Ciò che il nascituro sperimenta nel grembo della madre influenza profondamente la sua salute fisica e mentale. Cosa succede a un bambino che cresce nell’utero di una “madre surrogante”? Gli esperti hanno le idee chiare: per questi bambini è una tragedia.
I Radicali nostrani vogliono la legalizzazione della “surrogazione solidale”, cioè dell’“utero in affitto gratuito”.
Abbiamo riflettuto la scorsa settimana sul fatto che i bambini non solo non si comprano, ma neanche si regalano (ammesso e non concesso che esista davvero una madre surrogante che non chiede neanche un centesimo di “rimborso spese” per la “gestazione per altri”). Non ci stancheremo mai di sottolineare che la pratica dell’utero in affitto, da qualsiasi parte la si esamini e in qualsiasi forma la si consideri è sempre e comunque una cosa turpe e contro natura. Innanzi tutto dal punto di vista morale.
Ma anche per chi di morale non vuol sentire parlare, ci sono motivi oggettivi e razionali per condannare l’indegna pratica, senza se e senza ma.
Purtroppo, dietro l’utero in affitto c’è un’industria fiorente ed estremamente redditizia, un mercato internazionale che frutta milioni alle cliniche intermediarie, sulla pelle di donne e bambini: dove ci sono soldi, c’è potere mediatico e grossi interessi, anche politici, per cui l’informazione viene artefatta ed è reticente e menzognera.
Difficilmente leggerete sui giornali o sentirete in Tv, per esempio, qualcuno che spiega quali sono le conseguenze dell’utero in affitto per la salute dei “bambini risultanti”.
Anzitutto, bisogna ricordare che l’utero in affitto presuppone la fecondazione artificiale, di cui già si è parlato in questa rubrica; e già si è accennato ai gravi rischi per la salute dei bambini che vengono concepiti contro natura [cf. N. 48/2019]. Ma per i piccoli che vengono venduti dalla madre, a tutti i birth defects che possono affliggere i “bambini artificiali” si aggiungono anche ulteriori problemi psichici e fisici.
Per esempio, sul nostro portale web (dove è possibile approfondire l’argomento e accedere alla letteratura scientifica in materia) tempo fa abbiamo ospitato le considerazioni di una psichiatra specializzata nella cura di bambini e adolescenti e in Psichiatria perinatale, Ibone Olza Fernandez.
La dottoressa spiega che ciò che sperimentiamo nell’utero di nostra madre influenza profondamente la nostra salute fisica e mentale. Una madre surrogante durante la gestazione cerca di convincersi che quel bambino non è suo e che non gli si deve affezionare. Chi difende l’utero in affitto argomenta che questa mancanza di legame tra madre e bambino è cosa positiva. «In realtà, questa è una tragedia per il bambino nel grembo materno. Il bambino lo percepirà, si sentirà indesiderato». Questo gli causerà stress, e lui produrrà cortisolo che potrà avere effetti sulla formazione del suo sistema nervoso. «E comunque la cosa può influire sulla sua personalità. Inoltre, i ginecologi e gli ostetrici sanno bene che la mancanza di legame della madre con il bambino crea spesso problemi e complicazioni durante la gravidanza», scrive la Fernandez.
«Fortunatamente, la probabilità che una madre non si leghi con il suo bambino è molto bassa. La gravidanza genera una trasformazione biologica molto potente (proprio sul cervello del bambino), in molti modi irreversibile. Anche quando l’ovulo non era della madre, il corpo della donna incinta interferisce nell’espressione genetica del bambino influenzando alcuni geni e inibendo altri, attraverso meccanismi epigenetici. In altre parole, non è corretto affermare che se l’ovulo non appartiene alla madre gestante non vi sarà alcuna connessione genetica tra il bambino e la madre surrogata».
Inoltre, i bambini comprati nascono spesso prematuramente e quasi sempre con taglio cesareo o induzione, anche se non sarebbe necessario (perché così i compratori possono essere presenti al lieto evento). Ciò aumenta i rischi di complicazioni a lungo termine come obesità, asma, disturbi dell’attenzione, iperattività, e difficoltà di apprendimento.
Ma fondamentalmente, il bambino non sa da dove viene l’ovulo o lo sperma che lo hanno portato alla vita, invece sa molto bene chi è sua madre: chiunque abbia assistito a un parto sa che il piccoletto appena nato viene posto sul corpo della mamma della quale lui cerca immediatamente l’odore e il “sapore”: quell’odore e quel sapore inconfondibile che lo hanno “circondato” per nove mesi. Ne riconosce persino la voce, il ritmo cardiaco...
Non serve la laurea in psichiatria perinatale per capire che per tutti i neonati è un grave fattore di stress essere separati dalla madre. Infatti tutte le attuali raccomandazioni dell’OMS e delle varie associazioni mediche promuovono la nascita non traumatica, evitando la separazione tra madre e bambino: gli ospedali sempre più frequentemente fanno tenere il bambino in camera alla puerpera fin dai primissimi momenti dopo il parto.
Quando invece i bambini vengono separati dalle loro madri soffrono stress ed emettono alte dosi di cortisolo, che possono danneggiare il loro sistema nervoso.
Ancora. Tutti sanno dei benefici per il bambino dell’allattamento al seno. Si badi bene: l’allattamento è molto di più del semplice latte materno dato nel biberon. Normalmente, comunque, i bambini comprati vengono nutriti con latte artificiale, a meno che i compratori siano ricchi come il cantante Elton John che si faceva recapitare ogni giorno il latte della madre con l’aereo. Quando invece – a volte accade – il bambino viene lasciato con la surrogata perché lo allatti per qualche settimana, il distacco successivo (anche per la madre) è ovviamente molto più stressante e genera ancor più gli effetti neurotossici di cui sopra.
Insomma, dicono gli psichiatri che non sarà facile allevare i bambini comprati, soprattutto se le conseguenze di tutto questo stress si palesano più in là con gli anni.
«I bambini nati da utero in affitto devono affrontare psicologicamente la “morte” della madre: quando dicono che sono perfettamente sani, ciò non significa che non avranno problemi di salute più avanti negli anni, come conseguenza di tutto ciò che hanno sperimentato nella vita prenatale e perinatale», dice la dottoressa Olza Fernandez. E l’elaborazione del lutto per queste creature è ancor più difficile che per i veri orfani, in quanto gli si nega il “diritto di soffrire”, sia perché sono considerati troppo piccoli, sia perché la donna che li ha comprati si illude di potersi rapportare con loro come se fosse la vera madre.