APOLOGETICA
Coronavirus, quando il “micro” mette in crisi il “macro”
dal Numero 8 del 23 febbraio 2020
di Corrado Gnerre

Tanto piccolo da non poter essere osservato ad occhio nudo, il coronavirus sta piegando un colosso mondiale come la Cina. Un sistema in crescita costante e stimato imbattibile. Ma tutto ciò che l’uomo reputa tale, evidentemente non lo è.

Che cosa ci riserverà questa epidemia da coronavirus, non lo sappiamo. Mai come in questi casi è bene ripetere che... siamo nelle mani di Dio. E come giustamente ha avuto modo di dire lo psichiatra Meluzzi in un talkshow televisivo, bene è... affidarsi alla Vergine Maria.

È possibile (ce lo auguriamo) che tutto finirà presto; così come è possibile che tutto continuerà ancora, o che addirittura si aggraverà. Siamo – appunto – nelle mani di Dio; e anche – consequenzialmente – nell’“aiutati che Dio ti aiuta”, cioè nelle mani di chi ne capisce. Anche su questo punto andrebbe fatta una riflessione interessante. Un certo primitivismo antiscientifico (e pertanto non cattolico!) che è contrario ai vaccini, adesso si sente un po’ spiazzato, visto che tutti ne auspicano uno contro questo virus che fa tanta paura. Al di là di tutto questo, però, c’è una riflessione da fare. Una riflessione di stampo apologetico che deve guidarci in questi giorni a venire.

Un virus è qualcosa di molto piccolo, tanto piccolo da non poter essere osservato ad occhio nudo. Spesso più piccolo di un batterio. Ebbene, una cosa così piccola è stata capace di mettere in crisi un sistema globale. I nostri sono tempi in cui la globalizzazione si è compiuta. Non tanto a livello politico, quanto su quello economico e culturale. I soldi e i parametri finanziari oscillano da un emisfero all’altro: ciò che succede nella Borsa di New York si riflette su quella di Tokio. Ma anche a livello culturale: le fiction degli USA fanno tendenza in Giappone e il calcio europeo spopola in Cina (vedi le maglie dell’Inter con i nomi dei calciatori in cinese). Insomma, il sistema è enorme, uniforme e... sembrava inossidabile e incontrovertibile.

Sono bastati pochi giorni e tutto è cambiato e sta ancora cambiando. Natale era trascorso da poco, in quei giorni tutto era normale. Poco dopo si è arrivati addirittura alla sospensione dei voli per l’intera Cina. Fa riflettere la decisione di Israele a riguardo. Si sa che i servizi segreti del Mossad sono i più capaci, viene così da sospettare che forse le cifre dei morti per il coranavirus che vengono date dalla Cina non siano quelle reali. D’altronde questo già sarebbe accaduto per la SARS del 2003.

Insomma, ciò che è invisibile ad occhio nudo ha messo in crisi la macroeconomia, la macrocultura, i macrointeressi, le macrotendenze, tutti i macro possibili. È l’invisibile che mette in crisi il visibile. Anzi: il troppo visibile, come è il nostro mondo, dove tutto deve apparire, presenziare e imporsi.

Non possiamo dare risposte su quanto durerà questa emergenza né di che gravità sarà; ma alla domanda: perché sta accadendo, sì... a questa possiamo dare una risposta. E la risposta è che non c’è nulla di veramente grande. Tutto ciò che l’uomo reputa tale, è fragile, troppo fragile dinanzi all’imponderabile. Non c’è macro a cui l’uomo può aggrapparsi né a cui può affidarsi e sotto cui può riparare. Tutto è piccolo. Tutto è troppo micro e fragile. L’uomo piuttosto deve aggrapparsi a ben altro. Meglio: ad un Altro!

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