APOLOGETICA
La “Nona Sinfonia” di Beethoven: l’uomo è uno “spirito incarnato”
dal Numero 21 del 24 maggio 2020
di Corrado Gnerre

Quando Beethoven compose la sua opera-capolavoro era già completamente sordo. Egli di fatto non l’ascoltò mai. Questo aneddoto svela un’importante verità antropologica: “L’uomo è un essere limitato ma che possiede uno spirito illimitato”.

Il 7 maggio 1824, per la prima volta viene eseguita la Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven (1770-1827), alla Porta di Carinzia a Vienna. È un grandissimo successo!

Lasciando perdere il messaggio che sottende a questa composizione, messaggio intenzionale del grande musicista e poi successivamente dato alla musica stessa, che si tratti di un capolavoro è fuori discussione. Ma questo ci interessa relativamente. Ciò che invece è molto interessante da un punto di vista apologetico è ben altro. E lo diciamo subito.

Beethoven compose questa stupenda musica quando ormai pativa una sordità completa. Essa, la musica, era tutta nella sua mente, non poteva ascoltarla e di fatto mai acusticamente l’ascoltò. Ma non solo essa era da lui “sentita” bene, era stato proprio lui, sordo, a comporla.

Forse non ci abbiamo mai riflettuto, ma questo è molto interessante. Si tratta di cogliere un’importante verità antropologica, cioè attinente all’uomo; meglio: attinente alla grandezza dell’uomo.

Egli (l’uomo) ha certamente bisogno del corpo, d’altronde Dio lo ha voluto anche in corpo; ma questo (il corpo) è governato dallo spirito. È talmente governato dallo spirito, che quando il corpo è debole, o addirittura ammalato, la forza dello spirito continua liberamente ad agire.

Basterebbe fare questo esempio: una macchina (ce ne sono tante) che esprime una potenza straordinaria (per esempio un escavatore che perfora la roccia) può essere stata progettata da un ingegnere malaticcio, può darsi con un corpo fragilissimo. Ma la forza dello spirito, in questo caso l’intelligenza (che è spirito!), è libera e crea qualcosa che va molto oltre le forze fisiche da cui parte. Lo spirito umano parte dal corpo, ma va oltre il corpo. Perché l’uomo è uno spirito incarnato.

Nel 1815 Beethoven scrive queste parole alla contessa von Erdody: «Noi esseri limitati dallo spirito illimitato, siamo nati soltanto per la gioia e la sofferenza. E si potrebbe quasi dire che i più eminenti afferrano la gioia attraverso la sofferenza».

Ecco il punto di cui sopra. Beethoven lo dice chiaramente: l’uomo è un essere limitato ma che possiede uno spirito illimitato. In questo caso “illimitato” non vuol dire “infinito” (infinito è solo lo spirito di Dio), bensì significa che l’uomo porta con sé una domanda ed un desiderio enormi, molto più grandi della limitatezza del proprio corpo. Corpo, che è sì importante, ma che deve essere governato dallo spirito.

“Spirito illimitato” che permise al Musicista di comporre senza ormai più udito una musica del genere!

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