Colui che ha il “coraggio della verità” non si abbandona mai acriticamente alla corrente mainstream e a ciò che viene presentato come verità senza il vaglio critico del confronto con i fatti reali e con gli insegnamenti della Tradizione della Chiesa.
Si parla tanto di segni dei tempi. I segni dei tempi sono il linguaggio dello Spirito Santo che viene compreso, correttamente decodificato dalle anime oranti che sono in comunione con Dio.
I segni dei tempi sono neutri, nel senso che possono essere sia positivi che negativi: sia un avvenimento cattivo che uno buono può essere un segno dei tempi, purché sia un autentico segnale di Dio per il riconoscimento della verità e il progresso della vita di grazia negli eletti.
Uno dei segni dei tempi negativi sempre più chiari oggi è quel triste atteggiamento dei cattolici “adulti” che seguono spensieratamente un principio rivoluzionario e non cattolico il quale, con l’andare del tempo, pare destinato a diventare sempre più uno spartiacque tra i veri credenti e quelli falsi e può avere conseguenze sempre più serie man mano che ci inoltriamo negli «ultimi tempi».
Il principio rivoluzionario che sempre più massicciamente gli uomini in generale e i “cattolici adulti” in particolare abbracciano è il seguente: non esiste nessun principio superiore a ciò che viene affermato ed ordinato da chi è costituito in autorità: questo è sempre vero e buono a prescindere, mentre è sempre sbagliato ciò che viene detto e fatto da chi non ha autorità, a prescindere da cosa effettivamente egli dica e faccia.
L’esempio delle trattative tra Stato italiano e Vaticano per concedere nuovamente la possibilità delle Messe con il popolo ci ha offerto, nei giorni scorsi, una pagina di storia sorprendente. Fino a ieri si bollavano come fanatici tutti coloro che ne sostenevano convintamente la necessità e la possibilità di attuazione (ben prima del 4 maggio); ma dopo l’omelia di papa Francesco del 17 aprile, poiché come detto dallo stesso papa Francesco egli «ci ha ripensato» su questa questione, la Messa torna a diventare qualcosa di ben più di un semplice “vederci e stare insieme”, si risente dire che Essa è “essenziale” alla vita della Chiesa e la “vita cristiana virtuale” non può sostituire quella reale, è “pericoloso”...
Immediatamente ci si allinea al linguaggio di papa Francesco che, ricordiamo, è lo stesso che da settimane viene usato da quei cattolici rimasti saldi nei sani principi di Fede e di ragionevolezza. Ma per loro solo invettive e bastonate. Ora improvvisamente “diventa” tutto giusto e vero. Solo un esempio, questo. Uno fra tanti. Ma chiaro ed esplicito.
Ritorniamo al discorso che facevo all’inizio. Quando non esiste nessun principio superiore al detto, voluto e ordinato dal capo di turno, la verità è indifferente e si diventa impermeabili ad essa; l’unica cosa che conta è il politicamente corretto, il contingentemente conveniente, a seconda delle opportunità e delle mutevoli circostanze del momento.
Colui che oggi si fa guidare da questo principio, sarà domani particolarmente tentato di piegarsi alla volontà dittatoriale dell’ora neonato Nuovo Ordine Mondiale ma che crescerà in “età, insipienza e disgrazia” presso Dio e presso gli uomini.
Un sistema che, con la scusa della “scientificità”, della “sicurezza” e del “bene comune” imporrà un ordine di segno contrario a quello evangelico. Questo già sta accadendo e non in modo irriconoscibile per chi sa ancora usare la ragione che il Signore gli ha dato.
E poiché, malauguratamente, si vedono troppo spesso gli stessi vertici della Chiesa seguire questo principio e tanti “cattolici adulti” arrendersi ad esso con facilità disarmante (le scorse settimane ce lo hanno dimostrato), a mio avviso c’è da preoccuparsi e sono convinto che la battaglia spirituale di questi tempi sarà sempre più incentrata sul “coraggio della verità”, il vero principio, l’unico vero, il solo che può e deve guidare un vero discepolo di Cristo.
Il principio supremo che deve normare la condotta è la verità in quanto tale e, quando essa viene abbandonata da chi ha il potere, la prima obbedienza va a Dio e non all’uomo; chi detiene in Suo nome il potere deve farla rispettare perché ha innanzitutto lui stesso dei doveri nei confronti di Dio, della verità...
Colui che ha il “coraggio della verità” non si abbandona mai acriticamente alla corrente mainstream e a ciò che viene fatto passare per verità senza il vaglio critico del confronto con i fatti reali e con gli insegnamenti della perenne Tradizione della Chiesa. Non va mai dimenticato, a tutti i livelli, quanto aforisticamente diceva il filosofo Giambattista Vico: «verum ipsum factum» (la verità è il fatto stesso), un aforisma che sintetizza il meglio della sana e imperitura filosofia realista. A questo “verum” tutti – nessuno escluso – sono tenuti a sottomettere il proprio intelletto e conformare la propria condotta.
Chi ha il “coraggio della verità” è aiutato da Dio, sempre, nello scoprirla e conoscerla. Ma il “coraggio della verità” metterà il suo seguace sempre più in una posizione scomoda perché non allineata. Ed è questo il punto fondamentale: il vero discepolo del Signore sa che non esiste un’alternativa alla sequela della verità conseguente alla sua ricerca continua e appassionata. A costo del martirio (che finisce prima o poi per essere inevitabile), desidera permanere nella vera professione della Fede e nella sincera e franca testimonianza del Signore Gesù per ricambiare l’amore del suo Salvatore e perché sa che l’alternativa a tale professione è l’apostasia con la conseguente dannazione eterna. Non c’è nessuna terza via o via di mezzo...
I mesi, gli anni che ci stanno davanti non faranno altro che radicalizzare il carattere antitetico di queste due vie e di queste due categorie di persone: coloro che sottomettono la propria anima all’arbitraria e assoluta volontà del potere da una parte; coloro che sottomettono la propria anima al potere della verità dall’altra. I primi saranno sempre più numerosi ma i secondi saranno sempre più soprannaturalmente potenti perché è potenza divina quella che li investe: «Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede» (1Gv 5,4).
Questa, però, è una potenza che passa per la logica della Croce, ovvero una potenza che si lascia annientare come Gesù Crocifisso, perseguitato e ucciso ma poi risorto e glorificato, l’eterno Trionfatore di Satana, padre della menzogna e di ogni disordine morale.
Cominciamo fin d’ora a prendere coscienza di tutto questo: è già tempo di fare la nostra scelta, costi quel che costi: scherni, infamie, false accuse, tradimenti, abbandono da parte dei vicini e degli intimi... Fa tutto parte del “pacchetto cattolico” – per così dire –. Ricordiamo che professare la verità non è un optional: senza questo requisito fondamentale di giustizia si corre il rischio di sentirsi un giorno dire dal Giudice divino: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno» (Mt 25,41); «in verità vi dico: non vi conosco» (Mt 25,12).