PASSIONE
“Oggi sarai con me in Paradiso”. La meravigliosa metamorfosi del buon ladrone /1
dal Numero 14 del 3 aprile 2022
di Don Eugenio Bernardi

Il malfattore vede Gesù sconfitto e sfigurato accanto a sé, e lo confessa Dio. Lo ammira, lo difende, lo ama. Cosa è avvenuto nella salita al Calvario e sulla croce da poter così profondamente impressionare e convertire quest’uomo? Il buon ladrone è per noi il testimone non solo della grandezza sovraumana di Cristo crocifisso, ma anche dell’immensa potenzialità di salvezza che da quell’ora ogni breve istante porta con sé.

Il cattivo esempio dei capi della nazione doveva essere contagioso. Uno dei due ladroni crocifissi con Gesù, esasperato dal dolore, dalla rabbia impotente, dalla previsione della morte atrocissima e inevitabile, non sapendo più con chi prendersela, si mise a imprecare contro il Signore. Di solito, i condannati, nella comune disgrazia, solidarizzano fra di loro; ma in questo caso la pretensione attribuita a Gesù di essere il Messia, il Re d’Israele, non riuscì ad altro che a irritare ancor di più uno dei ladroni. Se fosse stato vero che questo Gesù di Nazareth era il Messia, forse ci sarebbe stata una certa speranza di salvezza anche per i suoi compagni di sventura; ma ora era ben evidente che quella pretensione non aveva alcun fondamento nella realtà. Una nuova delusione dunque. E così tutta la rabbia del ladrone si rivolse contro Gesù come fosse colpevole di quella delusione patita. 

«Non sei il Cristo? Salva te stesso e noi» (Lc 23,31). Il testo greco è certo più corrispondente alla realtà. In esso l’espressione del ladro prende un tono di sprezzante ironia: «Non sei tu forse il Cristo? (Orsù dunque) salva te stesso e noi! (Ma tu non sei che un volgare ciarlatano)». San Luca ci dice espressamente che il ladro «insultava» Gesù. 

Ben diverso fu il contegno dell’altro brigante crocifisso accanto a Gesù. Ma lasciamo esporre i fatti allo stesso Evangelista: «Ma l’altro lo rimproverava: neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male» (Lc 23,39-41). Queste parole del buon ladrone sembrano a prima vista abbastanza chiare; in realtà però, confrontate col testo greco, creano una questione esegetica che è ricca di conseguenze. 

E prima di tutto l’espressione «neque» non è riferita al «tu» ma bensì alla parola «times». Di modo che il senso sarebbe: «(Non solo tu non rispetti e non ammiri) ma neppure temi Iddio, per il fatto che ti trovi nello stesso supplizio (e questo ti autorizza a insultarlo ). Ma pensa che (c’è una bella differenza tra noi e Lui, perché) noi (ci troviamo in questo supplizio) giustamente, mentre costui non ha fatto niente di male». Il senso così è chiaro, mentre nell’altra versione appare confuso. Di fatto noi ci domandiamo perché il cattivo ladro ne avrebbe dovuto temere Iddio (a differenza degli altri) solo per il fatto che si trovava condannato allo stesso supplizio. Forse che gli altri (per esempio i capi della nazione o i soldati) non dovevano temere Iddio perché non erano condannati allo stesso supplizio? Mentre pronunciava le parole riferite da san Luca, il buon ladrone sapeva benissimo che i grandi colpevoli, quelli che dovevano temere Dio più di tutti erano appunto i capi della nazione.

Chi era quel ladro

E ora cerchiamo di renderci ragione della meravigliosa metamorfosi avvenuta nel buon ladrone. Meravigliosa metamorfosi perché, come abbiamo visto, questo povero rifiuto degli uomini, già presso alla morte, non solo ha sentimenti di rispetto, di ammirazione e di amore per Gesù crocifisso. «Come mai tu non ammiri e non ami Gesù? Ma se tu non lo ami, come mai almeno non lo temi, facendoti lecito di ingiuriarLo solo per il fatto che si trova nello stesso supplizio di te?». Neppur temi?... 

Le parole del buon ladrone sono brevi, interrotte, perché l’infelice sta per morire. Linguaggio laconico, stroncato. Ma tutto l’insieme, il tono, l’accento, l’atteggiamento, l’espressione del viso, l’ardenza dello sguardo gli dà il suo significato vero. 

Come mai il buon ladrone è arrivato a una fede così grande che può con vantaggio sostenere il confronto con quella degli apostoli? Pensate che egli vede Gesù, il preteso Messia, vinto e ridotto a essere l’obbrobrio di tutto un popolo! Eppure crede! Crede non solo, ma è in preda a un senso di stupita ammirazione per Gesù. E non solo ammira ma anche ama. Come mai una così fondamentale metamorfosi? La cosa c’interessa, perché quello che ha visto il ladrone buono deve aver avuto in sé qualche cosa di eccezionale se ha potuto produrre una così meravigliosa conversione. E in questo modo il ladrone diventa per noi un testimonio sicuro, oggettivo e di primo piano. Esso ci fa intuire molte cose che il Vangelo non dice espressamente. 

Prima di tutto, il buon ladrone era un poveraccio che forse la disgrazia e le ingiustizie degli uomini avevano cacciato sulla cattiva via. Non era un politico, e in questo differiva da Barabba che aveva ammazzato un uomo in una sedizione (probabilmente d’indole politica) e che quindi riusciva simpatico al popolo che di fatto ne domandò a gran voce la liberazione. Il buon ladrone non aveva preconcetti contro Gesù; e forse ne aveva (o anche Lo aveva) sentito parlare, senza per questo naturalmente divenirne discepolo. La dottrina del Maestro gli era piaciuta perché rispondeva a un senso di equità che giustificava davanti alla sua coscienza le sue malefatte. Non sono rari i briganti che si persuadono di impersonare in sé la giustizia sociale della quale si fanno i vindici insindacati. Certo ci doveva essere nel fondo della coscienza di quest’uomo qualche cosa di buono, per lo meno un senso di giustizia, di equità, l’amore alla verità senza malsani pregiudizi politici, perché altrimenti sarebbe riuscita impossibile la sua conversione; altrimenti non avrebbe potuto riconoscere l’innocenza e la bontà di Gesù. 

Premesse buone, ma non sufficienti per giustificare la completa totale conversione del buon ladrone. Che cosa avvenne dunque nel tragitto dalla torre Antonia e lì sul Calvario che potesse profondamente impressionare e convertire quest’uomo? Cosa avvenne? è qui che il buon ladrone ci fa un prezioso servizio di testimonianza superiore a qualsiasi sospetto. 

Cosa vide? Non c’è dubbio che vide qualche cosa di straordinario. Perché non è nel costume e nella natura degli uomini, nel momento appunto che si trovano impigliati in uno spaventoso e terrificante destino, rivolgere ad altri la propria attenzione a meno che non avvenga davanti a loro qualche cosa di veramente eccezionale. Qualche cosa di non mai visto; forse di non umano. E questo qualche cosa si presentò appunto agli occhi non offuscati del buon ladrone: la grandezza di quel Condannato di nuovo genere, che non possiamo vedere coi nostri occhi, la vediamo attraverso i suoi. Grande pur nella sventura, sereno e calmo, sicuro di Sé pur nella profonda tristezza, traspariva dalla Sua Persona un non so che di indefinibile che tradiva la Maestà di Dio. Ma soprattutto c’era nella Sua voce alterata dall’angoscia, nel Suo Volto disfatto dalle percosse, un’espressione di bontà veramente divina. Le ultime parole poi di Gesù dovettero far sussultare il cuore del buon ladrone: «Padre, perdona loro!...». Era, quello che si presentava agli occhi del buon ladrone, uno spettacolo più che umano. Era uno spettacolo divino. 

Gesù, fa’ ch’io possa capire. Oh, se potessi vedere anch’io come vide il buon ladrone! Se potessi capire! Se potessi credere! 

Ma almeno credere io posso. Ho il Vangelo che è parola di Dio. E per chi sappia leggerlo con amore e con passione il Vangelo dice tante cose! Esso è la parola, la voce viva di Gesù. C’è in esso e tra le sue righe il palpito della Sua grande Anima. C’è tutto di Lui! «Noi ci rivolgiamo al Vangelo come a Cristo corporalmente vivente!» (sant’Ireneo). 

Io credo, credo, credo. Credo come il buon ladrone, che mi è testimonio, anch’egli a modo suo, della grandezza e della bontà di Gesù. E se Gesù non Lo vedo con gli occhi del corpo, Lo vedo con quelli della fede che è ancor più sicura e più fondata della testimonianza dei sensi.  (continua)

 

* tratto da: “La Passione di Gesù”

Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits