Dopo l’emissione dei voti semplici, fra Pio inizia gli studi per lo stato sacerdotale. Il primo gradino è il corso di retorica, che si compie a Sant’Elia a Pianisi, in provincia di Campobasso. Lui e fra Anastasio, accompagnati dal Padre provinciale, partono da Morcone il 25 gennaio del 1904 e nel pomeriggio, sotto la neve, giungono al convento di Sant’Elia [...].
L’inizio degli studi a Sant’Elia, è caratterizzato da due fatti speciali.
Il primo è la richiesta fatta da fra Pio per essere mandato nelle missioni. Egli presenta la domanda al Ministro generale dell’Ordine, venuto per visitare la Provincia, ma la sua domanda non viene accettata. Per cui egli si propone di essere missionario «coll’umile, fervente ed assidua preghiera».
Il secondo fatto è questo. La mezzanotte è passata da poco più di un’ora e fra Pio, rientrato nella sua celletta dopo aver recitato il Mattutino in coro insieme ai confratelli, non può mettersi a letto per il gran caldo. Nella stanza vicina, che crede abitata da fra Anastasio, il quale invece si è trasferito altrove, sente un passo concitato. Pensa che anche l’amico vegli, o per il caldo insopportabile o per continuare a pregare. Infatti, tra i due fratini, Pio e Anastasio, è in corso una specie di gara a chi preghi di più. Le finestre delle due camerette sono vicinissime, ed egli si affaccia alla sua per chiamare, sottovoce, fra Anastasio. Poiché non ottiene risposta, si ritira, ma con orrore vede entrare dalla porta chiusa un cane che dice: «È isso! È isso! [È lui! È lui!]». È un mostruoso cane nero, con una testa enorme e gli occhi feroci, il quale, accoccolato sulle zampe posteriori, sta rivolto verso fra Pio. Prima che Pio abbia il tempo di gettare un grido, lo strano animale dà un balzo, va a cadere sul tetto di fronte e scompare. Fra Pio, per lo spavento, cade svenuto, dopo aver emesso un grande urlo. Accorrono fra Clemente e fra Anastasio e, poco dopo, anche il Padre direttore dello studentato, ai quali fra Pio narra l’apparizione diabolica.
Il neoprofesso conserva immutato lo spirito del noviziato e intensifica la preghiera e la penitenza. In particolare, ha inizio il “dono delle lacrime” [...]. L’angelico fratino piange accoratamente durante le preghiere e durante la santa Comunione. I suoi occhi si vanno arrossando e la vista va sensibilmente diminuendo, al punto che qualche anno dopo deve aiutarsi con una lampada per leggere. Con chi gliene chiede il motivo cerca di sviare il discorso, ma con il superiore deve essere preciso: «Piango i miei peccati e i peccati di tutti gli uomini».
di Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, N. 37/2022