RELIGIONE
Allarme Covid-19: cosa devono fare i cattolici?
dal Numero 13 del 29 marzo 2020
di Fra’ Pietro Pio M. Pedalino

Il Coronavirus ci sta imponendo una “Quaresima alternativa”. L’isolamento e il “digiuno eucaristico” non devono però fiaccare la nostra fede bensì attivarla, promuovendo la preghiera in famiglia e quelle pratiche spirituali che la Tradizione ha sempre raccomandato in questi frangenti.

L’allarme lanciato da diverse settimane per la diffusione del Coronavirus o Covid-19 e le conseguenti misure e restrizioni prese sia dagli enti pubblici che ecclesiastici formano il contesto inedito e drammatico nel quale tutti noi ci troviamo, situazione che nessuno può sottovalutare ma che deve spingere ad una seria riflessione e ad un serio movimento di conversione sia personale che comunitario.

Ricordiamolo ora, che l’occasione è propizia: aver ricevuto in dono e avere la grazia di conservare la fede è il vero e più necessario antivirus, una fede vissuta con convinzione oltre che creduta. Anche se, infatti, nel peggiore dei casi, il male ci dovesse portare alla morte, potremmo espiare i nostri peccati e, con una santa morte, trovare aperte le porte del Cielo. Senza parlare dell’occasione d’oro che i sacerdoti e i predicatori hanno di usare questo momento delicato per portare tante anime a Dio. È davvero il caso di dirlo: questo luogo di disgrazia la divina Provvidenza può e senz’altro vuole tramutarlo in luogo di grazia. Perché ciò avvenga tocca anche a noi fare la nostra parte.

Facciamo in modo che l’unico mezzo veramente potente ed infallibile da usare in situazioni simili a quella in cui ci troviamo – cioè la fede – sia esercitato con convinzione... questo virus, infatti, per permissione divina, potrebbe essere il mezzo di cui Dio voglia servirsi da un lato per giustamente castigare e arrestare il peccato (che dilaga ormai in tutto il mondo); dall’altro perché tante anime si salvino pentendosi dei propri peccati e chiedendo umilmente perdono a Dio, come il buon ladrone sulla croce.

Se, infatti, consideriamo il caso specifico (il virus cinese) da un punto di vista realistico – ridicolizzando le leggende metropolitane che i media hanno fatto circolare nelle settimane passate con cui si sono presi gioco della credulità di tante persone tristemente incapaci di qualsiasi discernimento – certamente esso non procede da cause naturali come poteva essere la peste al tempo di san Gregorio Magno o la spagnola al tempo di santa Giacinta e san Francesco Marto. Dietro ci sono empie progettualità e interessi finanziari che noi, gente del popolo fuori da questo mondo ben poco “pulito”, facciamo fatica (e grazie a Dio!...) finanche ad immaginare.

Ma la vera differenza che passa tra noi e, per esempio, i tre Santi citati, è il modo totalmente diverso di approcciare l’evento calamitoso. Prima si rispondeva con la fede, ora con l’ateismo, le bestemmie contro Dio, la paura incontrollata (che è sempre generatrice di follie collettive od obbedienze supine senza alcun discernimento su quanto viene detto o comandato dall’alto) e la fiducia illimitata nella scienza quasi fosse la salvatrice del mondo, l’unica ancora a cui aggrapparci nei momenti di crisi. Uomo stolto: credi forse che la scienza ti salverà l’anima o ti renderà immune dalla morte corporale per sempre?

È, quindi, la fede creduta e vissuta che deve farla da padrona in questo frangente particolarmente delicato; la medesima fede dovrebbe muovere a ricercare e lanciare sante iniziative spirituali che facciano da contraltare all’imbarazzante assenza di una forte reazione da parte di numerose guide ecclesiastiche. Qualche eccezione c’è stata nei giorni scorsi ma troppo flebile e timida per far fronte all’avanzata di un male che potrebbe riservare conseguenze più tristi di quelle previste.

Certo, la cosa migliore e più augurabile sarebbe quella di un coordinamento organizzato di queste iniziative in modo che producano i frutti sperati. Ma... quando il segnale d’allarme avverte che c’è del fuoco, non si dice forse... “Mentre arrivano i pompieri, cominciamo a fare qualcosa”?

Senza dubbio non è con un atteggiamento passivo che i semplici fedeli devono rispondere alle misure restrittive prese dalla CEI che hanno vietato, tra le altre cose, la celebrazione di Sante Messe con partecipazione di popolo su tutto il suolo nazionale. Da parte mia provo discretamente a offrire qualche proposta spirituale che, assommandosi ad altre che lo Spirito Santo suggerirà alle anime pie, vorrebbero indicare in concreto come attivare la fede e chiedere a Dio il suo intervento.

Innanzitutto faccio appello ai consacrati
, alle comunità monastiche, alle comunità religiose perché, consapevoli del ruolo di “parafulmini” che sempre nella storia hanno avuto e che devono sempre continuare ad avere per vocazione divina, organizzino al loro interno processioni e preghiere comunitarie di riparazione e impetrazione in favore di tutto il popolo di Dio, in favore di tutta la Chiesa, in favore di tutta l’umanità. Riscoprano, in questo particolare frangente, la missione di mediatori che Dio ha loro affidato chiamandoli ad una vita tutta consacrata e spesa per il regno di Dio a servizio dei fratelli. Lo zelo e la carità ispirino ai consacrati le forme migliori per attuare questo proposito. Si privilegino sempre, in ogni caso, le forme tradizionali come le processioni penitenziali e le preghiere litaniche ai santi.

Poi un appello ai sacerdoti perché continuino a celebrare la Santa Messa anche in assenza dei fedeli con il maggior fervore possibile, aggiungendo ai formulari della Messa di ogni giorno una seconda orazione speciale (così come previsto e permesso dal Messale Romano) contro il flagello delle epidemie.

Ai semplici fedeli è chiesto invece di vivere concretamente la fede innanzitutto con una nutrita vita di preghiera. Ecco alcune proposte concrete.

- Sicuramente la preghiera liturgica occupa il primo posto nella vita del credente e, poiché per il momento non è possibile partecipare alla Santa Messa né festiva né feriale, si ricorra alla preghiera della Liturgia delle Ore, almeno recitando le due Ore principali (Lodi e Vespri). È molto importante rimanere ancorati alla preghiera liturgica della Chiesa che ci innesta nel mistero di Cristo.

- Un’altra proposta è la pia pratica della “Missa sicca”, forma di devozione cattolica usata nella Chiesa medioevale quando per qualche ragione non si poteva dire la Messa intera. Tale pratica consiste nel dire tutte le parti della Messa tranne quelle dell’offertorio, della consacrazione e della comunione che sono riservate al sacerdote e a tale scopo sono a disposizione tutti i formulari sia quelli ordinari che quelli del giorno. Sul web possono trovarsi utilmente dei formulari. A ciò si possono affiancare le omelie on-line di bravi sacerdoti, che ci possono accompagnare spiritualmente.

- Un altro consiglio è recuperare, nelle case dei cattolici, la liturgia domestica: elementi fondamentali di essa sono la preparazione di un altarino domestico posizionato in un luogo importante della casa collocandovi una statua (o un’immagine, un crocifisso, ecc.) e delle candele; il recupero dell’uso dei segni sacri, come quello dell’accensione e dello spegnimento delle candele durante la preghiera familiare (se possibile privilegiando l’uso delle candele benedette); l’impiego delle benedizioni della mensa fatte dal capofamiglia con l’aspersione dei pasti con acqua benedetta. Solo per fare alcuni esempi.

- Approfittiamo, poi, di questo digiuno eucaristico forzato per vivere un tempo di deserto in cui il Signore ci mette alla prova per testare la nostra fede e le nostre virtù, in primis l’amore per Lui. Ricordiamo che esiste un principio teologico fondamentale per il quale “Dio non ha legato in modo assoluto la grazia ai suoi Sacramenti” e, pertanto, se in contingenze particolari questi venissero meno, Dio può dare la grazia anche in altri modi. Un esempio è il Battesimo di desiderio. Non è sacramento ma produce la grazia stessa del sacramento in quelle persone ben disposte e desiderose di riceverlo ma impossibilitate a farlo. Anche nella Comunione spirituale, se l’anima desidera ardentemente Gesù eucaristico e non lo può ricevere sacramentalmente, quel desiderio e quell’invocazione a Gesù di venire nel proprio cuore può produrre gli stessi effetti della Comunione sacramentale a condizione che l’anima sia in grazia. La storia, dal canto suo, ci attesta casi in cui la fede, in certi periodi storici, si è conservata ben salda anche in mancanza dei sacramenti. Un esempio eloquente è il Giappone dove i cosiddetti “cristiani nascosti” per due secoli e mezzo (dalla fine del 1500 fino alla seconda metà del 1800) sono rimasti senza sacerdoti, Confessioni e Santa Eucaristia eppure sono riusciti a tramandarsi oralmente la dottrina e la Fede cattolica tramite gli insegnamenti catechistici, le preghiere, conservando il vincolo della carità fraterna. Il primo missionario gesuita che è ritornato in Giappone ha trovato un numero molto alto di cristiani, circa 10.000 con una fede molto salda.

- Qualora venissero allentate le attuali misure restrittive, suggerisco vivamente ai fedeli di organizzarsi e dare vita a cenacoli familiari di preghiera. L’idea sarebbe quella di riunire 3-4 famiglie in un’unica casa, unendo così le forze spirituali, allestendo un altarino domestico, trovando un piccolo spazio per la formazione spirituale ricorrendo a qualche libro caro alla Tradizione cattolica e offrendo le preghiere più adatte al caso. Suggerisco la preghiera comunitaria del Santo Rosario, le Litanie ai santi (chiamate Litanie Maggiori) e altre preghiere tradizionali e speciali per allontanare il flagello della peste e delle epidemie (in particolare la bellissima preghiera mariana Stella Coeli extirpavit che è possibile trovare sul web insieme alla storia del miracolo avvenuto in Portogallo, quando delle religiose in virtù di essa furono salvate dalla peste che imperversava nel paese).

- Laddove i fedeli si trovino in diocesi in cui le chiese sono mantenute aperte e disponibili per la preghiera privata, approfittino della possibilità e trovino un tempo congruo per la preghiera personale davanti al Santissimo Sacramento, in riparazione dei peccati e per ottenere dalla divina Clemenza che sia debellata questa epidemia.

- L’ultimo consiglio che vorrei dare è il seguente. Suggerisco a tutti di fare largo uso dei Sacramentali, soprattutto di servirsi di quei Sacramentali attraverso i quali il Cielo promette speciali protezioni o anche guarigioni da mali fisici, flagelli e altro genere di malattie e di infermità; suggerisco di farne largo uso perché il buon Dio e la Vergine Santa non mancano, in questa particolare congiuntura storica, di farsi vicini ai loro figli con promesse di protezione speciali spesso legate a Sacramentali o altri oggetti devozionali.

Consiglio di attivarsi nella ricerca con la consapevolezza che queste forme non vanno scambiate con atti di superstizione che magicamente ottengono qualcosa, quasi fossero amuleti, ma vanno intese alla luce della tradizionale fede della Chiesa che ha sempre promosso il loro uso a fronte di ogni tipo di necessità sia di ordine fisico che spirituale.

Non ho da aggiungere altro se non l’appello a tutti rivolto di porsi in un’attitudine spirituale attiva e reattiva perché, se davanti al Coronavirus come a qualsiasi altro pericolo e flagello che il futuro può riservarci, si mette in azione la fede anziché la paura, la timidezza, lo sgomento, allora abbiamo buona ragione di sperare che Dio Onnipotente si plachi ed intervenga in nostro aiuto, in aiuto della Chiesa, in aiuto dell’umanità.  


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Per saperne di più: i Sacramentali

Così come è scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica, «ai fedeli ben disposti è dato di santificare quasi tutti gli avvenimenti della vita per mezzo della grazia divina che fluisce dal mistero pasquale della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, mistero dal quale derivano la loro efficacia tutti i sacramenti e i sacramentali; e così ogni uso onesto delle cose materiali può essere indirizzato alla santificazione dell’uomo e alla lode di Dio» (n. 1670). I sacramentali, istituiti dalla Santa Chiesa, sono «segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali» (n. 1667).

Un luogo in cui i sacramentali sono particolarmente utili è la casa. Se usati con spirito di fede, essi possono proteggerci dal male spirituale e spronarci a condurre una vita santa. Eccone tre dei più importanti.

1) L’acqua santa. L’acqua santa ha un duplice significato: ci ricorda il nostro Battesimo e rappresenta un simbolo di purificazione spirituale. Ha un grande potere contro il demonio: con essa si fa memoria dell’acqua fluita dal Costato di Cristo, richiamando il giorno della sconfitta del demonio. È antico costume avere delle acquasantiere sulle pareti di casa, che possono essere usate per benedirsi durante la giornata e prima di coricarsi. È particolarmente utile averle sulle porte che portano fuori casa, così come nelle stanze da letto dei familiari. In questo modo ci ricordiamo di rimanere puri e abbiamo l’acqua santa a portata di mano quando serve per allontanare qualsiasi influenza del Maligno.

2) Il sale esorcizzato. Protegge i luoghi e le persone dalle influenze malefiche, per cui sarebbe un bene tenerlo in casa in un apposito recipiente oppure riporne una piccola quantità negli angoli della casa. È un sacramentale spesso trascurato, e in genere non viene usato nelle parrocchie. Ad ogni modo, è un’arma potente contro il male, come si può verificare da questo passo della benedizione recitata dal sacerdote che si ritrova nel Rituale Romano: «Dio onnipotente ed eterno, ti imploriamo umilmente, nella tua gentilezza e nel tuo amore, di benedire questo sale che hai creato e hai dato all’umanità perché potesse diventare fonte di salute per la mente e il corpo di chiunque lo usi. Possa liberare tutto ciò che tocca o su cui si sparge da ogni impurità e proteggerlo da ogni assalto degli spiriti maligni. Per Cristo nostro Signore».

3) Il Crocifisso. È bene tenere un crocifisso in ogni stanza della casa, per poter meditare frequentemente sul Sacrificio d’amore di Gesù e avere un richiamo nei momenti di tentazione. La preghiera di benedizione tratta dal Rituale Romano dice: «Possa questa croce essere santificata nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo, e possano tutti coloro che si inginocchiano e pregano davanti a questa croce in onore di nostro Signore trovare la salute del corpo e dell’anima, per Cristo nostro Signore».

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