli opposti, elevando le diverse religioni alla stessa dignità. Un’insalata di ingredienti conditi insieme per rendere più saporito un immigrazionismo selvaggio che ha come vero scopo la sostituzione etnica degli occidentali, volta a creare il nuovo cittadino del mondo globalizzato, senza patria, identità, religione, cultura, facilmente dominabile dalle élite mondialiste.
In tutto ciò dov’è il vero Dio? Non c’è più posto per il Dio cattolico, ma per un dio che assomiglia spaventosamente al grande Architetto massonico! Se queste sono le nostre intenzioni, si vuol chiudere qui l’era del Cattolicesimo.  

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