La protesta di Trieste ha smosso le coscienze, ha ridestato la fiducia di milioni di lavoratori italiani, ha dato vita a un movimento pacifico di resistenza alla norma illegittima del green pass per lavorare. Protesta non solo lecita ma doverosa, sicuramente più imponente e più importante di quel che può apparire seguendo la grande stampa italiana.
Potrebbe sembrare esagerato analizzare l’attuale situazione sociale partendo da un dato spirituale, eppure quello che avviene nel mondo non ne è che un riflesso. Se sta scattando un’operazione pubblica di repressione della libertà individuale è perché l’uomo l’ha già persa nella dimensione interiore. È la Verità che ci fa liberi e la Verità è Cristo. Allontanandoci da Lui siamo diventati schiavi del peccato.
Oggi c’è anche un’evidente violazione della libertà individuale così com’era concepita dallo Stato liberale. La colossale manifestazione del 9 ottobre a Roma non è stata che una risposta. Al di là dell’interpretazione che ne dà il pensiero dominante, oltre la giusta condanna alla violenza di pochi, essa è la risposta al passaggio dallo Stato liberale allo Stato d’eccezione che va verso la dittatura.
Viviamo i tempi di un’infausta legge in cui per recarsi a lavoro si obbliga surrettiziamente al vaccino attraverso il green pass o il test antigenico, il cosiddetto tampone, che ha un costo di 15 euro ogni 48 ore. Fosse anche gratis o esteso a 72 ore non cambierebbe nulla. Eppure una disposizione del Parlamento Europeo vieta la discriminazione tra vaccinati e non vaccinati.
Se anche i vaccinati con doppia dose possono contagiarsi e contagiare, che senso ha introdurre la pratica del tampone solo per i non vaccinati?
Chi ha deciso di non vaccinarsi non viola la legge, allora perché costringerlo, arrivando addirittura a sospenderlo dal lavoro senza stipendio?
Se tornassimo alla retta ragione, a fronte di un ricorso alla magistratura contro il datore di lavoro che decidesse di sospendere il lavoratore non vaccinato, il giudice dovrebbe rigettare la sospensione o, al limite, chiedere alla Corte di Giustizia di pronunciarsi in merito. Il periodo ipotetico è d’obbligo, giacché se avessero usato la retta ragione, anche i nostri parlamentari avrebbero dovuto impedire la conversione in legge di un Decreto ingiusto emesso dal Governo. Invece hanno scelto di tradire il popolo italiano e la Costituzione, poiché se fossero stati realmente a servizio dei cittadini italiani, di questa ingiusta discriminazione non avremmo dovuto nemmeno parlare. I politici non rappresentano più il popolo. Ormai il popolo ha dimostrato la sua disaffezione alla politica. Si è visto con la percentuale dei votati alle ultime elezioni. Hanno votato meno del 50% degli aventi diritto.
I portuali di Trieste, invece, non vogliono tradire il popolo libero di cui sono espressione. Essi hanno indetto uno sciopero, non per difendere gli interessi di una categoria, ma la libertà del popolo tutto. Lo dimostra il fatto che a scioperare non sono solo i non vaccinati, ma anche i vaccinati. La loro protesta assume, quindi, un significato molto ampio, riguarda la difesa di valori e diritti nazionali. Trieste, il settimo porto più importante d’Europa, è stato bloccato perché siano riconosciuti i diritti umani di ogni persona e il diritto all’autodeterminazione della propria salute. I portuali non hanno ceduto alla propaganda che ha indotto moltissimi a cedere la disponibilità della loro mente e del loro corpo.
Ricordiamo che la protesta è stata condivisa. Anche l’UNARMA, l’Associazione Sindacale Carabinieri, chiede la disapplicazione del Decreto green pass e il Sindacato Italiano Militare della Guardia di Finanza lo ritiene altamente discriminatorio. Infine bisogna ricordare la proposta di legge d’iniziativa popolare a “Tutela della salute Pubblica e ritorno alla Libertà” depositata a Roma il 13 settembre scorso e pubblicata il giorno dopo sulla Gazzetta Ufficiale, in cui si chiede un ritorno alla normalità dove possa coesistere la scelta libera di chi decide di non vaccinarsi e quella, altrettanto libera, di chi sceglie di sottoporsi al vaccino sperimentale.
Bisogna fare molta attenzione perché stiamo camminando sul ciglio di un burrone. Come ricordava l’allora card. Ratzinger, «la rivolta contro la legge scoppierà ogniqualvolta la legge stessa non appaia più come espressione di una giustizia che sta al servizio di tutti, ma come prodotto di arbitrio, come presunzione di diritto da parte di coloro che hanno il potere».