Cosa succederebbe se la cultura omosessualista ormai già così radicata e diffusa nei territori, ricevesse il sigillo della “legge anti-omo-transfobia”? Immaginiamo i possibili e inquietanti scenari.
Con una delibera del 23 marzo scorso, in piena emergenza Coronavirus, la Regione Toscana guidata da Enrico Rossi ha deciso di destinare 80.000 euro al “Consultorio transgenere”. Con quella somma di denaro si potevano comprare otto ventilatori polmonari e decine di migliaia di mascherine.
Purtroppo ci si poteva aspettare una cosa del genere da un sistema sanitario che dichiara urgenti e indifferibili gli aborti, mentre – sempre a causa dell’emergenza – rimanda la maggior parte dei ricoveri e persino parte dell’assistenza ai malati di cancro.
Non stupisce quindi che – dove regna incontrastata l’ideologia – anche il supporto psicologico, l’assistenza endocrinologica, psichiatrica e legale nell’iter per il “cambiamento di sesso” sono considerati più urgenti degli strumenti di protezione della salute degli operatori sanitari che hanno a che fare con malati di Covid-19, e anche dei ventilatori (forse perché han già deciso a tavolino che per i pazienti molto anziani e per i disabili “non ce n’è bisogno”...).
Chissà se queste mie considerazioni possono essere imputate di “omo-transfobia” o di “omo-transnegatività” (sta diventando più di moda dire così).
Se fosse vigente la proposta di legge Zan, di cui abbiamo parlato ultimamente in questa rubrica, rischierei un anno e sei mesi di carcere o 6.000 euro di multa. Anzi, una pena che va da 6 mesi a 4 anni: l’aggravante scatta perché uno commette «atti di violenza per motivi “omofobici” e “transfobici”» – e non è il mio caso – oppure perché si è parte di un’associazione, che promuove atti di discriminazione per motivi omofobici e transfobici. Figuriamoci: Pro Vita & Famiglia è stata più volte bollata non solo come omofoba, ma anche come medioevale! Il nostro presidente, Toni Brandi, rischierebbe fino a sei anni di prigione. Se mai tale proposta di legge passerà, avremo dinanzi due sole possibilità: il martirio o il silenzio.
Rientrerebbe nella libertà di manifestazione del pensiero il disprezzare pubblicamente chi non abbia mai avuto rapporti omosessuali – e neanche abbia mai desiderato averne. Ciò accade sovente. Ma al contrario chi dicesse pubblicamente a qualcuno che non condivide il suo stile di vita omosessuale, incorrerebbe nel reato di diffamazione con aggravante omofoba: un anno e mezzo di carcere o 1.500 euro di multa. Da notare: la sanzione scatta non solo quando l’offesa omofoba ricade su una persona omosessuale determinata, ma anche nel caso in cui uno esprima un giudizio negativo sull’omosessualità senza far nomi e cognomi: oggetto di discriminazione, infatti, sarebbe un intero gruppo sociale.
Per ora la legge ideologica e liberticida in questione non c’è. Per ora, quindi, si può ribadire che l’espressione “cambiamento di sesso” va messa tra virgolette perché è falsa. Il sesso maschile o femminile (tertium non datur) è dato dalla presenza o assenza del cromosoma Y in ciascuna delle cellule del nostro corpo, dalla punta dei capelli alla punta dei piedi, e perciò non può cambiare. Si può deturpare il corpo con bombardamenti ormonali che sviluppano tratti sessuali secondari tipici del sesso opposto. Si può persino mutilare il corpo con dolorosissime operazioni di chirurgia plastica. Ma il risultato è una tragica mascherata: un maschio che sembra femmina (o viceversa), ma che è nato maschio e resta maschio per tutta la vita. La medicina più moderna, la cosiddetta medicina di genere, insegna che gli approcci terapeutici devono essere diversi secondo il sesso del paziente. Sarebbe interessante chiedere a un trans che per disgrazia riscontrasse una grave patologia, per esempio cardiaca, se preferisce essere curato come uomo, quale egli è o come la donna che sembra.
Eppure, l’ideologia imperante prospetta questo percorso autodistruttivo con una facilità estrema. I professionisti seri cercano di spiegare che se c’è “disforia di genere”, cioè se la mente non accetta il corpo, è più giusto e sano lavorare sulla psiche, perché il corpo per cambiare sanguina. Cercano di spiegare che la disforia è quasi sempre correlata ad altri problemi psichici e che, se non si affrontano e risolvono questi, il “cambiamento di sesso” può avere risultati devastanti nel tempo (infatti i tassi di suicidi tra i trans è elevatissimo, anche in Paesi affatto “omofobi” come gli Usa o la Svezia). Già ora, uno psichiatra o un terapeuta che osasse esprimere queste verità rischia il linciaggio mediatico e la radiazione dall’albo professionale. Una proposta come quella di Alessandro Zan (PD) che diventasse legge, chiuderebbe definitivamente la bocca a tutti.
Una legge “anti-omo-transfobia” sarebbe una legge dettata dall’ideologia omosessualista che come tutte le ideologie prescinde dalla verità, dalla realtà, da quel principio fondante per il genere umano che è il principio dell’adaequatio rei et intellectus.