ATTUALITÀ
Contraccezione e tendenze suicide: l’Aifa lancia l’allarme
dal Numero 3 del 19 gennaio 2020
di Roberto Ciccolella

I contraccettivi ormonali aumentano il rischio di depressione e suicidio. L’Aifa aggiorna il foglietto illustrativo, inoltrando una nota ai medici. Per chi ha fede, la conferma: la legge di Dio è legge di amore che per prima tutela il benessere della persona.

L’Agenzia italiana del farmaco, l’ente che si occupa della regolamentazione e vigilanza sui medicinali, a metà novembre ha diramato un preoccupante comunicato rivolto ai medici italiani: «A conclusione della valutazione del segnale di sicurezza condotta a livello europeo, relativo al rischio di comportamento suicidario e suicidio, associati a depressione, in pazienti che utilizzano contraccettivi ormonali, è stato deciso l’aggiornamento delle informazioni sul prodotto dei contraccettivi ormonali con una nuova avvertenza». Cioè in soldoni: da oggi in poi nel foglietto illustrativo metteremo per iscritto che gli anticoncezionali possono spingere al suicidio perché gli ultimi studi europei lo dimostrano. Sul bugiardino sarà poi aggiunto: «Alle donne va consigliato di contattare il medico in caso di cambiamenti d’umore e sintomi depressivi, anche se insorti poco dopo l’inizio del trattamento».

Nello specchietto a lato riportiamo l’elenco di tutti i principi attivi anticoncezionali che sono citati da Aifa, in modo che i lettori e specialmente le lettrici possano informare quelle parenti o amiche che malauguratamente dovessero assumere queste pillole dei gravissimi rischi per la vita che corrono.

In un precedente articolo avevo già parlato dei notevoli danni alla salute causati da dispositivi impiantabili volti a evitare la gravidanza, in particolare Essure. Questa recente notizia invece aggiunge ulteriori elementi di conferma alle già note criticità delle pillole ormonali, dalla trombosi fino ai tumori al seno e alla depressione post-partum. L’allarme di Aifa si basa, oltre che a una verifica europea, anche su due recenti studi. Il primo Association of Hormonal Contraception With Suicide Attempts and Suicides di Charlotte Wessel Skovlund, Ph.D. et al., pubblicato sul prestigioso American Journal of Psychiatry ad aprile 2018. Si tratta di una rigorosa analisi su scala nazionale, su ben 475.802 donne della Danimarca: «Gli autori hanno valutato le associazioni tra uso di contraccettivi ormonali e tentativo di suicidio e suicidio avvenuto in uno studio di coorte nazionale prospettico di tutte le donne danesi che non avevano diagnosi psichiatriche, uso di antidepressivi o uso di contraccettivi ormonali prima dei 15 anni e che hanno compiuto 15 anni durante il periodo di studio, che si è esteso dal 1996 al 2013. I registri nazionali hanno fornito informazioni aggiornate individualmente sull’uso di contraccezione ormonale, tentativi di suicidio, suicidio e potenziali variabili confondenti. [...]. Su quasi mezzo milione di donne seguite in media per 8,3 anni con un’età media di 21 anni, sono stati identificati 6.999 primi tentativi di suicidio e 71 suicidi. [...]. L’uso della contraccezione ormonale è stato effettivamente associato al successivo tentativo di suicidio e suicidio. Le donne adolescenti hanno sperimentato il rischio relativo più alto». Cioè, si capisce leggendo il resto del documento, le donne che non usano contraccettivi hanno meno rischi di depressione grave e istinti suicidi.

Il secondo studio pubblicato sul Journal of American Medical Association (JAMA) è molto recente, del 2 ottobre 2019, e si intitola: Association of Use of Oral Contraceptives With Depressive Symptoms Among Adolescents and Young Women di Anouk E. de Wit, et al. Vi si legge: «In questo studio su un gruppo di 1010 adolescenti seguito per 9 anni, le utilizzatrici di contraccettivi orali di 16 anni hanno mostrato punteggi di sintomi depressivi concomitanti più elevati rispetto alle loro omologhe che non utilizzano contraccettivi orali. Le assuntrici di anticoncezionali, in particolare, hanno riportato più pianti, disturbi alimentari e ipersonnia rispetto alla controparte». Lo studio è interessante perché ribadisce un fatto riscontrato anche dall’analisi danese, ossia che i soggetti più a rischio sono proprio le adolescenti, quelle che dovrebbero essere più tutelate e accompagnate con amore in un periodo complesso della vita. A queste ragazze, a un’età in cui non possono avere la patente né votare né acquistare alcolici, si dà in mano una scatoletta di pillole colorate dagli effetti devastanti e si dice: ora veditela da sola e divertiti. Così sono spinte a una sessualità sregolata, fuori da relazioni durature, fonte di grandi delusioni sentimentali ma anche di malattie sessualmente trasmissibili.

Le donne, il loro corpo e la loro psiche sono stati pensati da Dio come una misteriosa fonte di vita e benedizione, qualcosa da trattare con estrema riverenza, delicatezza, premura. La intrinseca predisposizione dell’organismo femminile a donare la vita, se viene utilizzata contro i suoi fini, non può che danneggiare in primis proprio le donne e lo fa indebolendone la stabilità psicologica.

Per questo, qualsiasi baggianata ci vogliano propinare le tv e i giornali moderni, questi dati scientifici sono incontrovertibili e smascherano quell’alone di spensieratezza e libertà che si è voluto furbescamente associare alla contraccezione. A noi cattolici rimane da combattere una guerra culturale, dati alla mano, per ricordare che la Legge di Dio è una legge d’amore, come dei braccioli galleggianti che un papà amorevole dà a un bambino che vuole nuotare in mezzo al mare. Se il bimbo per ribellione se li toglie non può che cacciarsi nei guai.

Vorrei chiudere questo articolo citando mons. Fulton Sheen, presto beato, che nel bellissimo libro Tre per sposarsi, molto consigliato a giovani e coppie che si preparano al Matrimonio, rimarca la meravigliosa unione tra atto d’amore e procreazione dicendo: «Questa è la prima legge dell’amore: tutto l’amore finisce in un’incarnazione, persino l’amore di Dio. L’amore umano non sarebbe amore se non sfuggisse ai limiti dell’esistenza individuale perpetuando se stesso, né se non raggiungesse una sorta di immortalità nella progenie, in cui la morte è sconfitta dalla vita. Dietro l’impulso a procreare c’è il desiderio nascosto di ogni essere umano a partecipare all’eterno». Ma quando gli uomini si rivoltano a Dio usando il proprio corpo contro la legge dell’amore: «Mano a mano che gli esseri umani perdono la coscienza dell’Immagine Divina in loro, e progressivamente il corpo diventa l’unica realtà che si considera esistente, l’istinto di rinnovamento si perde. La coscienza dell’anima e il desiderio di procreazione vanno di pari passo, così come al contrario vanno di pari passo il materialismo e la sterilità. La noia scritta sui volti degli esseri umani che negano l’anima è il messaggero che annuncia la morte. La loro agonia è che non hanno alcun mistero». Nel 1951, monsignor Sheen, senza bisogno di test clinici, già diceva che il sesso senza amore procreativo genera depressione.

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