ATTUALITÀ
Una riflessione sui casi di pre-morte
dal Numero 30 del 15 agosto 2021
di Lazzaro M. Celli

Alcune considerazioni sul fenomeno della cosiddetta Nde (Near-Death Experience), sigla che la medicina ha dovuto coniare alla luce dei moltissimi casi che testimoniano l’esperienza di “pre-morte” vissuta e poi raccontata da molte persone durante un coma, un arresto cardiaco, una morte cerebrale.

I

 casi di esperienze “pre-morte” sono molto più numerosi di quanto si possa credere (1) e sono comuni a tutte le culture, sicché non è possibile spiegarli ricorrendo ad una matrice storica o ambientale. La presenza di alcune costanti quali l’incontro con persone non più vive in questo mondo, uno stato di beatitudine che non si vuole abbandonare, il conseguente cambiamento di vita e del modo di pensare una volta che si ritorna su questa terra pongono seri interrogativi alla scienza. 

Com’è possibile che il cervello possa elaborare esperienze di situazioni di vita durante un arresto cardiaco, in mancanza, quindi, di circolazione sanguigna e di ossigenazione? La medicina insegna che la “coscienza” è la conseguenza di un cervello che funziona. Allora come spiegare l’organicità del vissuto nell’esperienza di pre-morte, le connessioni logiche dei racconti dei pazienti che hanno avuto una NDE (2) se l’elettroencefalogramma è piatto? (3) 

Capita che si verifichino condizioni inspiegabili dal punto di vista medico o empirico, come il caso raccontato in una nota trasmissione televisiva dal dottor Carlo Jovine, primario neurologo dell’Ospedale San Giovanni Battista dell’Ordine di Malta e membro della consulta medica della Congregazione delle Cause dei Santi. Egli ha riportato un caso accaduto negli Stati Uniti di un cieco entrato in coma e che al suo “risveglio”, o più correttamente quando è rientrato nel suo corpo, ha detto di aver visto tutto quello che accadeva, descrivendo perfettamente la sala operatoria e ogni minimo dettaglio delle cose accadute durante il suo stato d’incoscienza apparente.

Elisabeth Kübler Ross (4), che ha seguito centinaia di malati terminali, racconta il caso di una bambina di 12 anni in coma. Quando ha ripreso il controllo del suo corpo ha raccontato al padre di aver visto un bambino che le aveva detto di essere il suo fratellino. Alla notizia il padre scoppiò in lacrime, perché prima che la bimba nascesse, aveva un fratellino che poi morì. I genitori gliene avevano nascosto la morte per non turbarla. 

Persone in arresto cardiaco per un tempo variabile hanno dichiarato di aver visto Gesù o il Paradiso. Come nel caso di Zack Clements. Il giovane texano 17enne, mentre era su un campo di football, è caduto e ha avuto un arresto cardiaco per 20 minuti. Poi il cuore è tornato a battere; è entrato in coma e dopo tre giorni si è risvegliato. Ha raccontato di aver visto Gesù (5). O come Caterina Socci, la figlia del noto giornalista Antonio, con il cuore in arresto cardiaco per 90 minuti a seguito di un incidente stradale. Quando il cuore è tornato a battere è rimasta in uno stato di coma vegetativo. Alla sua ripresa ha raccontato ai familiari di aver visto il Paradiso (6). E chi non ricorda la sensazionale esperienza di Gloria Polo che ha trasformato una donna miscredente in una missionaria e apostola della verità di Cristo? (7) 

Cosa possono dirci tutte queste esperienze di pre-morte? Procedendo per gradi possiamo dire che innanzitutto vogliono far intendere che la vita non è chiusa nella sola dimensione corporale, ma esiste una dimensione spirituale che sfugge al controllo rigido della scienza. Questa dimensione s’interconnette con una percezione soggettiva di certezza che riconduce alla Religione cattolica. Non si tratta quindi di un collegamento con una delle tante religioni o filosofie o pratiche orientali. 

Contro un’ideologia che, soprattutto davanti a pazienti in stato di coma o apparente incoscienza, c’indottrina per farci accettare l’eutanasia e divulgarla attraverso l’approvazione per legge, i moltissimi segni di esperienza pre-morte dovrebbero spingerci a ravvederci, a riconoscere le nostre errate concezioni per aprirci e accogliere le verità eterne confermateci e insegnateci da Gesù e dalla sua Chiesa. 

La ragione ultima delle esperienze di pre-morte è da ricercare nella misericordia di Dio che non vuole che alcun’anima si perda. Coloro che hanno fatto queste esperienze generalmente poi si avvicinano alla Chiesa, pur avendo dei trascorsi di peccato o di lontananza da Dio. Per questo motivo è molto verosimile che anche in uno stato di coma possa instaurarsi un processo spirituale di conversione di un’anima. 

 

 

Note

 

1) Secondo il neurologo Enrico Facco le esperienze di pre-morte sono molto frequenti. Sebbene se ne parli poco, siamo intorno al 10% e qualche volta anche al 18% dei pazienti in arresto cardiaco, ed hanno una connotazione mistica molto forte.

2) Near Death Experience: Esperienza di pre-morte.

3) Pim van Lommel, una celebrità nel campo degli studi pre-morte, sostiene che in assenza di attività elettrica cerebrale il pensiero continua ad esistere.

4) Elisabeth Kübler-Ross è stata una psichiatra svizzera. È considerata la fondatrice della psicotanatologia (quella parte della psicologia che si propone di offrire sostegno a chi deve affrontare la morte), ed è uno dei più noti esponenti degli studi sulla morte.

5) https://www.youtube.com/watch?v=JPwyplaHo58

6) https://www.youtube.com/watch?v=COLdwL_1W0s

7) Se fosse necessario approfondire o semplicemente conoscere la storia di Gloria Polo basterà digitare il suo nome su un motore di ricerca e si apriranno numerosi link con la sua testimonianza che ha portato in giro per il mondo.

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