“Crescere spiritualmente e finanziariamente”: era l’allettante proposta della nuova Chiesa di Joel Apolinario nata nel Sud delle Filippine. Poi è stata smascherata la truffa, ai danni di tutti coloro che “ci avevano creduto”. Alcune riflessioni a margine di questa vicenda.
Durante alcuni viaggi nelle Filippine ho scoperto e seguito una vicenda incredibile che a dispetto della distanza merita di essere raccontata perché ci fa capire quanto siano pericolose le sette evangeliche che anche in Italia sempre più fanno proseliti e manipolano le coscienze.
Ecco i fatti. C’è un pastore protestante, di nome Joel Apolinario. Si fa la sua chiesa personale e poi inventa un progetto di beneficienza. Va dalla gente e propone di fare una donazione, cioè investire i risparmi in progetti sociali – ma non spiega quali – e promette di restituire come dono per la generosità il 30% al mese a vita. Meglio della lotteria. Ma poi passa il tempo e i soldi non arrivano. E infatti alla fine tutto si rivela una truffa. Gli investitori si disperano. E il pastore protestante finisce indagato insieme ai leader di Kapa Ministry International, questo il nome della setta che ha svuotato le tasche di milioni di filippini. E, oltre a vari suicidi, ci è già scappato il primo morto ammazzato, un giornalista radiofonico che aveva denunciato più volte la fregatura. Questa storia deve essere conosciuta perché è un perfetto esempio del pericolo pubblico costituito dalle chiese protestanti – e ci ricorda che il mito della libertà religiosa è solo un trucco per far avanzare furbi, manipolatori di coscienze e nemici di Dio.
Ma andiamo per gradi. Partiamo dall’inizio. Il “Pastore” Joel Apolinario si è formato in un collegio della setta Avventista del settimo giorno a Bukidnon, Mindanao, estremo sud delle Filippine. Cresciuto, finisce a fare il tecnico in una radio locale a Bislig, un’altra cittadina della vasta isola meridionale. Sembra che l’idea di fondare una chiesa sia venuta ad Apolinario nel 2015 proprio in radio, dove aveva imparato a fare pubbliche relazioni. Kabus Padatoon, il povero che diventa ricco, questo il motto dietro la sigla Kapa. E con questa semplice promessa inizia a proporre affari conditi da versetti della Bibbia e una confusa teologia protestante: crescere spiritualmente e crescere finanziariamente.
In breve tempo, raccolte le prime offerte, nel 2016 ottiene una licenza commerciale dal comune di Bislig City per aprire un piccolo supermercato, ribattezzato poi, come se fosse un apostolato, Kapa Community Ministry. Ma il sindaco si accorge che del supermercato non c’è traccia e invece ci sono alcuni concittadini che a fronte di donazioni di almeno 10mila pesos – 180 euro circa – dicono di ricevere il 30% mensile di interesse. All’inizio infatti per irretire potenziali clienti i soldi vengono davvero moltiplicati “miracolosamente” per i primi aderenti – che vengono ripagati con il denaro degli ultimi arrivati. Ma il primo cittadino ha fiutato la truffa, perché un interesse così alto non può essere reale, e allerta le forze dell’ordine. A quel punto Joel Apolinario fa le valigie e si trasferisce con tutta la famiglia a General Santos, una città molto più popolosa e che dista alcune centinaia di chilometri. Abbastanza per far ricominciare la truffa ma questa volta in grande. E infatti arrivano a migliaia, la chiesa apre uffici in tutta la provincia, raccoglie donazioni e inizia ad allargarsi anche oltre Mindanao, nel resto delle Filippine. Un abile e massiccio uso di Facebook e Youtube per propagare il “verbo” crea un senso di esaltazione e comunità che trascina nuovi adepti nella truffa abbattendo dubbi e incredulità. Lo schema, come detto, è semplice: la base dei primi investitori è piccola e perciò con i soldi dei nuovi arrivati è facile ripagare il prestito, specie se chi ha investito aveva messo piccole somme. Arrivano nuovi donatori e i loro soldi ripagano quelli più vecchi e così via, un tipico schema Ponzi. I primi che hanno ricevuto i soldi si vantano sui social media delle spese che ora possono fare e mostrano foto di automobili, vestiti nuovi, pranzi luculliani, ricevute delle spese mediche che finalmente possono permettersi. Ma poi anche imprenditori poco furbi o gente che vuole far fruttare gli investimenti di una vita inizia a depositare le sue “offerte”. Si tratta di cifre molto più grandi, chi 500mila, chi 2 milioni di pesos, davvero un sacco di soldi per il paese asiatico. E allora soddisfare i nuovi creditori inizia a diventare complicato. E arrivano i primi ritardi. Kapa dice alla gente: aspetta ancora un po’, non ritirare i tuoi soldi, vedrai che a breve arriva il tuo turno. A quel punto la SEC (Securities and Exchange Commission) organismo di vigilanza finanziaria, nel 2017 pubblica un avviso di sicurezza invitando i risparmiatori a non investire e intimando a Kapa di cessare la raccolta fondi.
Ma fermiamoci un attimo. Come fa tanta gente ad abboccare? Nelle Filippine, come in molti Paesi del sud del mondo, è ormai radicato un immaginario consumistico per cui possedere una jeep, lo smartphone di lusso o dei costosi jeans griffati è diventato una necessità. La Tv esalta continuamente il ceto dei ricchi emergenti che fanno di tutto per imitare lo stile di vita americano. A fronte di questo, milioni e milioni di poveri vivono in baracche di bambù esposte alle intemperie, senza acqua corrente e gas, a rischio di infezioni e malattie come la febbre dengue, con meno di 250 euro mensili di stipendio per sfamare una famiglia. Se ti propongono di guadagnare un mucchio di soldi in modo facile e veloce è difficile dire di no. Inoltre a differenza del resto del Paese, a forte maggioranza cattolica, l’isola di Mindanao, dove la vicenda ha origine, è stata meno toccata dall’evangelizzazione spagnola e – oltre ad una consistente minoranza musulmana – ospita un numero consistente di protestanti. Infatti furono gli americani, durante cinquant’anni di colonizzazione, a integrare l’isola al resto del Paese, inquinando però la cultura locale con un massiccio sbarco di “missionari” delle sette luterane ed evangeliche più varie e bizzarre. E con esse la mentalità affarista che mischia la fede al business. E i soldi, si sa, fanno girare la testa, tanto che Kapa ha persuaso anche maomettani e cattolici, persino qualche tradizionalista, ad aprire il borsellino. E così hanno scatenato le invidie delle altre sette, specialmente di un gruppo fanatico guidato da un telepredicatore milionario, Apollo Quiboloy, che dice di essere il figlio prescelto di Dio (non è uno scherzo) e nei suoi show televisivi, tipicamente dopo aver negato il Dogma trinitario, lancia invettive di fuoco contro Kapa, che gli ha rubato tanti fedeli.
Ma torniamo ai fatti, che ho potuto constatare di persona. Farò solo qualche esempio. C’è un giovane insegnante e padre di famiglia, che ogni weekend fa 80 chilometri in motorino su strade sconnesse da Glan – dove insegna – alla città d’origine General Santos, con la moglie incinta sul sellino posteriore. Sogna di comprare una macchina, magari un grosso SUV con i finestrini oscurati, come nei film. E ha l’infelice idea di chiedere un mutuo in banca di circa 300mila pesos, più di un anno di stipendi, e investire tutti quei soldi in Kapa. Nei primi due mesi riceve davvero il 30%, poi il gioco finisce. E si ritrova ad aver perso il restante 40% dell’investimento. Ma soprattutto deve ripagare le rate del mutuo alla banca, quella vera. E nel frattempo sua moglie ha dei problemi di salute e si appresta al parto con tutte le spese che verranno.
C’è poi un uomo di mezza età che ha sempre lavorato come un matto, fa l’autista di tricycle, la versione motorizzata dei risciò. Caldo afoso, pioggia scrosciante, incidenti. Nulla lo ha fermato in tutti questi anni. Ma continua a guadagnare una miseria. La sua unica ricchezza è proprio il risciò. Quando gli parlano di Kapa gli viene l’acquolina in bocca e decide di vendere l’automezzo. E tutti i soldi che guadagna li dona all’opera del pastore Apolinario. Ma alla fine i pesos non tornano indietro e non ha più un mezzo e il lavoro con cui sfamare la famiglia.
Un altro caso tipico è quello degli OFW (lavoratori Filippini all’estero), anche loro cascati nella rete. Per esempio c’è una giovane donna emigrata in Arabia Saudita, dove lavora duro come domestica e viene trattata male dai padroni. Si è fatta convincere da un parente a usare i soldi delle rimesse per Kapa. Ora piange ogni giorno, si è convinta che la colpa del fallimento di Kapa sia del governo e prega per riavere indietro i suoi soldi.
A giugno di quest’anno infatti il presidente della repubblica Duterte ha detto basta e i beni e i conti bancari di Kapa sono stati sequestrati su richiesta della SEC e della Commissione anti-riciclaggio che hanno aperto una indagine. Fra le prime scoperte: gli investimenti finivano in piccole aziende intestate ai familiari di Apolinario, peraltro senza generare introiti rilevanti. Il pastore Apolinario risponde con una serie di grandi manifestazioni pubbliche di preghiera, a cui partecipa arrivando in elicottero. Arringa i suoi adepti contro il governo dicendo che se non avesse sequestrato i conti tutto sarebbe andato alla grande e gli interessi sarebbero stati ripagati. Intanto diversi poveri truffati si sono suicidati. E poi a luglio, mentre ero a General Santos, capita che un’automobile a folle velocità sfreccia davanti a una importante radio cittadina e una sventagliata di proiettili parte ai sensi degli studi di registrazione. La radio si era dedicata a una coraggiosa campagna di denuncia della truffa finanziaria. Pochi giorni dopo va ancora peggio a un altro giornalista radiofonico che aveva attaccato Kapa, Ed Dizon di Brigada news FM. Mentre sta tornando a casa viene inseguito e muore crivellato di colpi da un killer. Riposi in pace. Gli inquirenti stanno indagando proprio tra i vertici e gli adepti di Kapa per scovare gli assassini.
Il succo della storia è che il presunto diritto alla libertà religiosa non solo permette ai nemici di Cristo di confondere anime e condurle sulla strada dell’inferno ma, già in questo mondo, dà modo alle menti più furbe di inventare nuove religioni e abusare psicologicamente e finanziariamente di tante persone ingenue o in stato di bisogno. La Chiesa ha invece sempre insegnato la tolleranza religiosa, cioè il rispetto della sfera spirituale interiore, ma mai la pubblica accettazione o permissione dell’eresia. Cosa fare allora quando ci accorgiamo che anche nel nostro quartiere è sorta una setta magari pentecostale o che un nostro parente sta per finire in quel giro? In primis dobbiamo pregare e poi capire se ci sono illeciti finanziari o plagio delle coscienze, e in quel caso denunciare al più presto alle autorità competenti.