ATTUALITÀ
Pronto il rapporto: morti 6 milioni di bimbi, spesi 5 miliardi di euro
dal Numero 23 del 20 giugno 2021
di Francesca Romana Poleggi

Lo scorso maggio è stato presentato da Pro Vita & Famiglia il primo rapporto sui costi economici e sociali dell’aborto legale. Uno studio rigoroso e quanto mai opportuno che con l’eloquenza dei numeri ripresenta le falle di una legge ingiusta che in 43 anni non è mai stata messa in discussione, nonostante la sua problematicità. 

L’aborto legale è certamente una delle più grandi conquiste della cultura della morte. Ciascuno di noi ha il dovere di opporvisi. Ma intanto, per più di 40 anni, abbiamo tutti – noi contribuenti – finanziato l’aborto che il Servizio sanitario nazionale offre gratuitamente, a richiesta, a qualsiasi donna, ricca o povera che sia. L’applicazione di qualsiasi legge andrebbe monitorata in modo oggettivo e senza preclusioni ideologiche per valutarne gli effetti sul tessuto sociale. Tanto più le leggi che importano oneri per le finanze dello Stato e per il Servizio sanitario nazionale da sempre in crisi per la mancanza di posti letto, personale, ecc., messo – tra l’altro – a dura prova in questo periodo di pandemia. Invece, uno studio oggettivo sui costi della legge 194 non era mai stato fatto prima d’ora.

Per colmare questo vuoto, allora, un gruppo di lavoro con cui ha collaborato anche la scrivente, ha dedicato più di un anno di studio per calcolare con rigore scientifico quanti denari pubblici sono stati impiegati per l’aborto, in questi ultimi decenni.

È stato elaborato un rapporto che abbiamo presentato lo scorso 24 maggio, in una conferenza stampa che si è tenuta a Roma, presso la Lumsa: il primo rapporto sui costi dell’aborto legale in Italia. 

La ricerca si è basata solo su dati ufficiali del Ministero della salute e dell’Istat, elaborati da Benedetto Rocchi, Professore associato presso il Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università di Firenze e da Stefano Martinolli, Dirigente medico presso la Clinica Chirurgica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina a Trieste. Tra gli altri collaboratori ci sono stati illustri clinici e cattedratici quali il prof. Noia del Gemelli e il prof. Boscia presidente dell’AMCI.

Il risultato finale è che la morte di 6 milioni di bambini ci è costata (almeno) 5 miliardi di euro. Se questi denari fossero stati accantonati in un fondo destinato ad impieghi produttivi, che fosse capace di ottenere una remunerazione in termini reali dei capitali impiegati pari al servizio pagato dallo Stato italiano per il debito pubblico, alla fine del 2018 il fondo avrebbe raggiunto una capitalizzazione totale di 11 miliardi e 209 milioni di euro.

E invece, per 40 anni, alle donne incinte in difficoltà solo il volontariato ha offerto e offre un aiuto concreto. Lo Stato dà loro solo una possibilità: quella di disfarsi del figlio che portano in grembo come nulla fosse.

Va poi sottolineato che i calcoli sono stati fatti con criteri estremamente prudenziali: per esempio, non sono stati calcolati tutti quegli oneri economici e sociali derivanti dalle complicazioni post aborto che segnano profondamente nel fisico e nella psiche le donne (e non solo). Sono costi reali, che non sono stati presi in considerazione, ma ci sono, nonostante siano coperti da una spessa coltre di omertà tessuta dall’ideologia del politicamente corretto. Il rapporto ne offre in appendice una panoramica corredata da una corposa bibliografia scientifica.

Dalla ricerca emergono poi altri dati interessanti: la legge 194 non ha eliminato la piaga degli aborti clandestini, ha banalizzato l’aborto rendendolo una sorta di pratica anticoncezionale, ed evidenzia una inquietante corrispondenza statistica – per Regione – tra il calo demografico e il numero di aborti.

Si è constatato che ancora oggi oltre il 15% delle gravidanze viene interrotto volontariamente e, secondo i dati Istat, su mille donne oltre 220 abortiscono volontariamente almeno una volta nel corso della loro vita.

Le femministe gridano che «la legge 194 non si tocca»: si potrà per lo meno “osservare” quel che produce? Per questo il gruppo di lavoro ha costituito un Osservatorio permanente sulla legge 194 a cui si può scrivere per ulteriori informazioni o per avere, gratuitamente, una copia integrale del rapporto (osservatoriopermanente194@gmail.com).

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