Che cos’è la misericordia? È soltanto l’indulgenza, o anche la medicina, l’intervento che pone fine a un male radicato e generalizzato? Don Dolindo ci aiuta a riflettere, per poter desiderare e invocare l’azione di Dio, lasciando a Lui la scelta dei tempi e dei modi, attendendola al nostro posto, con rettitudine e calma.
Il 19 novembre scorso si è celebrato il 50° anniversario della morte di don Dolindo Ruotolo (1882-1970), sacerdote e mistico napoletano, contemporaneo e amico di padre Pio che lo chiamò il «Santo apostolo di Napoli».
Le sue eminenti virtù sacerdotali ne certificano la santità, la quale fu accompagnata da carismi eccezionali che accreditano la sua missione soprannaturale col sigillo divino. Le bilocazioni erano frequenti. Scrutava i cuori e in confessionale dispensava il Sangue di Cristo che pure più volte – su richiesta del proprio fedele ministro – confessò al posto suo, assumendone le sembianze. Del resto, già nel 1910 il sacerdote si era sentito dire in una locuzione interiore: «Sono io Gesù, Dolore, e tu sei Dolindo Gesù [...]. Perché io sono in te e tu in me. Perché tu vivi, ma non vivi e sono io che vivo in te. Perché tu non scrivi e sono io che scrivo per te». La sua volontà riposava nella volontà di Dio.
Molte furono anche le profezie. Nei suoi scritti se ne trova una dettatagli dalla Madonna – con 13 anni di anticipo – sull’elezione a pontefice di Karol Wojtyla, il «nuovo Giovanni» che sarebbe sorto dalla Polonia e avrebbe liberato il mondo dalla «tirannia comunista», come già i 20mila guidati da (Giovanni) Sobieski «salvarono l’Europa e il mondo dalla tirannia turca» al tempo dell’assedio di Vienna (nel 1683).
In Così ho visto l’Immacolata si legge un brano in cui la Vergine pare scattare una fotografia dei nostri tempi, in cui il modernismo, tanto combattuto da don Dolindo, sembra aver preso il sopravvento. In questo denso testo il santo sacerdote napoletano parla di una misteriosa «misericordia della purificazione», un’espressione emblematica che parrebbe incomprensibile e addirittura erronea ma che, invece, è assolutamente corretta e ha un profondo significato.
Quando il disordine morale e spirituale raggiunge livelli parossistici quali quelli che oggi vediamo diffusi ovunque lo stesso castigo di Dio, la stessa purificazione diventano una misericordia, perché impediscono al demonio di portare sempre più anime all’Inferno, pongono un limite al suo potere nel mondo e – attraverso un intervento certo doloroso ma restauratore – ripristinano un ordine che ormai è scomparso.
Lo proponiamo a sostegno della fede di coloro che resistono in un momento in cui si grida “crucifige, crucifige” a chi osa rispolverare tante verità cattoliche, tra cui i concetti di giustizia e castigo di Dio in rapporto alle afflizioni che di tempo in tempo colpiscono popoli e nazioni, come oggi per esempio quelle legate alla “pandemia” in corso. Ecco che anche un grande uomo di Dio quale fu don Dolindo Ruotolo conferma che giustizia e castigo divini non solo trovano piena accoglienza all’interno del depositum fidei, ma persino – quando occorrono – possono e devono essere considerati “misericordia” di Dio.
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«Dio solo!
Sono io, Maria Immacolata, Madre di Misericordia. Sono io che debbo ricondurvi a Gesù perché il mondo ne è tanto lontano e non trova la via per ritornare a Lui essendo così pieno di miserie! Solo una grande misericordia può fare superare al mondo il baratro nel quale è caduto. Oh, figlie mie [si rivolgeva alle figlie spirituali, n.d.r.], voi non ponderate in quale stato si trova la terra e che cosa sono diventate le anime! Non vedete che Dio è dimenticato, è sconosciuto, che la creatura è idolatra di se stessa, che si esibisce così per darsi, per diventare idolo di ogni passante? Non vedete che la Chiesa languisce e che tutte le sue ricchezze sono sepolte, che i suoi sacerdoti sono inattivi, spesso sono cattivi, e dissipano la vigna del Signore?
Il mondo è diventato un campo di morte, [...] nessuna voce lo risveglia se una grande misericordia non lo solleva. Voi, perciò, figlie mie, dovete implorare questa misericordia rivolgendovi a me che ne sono la Madre: “Salve Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra”.
Che cosa credete voi che sia la misericordia? Essa non è soltanto l’indulgenza ma è anche il rimedio, la medicina, l’operazione chirurgica.
La prima misericordia che deve avere questa povera terra, e la Chiesa per prima, deve essere la purificazione. Non vi spaventate, non temete ma è necessario che un uragano terribile passi prima sulla Chiesa e, poi, sul mondo!
La Chiesa sembrerà quasi abbandonata e da ogni parte la diserteranno i suoi ministri... dovranno chiudersi persino le chiese! Il Signore troncherà con la sua potenza tutti i legami che ora l’avvincono alla terra e la paralizzano!
Hanno trascurato la gloria di Dio per la gloria umana, per il prestigio terreno, per il fasto esteriore e tutto questo fasto sarà ingoiato da una persecuzione terribile, nuova! Allora si vedrà a che cosa giovano gli appannaggi umani e come valeva meglio appoggiarsi a Gesù solo che è la vita vera della Chiesa.
Quando vedrete i Pastori scacciati dalle loro sedi e ridotti in povere case, quando vedrete i sacerdoti privati di ogni loro avere, quando vedrete abolite le grandezze esterne dite che il regno di Dio è imminente! Tutto questo è misericordia, non è male!
Gesù voleva regnare dilatando l’amore suo e tante volte glielo hanno impedito. Egli, dunque, disperderà tutto quello che non è suo e colpirà i suoi ministri perché, privi di ogni umano appoggio, vivano soltanto in Lui e per Lui!
Ecco la misericordia vera ed io non impedirò questo che sembra un rovescio ed è un grande bene perché sono la Madre della misericordia! Il Signore comincerà dalla sua Casa e da questa passerà nel mondo... L’iniquità, giunta, al suo colmo si sfascerà da se stessa e si divorerà...».
Le tenebre, il male – in ogni caso – non prevarranno, come ricorda don Dolindo nel 6° giorno della Novena dell’abbandono da lui composta, che riportiamo a conforto di tutti noi.
«Gesù parla all’anima: Quando crederai il mondo abbandonato ai prepotenti e ai tiranni, e tutto schierato contro la Chiesa, allora sappi che il trono del mostro è minato e che si dissolve in un baleno per una pietruzza dal monte che lo percuote (cf. Dn 2,34ss).
Lasciami fare perché io armonizzo la libertà e le esigenze della divina gloria, e lascio il corso agli uomini cattivi per poi trarne la divina gloria. Anche nel piccolo lo vedrai, perché certi violenti spariranno dalla sera al mattino e le famiglie riacquisteranno la pace e la prosperità. Adora Dio e lascia a Lui, che tutto vede e dispone e permette, la cura del pacifico ordine del mondo.
Lasciati dunque portare anche tu dalle misteriose vie della sua Provvidenza e prega... Oh la preghiera! Prega, prega, prega e sii certo di operare pregando, perché la più potente delle azioni è la preghiera. La scala del Cielo è la mia volontà.
La via per raggiungere la mia volontà è l’abbandono e la fiducia nelle piccole cose; la via della fiducia è il pensare poco a quello che è successo e a quello che può succedere. A che scopo pensare al passato che non è più? A che scopo pensare al futuro che non dipende da voi? Riposate in me compiendo fedelmente ogni proprio dovere, facendo tutto quello che dipende da voi nel momento nel quale dovete operare: ecco il segreto della pace interna e quindi del fervore dell’anima. Non vi è fervore senza calma e non vi è calma senza pieno abbandono in me…».
Nota
1) Don Dolindo Ruotolo ha scritto queste riflessioni ispirate più di cinquant’anni fa, nel libro: Così ho visto l’Immacolata, Apostolato Stampa, Napoli 20022, pp. 119-120.