Lottare per la vita non è vano, lo dimostra una carrellata di buone notizie che invitano alla speranza. Ogni legge che legittima l’aborto, qualsiasi siano i casi contemplati, è iniqua e da abrogare interamente. Ma nell’attesa, ogni piccolo passo registrato in direzione contraria alla corrente mortifera dei sostenitori pro-choice, alimenta l’impegno a perseguire il bene maggiore.
Chi si interessa di bioetica e di morale, facilmente viene tentato dal disfattismo. La “cultura della morte” è dilagante e le notizie che vengono dal mondo della politica e della società quasi quotidianamente fanno registrare gravi violazioni del diritto alla vita, dei diritti della famiglia, dei diritti dei più fragili e persino delle libertà fondamentali, come quella religiosa, o del diritto a sollevare obiezione di coscienza contro leggi umane che calpestano la legge naturale (che è la legge di Dio).
I nostri governanti, le istituzioni dell’Unione Europea, e ora anche gli Stati Uniti di Biden sono paladini del relativismo e del nichilismo anti-umano: non è un caso che chi ha il potere mondano sia corrotto. I credenti sanno bene che detto potere è effimero. È il potere di chi “costruisce la casa sulla sabbia”. Ma la tentazione allo scoraggiamento è forte.
Vogliamo allora fare una carrellata di buone notizie, che possano essere utili a chi avesse ceduto a tale tentazione.
In Francia, dove la “laicité” anticristiana impera da almeno due secoli, la Camera aveva recentemente approvato un disegno di legge sulla bioetica che avrebbe legalizzato la fecondazione artificiale senza padre e senza alcun motivo medico, l’autoconservazione dei gameti senza motivi medici, il riconoscimento della genitorialità “intenzionale” derivante dalla maternità surrogata, il riconoscimento del “disagio psicosociale” come motivo valido per abortire (il che equivale a poter vantare un buon motivo sempre), la possibilità di creare in laboratorio embrioni transgenici, chimere e altro, nonostante la mobilitazione oceanica del popolo francese de La Manif Pour Tous. Ebbene, al Senato la legge è stata riscritta da cima a fondo, eliminando in massima parte le derive nichiliste e disumane che comportava.
In Polonia è stata implementata dal governo la normativa sull’aborto in linea con la decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima e discriminatoria la soppressione dei bambini “imperfetti”. Quindi, l’aborto resta possibile solo in caso di stupro e di incesto (c’è da sottolineare che con la legislazione abortista più restrittiva del mondo, la Polonia vanta anche l’indice di mortalità materna più basso del mondo).
In Croazia, è in elaborazione una proposta di legge che limiterebbe la possibilità di aborto solo ai casi in cui la vita della madre fosse davvero in pericolo. La stessa legge impegnerebbe lo Stato nell’opera di educazione, sostegno e prevenzione (questa proposta è un banco di prova per i numerosi parlamentari che si dichiarano cristiani e pro-life in campagna elettorale).
Negli Stati Uniti, nonostante Biden, il popolo pro-life non è davvero sopito.
Il Senato dell’Arizona ha approvato l’introduzione di una proposta di legge che vieterebbe l’aborto eugenetico (unica eccezione: il pericolo di vita per la madre). La legge attuale già vieta l’aborto per motivi legati alla razza o al sesso. La nuova proposta vieterebbe anche l’aborto chimico a distanza (in Usa i medici possono prescrivere la Ru-486 per telefono!) e prescriverebbe il seppellimento dei corpicini dei bambini abortiti. Il Sud Dakota sta considerando l’introduzione di una proposta analoga.
In Arkansas, il Parlamento ha approvato la legge chiamata “Ogni mamma è importante”: secondo i promotori l’obbligo di informare le donne sulle possibili opzioni (adozione, aiuti economici, sostegno psicologico, aiuti dal volontariato, ecc., ecc.) alternative all’aborto, ridurrebbe il numero di essi di almeno un terzo.
In Montana, si sta discutendo un progetto di legge che farebbe cessare il finanziamento degli aborti con i denari dei contribuenti. Altre proposte sono tese a vietare l’aborto dopo le 20 settimane, a vietare la vendita di medicinali abortivi nelle scuole e dintorni, e dare alle madri la possibilità di vedere l’ecografia del figlio prima di procedere all’aborto, a obbligare il personale sanitario ad accudire (accompagnare nell’esito) i bambini abortiti che nascono vivi.
A questo proposito, va detto che i parlamentari del partito Democratico statunitense a livello federale fanno da anni ostruzionismo e finora sono riusciti a bloccare la proposta di legge nazionale che vieta l’infanticidio e garantisce cura e accompagnamento ai piccoli che sopravvivono all’aborto, anche se una tale normativa non ha niente a che fare con l’aborto in sé, né limita il “diritto” di “scelta” delle donne. Il CDC (ente governativo statunitense che fa parte di quello che da noi sarebbe il ministero della sanità) ha calcolato tra il 2003 e il 2014 tra i 376 e i 588 bambini morti in solitudine sui tavoli operatori o tra i rifiuti ospedalieri. I numeri in realtà sono molto sottostimati, proprio perché nessuno se ne cura, di quei poverini. Ma se la normativa a loro tutela, a livello nazionale, non riesce a superare l’ostruzionismo dei pro-morte, a livello locale sono ben 31 gli Stati federati che hanno leggi operative in tal senso.
Direbbe Samvise Gamgee, protagonista del capolavoro di Tolkien, Il Signore degli Anelli: «Coraggio, quindi, amanti della vita: c’è del Bene in questo mondo, e val la pena combattere per esso». E quando ci sembra che il Bene sia soverchiato dall’affermazione del misterium iniquitatis, ricordiamo che il Signore Gesù distruggerà l’empio con il soffio della sua bocca (cf. 2Ts 2,8).