Chi lo avvicinava, sofferente ma lieto nel suo letto, sentiva che Gesù stesso era presente in lui, ed esclamava: «Nei suoi occhi c’è tutto il Cielo di Dio».
Il 7 novembre 2014, la Chiesa lo ha proclamato “eroico nelle sue virtù”, quindi “venerabile”; ora si lavora per portare il suo corpo dal cimitero alla chiesa della sua parrocchia... E Silvio Dissegna – questo il nome del piccolo angelo dodicenne – sta scalando con la sua santa vita la salita alla gloria degli altari. Il 24 settembre 2019 si compie il 40° anniversario del suo incontro definitivo con Dio.
L’ho sentito dire da don Vincenzo Pansa, già suo parroco: «Silvio, il mio ragazzino! Avrei dovuto essere io il suo maestro e, invece, quando uscivo da casa sua, ero io sacerdote, ad essere stato ammaestrato da lui!». Ma come è possibile, come è credibile?
Primavera
Silvio Dissegna nasce il 1° luglio 1967 a Moncalieri (Torino), festa del Preziosissimo Sangue di Gesù. Cresce sano, intelligente e vivace nella sua casa di Poirino, ricevendo dai suoi genitori, Ottavio e Gabriella, una luminosa educazione cristiana. Prova una grandissima gioia quando i suoi genitori gli fanno conoscere Gesù e gli insegnano a pregare, mattino e sera. Tra lui e Gesù, nasce presto un rapporto intenso, come “un’intesa segreta”, che diventa vera “vita a due”, il giorno della sua Prima Comunione, il 7 settembre 1975. Da quel momento, il più grande desiderio di Silvio è quello di ricevere Gesù, il più spesso possibile, andando a Messa tutte le domeniche, e da un continuo impegno a migliorarsi e a essere molto buono con i genitori, i compagni e chi incontra.
A scuola si distingue tra tutti per la bontà, per le doti e l’impegno, ma gli piace pure moltissimo giocare a pallone, a bocce, a nascondino, e far passeggiate a piedi e nei boschi. Incanta tutti con il suo affetto, con il suo “grazie” sempre pronto e il suo perenne sorriso. I suoi quaderni si riempiono di descrizioni della natura, dei giochi, della vita familiare e anche di propositi per l’avvenire: «Cerco di essere buono con tutti, ma a volte non ci riesco» (13.03.1976). «Da grande farò il maestro, perché mi piace insegnare agli altri» (4.12.1976). «Gesù è tanto buono che voglio esserlo anch’io» (18.12.1976).
È un bambino precoce, dallo stile inconfondibile, che “colpisce” chi lo conosce. Per il Natale 1977, quando ha 10 anni, la mamma gli regala la macchina da scrivere. Silvio la collauda subito, dattilografando su un foglio: «Ti ringrazio, Mamma, poiché mi hai messo al mondo, perché mi hai dato la vita, che è tanto bella! Io ho tanta voglia di vivere». È una meravigliosa primavera, che sboccia, carica di speranze e di gioia.
Più forte della bufera
All’inizio del 1978, si lamenta per un insistente dolore alla gamba sinistra. Ricoverato all’ospedale di Moncalieri, i medici scoprono che si tratta di cancro alle ossa. Non ha ancora 11 anni, Silvio, ma intuisce subito che cosa gli sta capitando: non dispera, desidera guarire, ma si affida alla volontà di Dio, prega di più... Il 21 maggio 1978, già in carrozzella, riceve la Cresima nella sua chiesa parrocchiale di Poirino, lieto di diventare, per il dono dello Spirito Santo, testimone e apostolo di Gesù. Le sue condizioni si aggravano e ha già tanto dolore.
Il 4 giugno, chiede ai suoi: «Dite a don Luigi che mi porti la Comunione tutti i giorni». Il buon don Luigi, di Poirino, lo accontenta subito, portandogli tutti i giorni Gesù Eucaristico: ogni volta è un colloquio cuore a cuore, in letizia, con Lui. Silvio si aggrappa al Rosario e prega la Madonna sempre più intensamente, sempre più a lungo. Comincia una lunga “via crucis” dal giugno 1978 al gennaio 1979; per sette volte, va con il papà all’ospedale “G. Roussy”, di Parigi, in cerca di cure e di guarigione. Ma i dolori si fanno atroci.
Una volta, nel letto vicino al suo, c’è un ammalato che bestemmia di continuo. Silvio non sorride più e scoppia in un pianto dirotto. Poi prende la corona e recita ad alta voce tante Ave Maria quante sono le bestemmie che ha sentito. Confidava a suo papà: «Io non riuscirò qui a Parigi a riparare con altrettante Ave Maria tutte le bestemmie che quell’uomo scaglia contro il Signore e la Madonna: ne avrò ancora da dire quando tornerò in Italia». Dei suoi dolori si è dimenticato e quel che importa è riparare il peccato altrui.
Gesù Eucaristico gli fa comprendere il valore salvifico della sofferenza: si sente chiamato a soffrire e a offrire, a riparare per i peccati degli altri. Come i bambini di Fatima (ora canonizzati e santi), come santa Bernadette Soubirous e santa Teresa di Gesù Bambino – di cui conosce la storia – Silvio dice spesso: «Oggi offro le mie sofferenze per il Papa e per la Chiesa». «Oggi per la conversione dei lontani da Dio». «Oggi offro perché gli uomini siano fratelli tra loro». «Offro soprattutto per i missionari, affinché Gesù sia conosciuto e amato».
Le sue notti, cocenti di dolore, le passa in preghiera, sgranando il Rosario intero di 15 decine alla Madonna, meditando i “misteri” con un libricino alla luce di una piccola lampada. Anche se ha tanto male, non vuole alcuno dei suoi cari vicino a sé e li manda a riposare: lui veglia, pregando su questo nostro povero mondo, spesso “in agonia” perché rifiuta Gesù Cristo che è l’unico Salvatore.
A un’amica di famiglia che gli chiede di dirle un pensiero per una trasmissione su una radio locale, risponde: «Io non ho niente da dire, per carità... E poi un messaggio trasmesso per radio serve solo all’Italia, mentre se dico un’Ave Maria nella mia stanza, serve per tutto il mondo». Una persona gli domanda: «Silvio, so che soffri molto e offri tutto a Gesù... Nel mondo ci sono tanti ragazzi che perdono la fede. Vuoi offrire le tue sofferenze per questi giovani, affinché trovino di nuovo il Signore?». Silvio risponde: «Lo sto facendo, e lo farò».
La bufera terribile della malattia si abbatte su di lui. Eppure Silvio, grazie a Gesù, il Crocifisso risorto che lo vivifica, è più forte di ogni bufera e trasforma la sofferenza in redenzione del mondo. Affronta i dolori che lo consumano con una fede profonda, un’intimità con Gesù che stupisce chiunque, anche i sacerdoti che passano a trovarlo. Ce n’è uno, di preti, che dopo essere andato a trovarlo, poi non si vede più. Silvio chiede di lui al parroco don Vincenzo, il quale con il volto triste gli risponde: «Non aveva più voglia di fare il prete». Silvio promette: «E io offrirò anche per chi non ha più voglia di fare il prete!».
È forte e sereno: accoglie tutti con il sorriso, incoraggia i genitori e il fratello Carlo, più giovane di lui di un anno; fa forza persino al medico che si sente impotente: «Le sofferenze – gli dice – mi avvicinano a Dio, mi preparano serenità e gioia nel suo Regno, in Cielo». E al papà: «Io sarò felice, solo quando avrò un posto in Paradiso». Chi lo avvicina, compagni di scuola, adulti, amici, sacerdoti e religiosi, sentono che Dio stesso è presente e vivo in quella fragile creatura, e non può fare a meno di dire: «Nei suoi occhi c’è tutto il Cielo di Dio».
“Sarò molto amato”
La sua vita più luminosa del sole, Silvio la consegna a preghiere continue e ad affermazioni struggenti, di una fede degna di un gigante nelle vie di Dio: «Devo restare solo con Gesù, parlargli, dirgli tutto quello che ho nel cuore. Tu, mamma, riposati che sei tanto stanca». «Gesù, io soffro come quando tu portavi la Croce ed eri picchiato. Le mie sofferenze le unisco alle tue. Stammi vicino, o Gesù». «Mamma, io sto percorrendo la strada del Calvario, ma dopo ci sarà ancora la crocifissione. Mamma, preparati». «Voglio pregare da solo. Gesù vuole da me molte sofferenze e preghiere». «Ogni mio dolore sia un gesto di amore per te, o Gesù». «Gesù, io credo che Tu mi vuoi bene!».
Nel maggio 1979, la gamba sinistra si spezza. Ampie piaghe si aprono sul suo corpo. In giugno perde la vista e, in settembre, anche in gran parte l’udito. I dolori lo schiantano. Ma non si lamenta mai. Solo chiede con insistenza assoluta: «Voglio ricevere la Comunione ogni giorno. Io ho bisogno di Gesù ogni giorno, che doni tanta forza a me e a voi, mamma e papà».
Quando don Luigi, quotidianamente, arriva a portargli Gesù, Silvio diventa radioso di gioia. Vuole solo Lui, come un assetato nel deserto cerca l’acqua, come chi si strugge interamente per Colui che ama. Il mese di agosto è per Silvio uno strazio continuo. Stringe tra le mani una corona con le decine di diverso colore, uno per continente, il “Rosario missionario”, e prega per il mondo intero, affinché Gesù sia conosciuto e amato, affinché i missionari riescano a farlo conoscere e amare. «Papà – dice un giorno – vorrei essere conosciuto in tutto il mondo... Papà, sarò molto amato». Piccolo, missionario della preghiera, del dolore e dell’amore a 12 anni, presto, il suo desiderio si sarebbe compiuto...
Lunedì 24 settembre 1979, festa della Madonna della Mercede, al mattino riceve, lucido e forte, per la terza volta, l’Unzione degli infermi e Gesù-Viatico per la Vita eterna. Prega con il parroco, don Vincenzo, e risponde alla fine, ad alta voce: «Amen», come Gesù, il suo «tutto è compiuto» sulla croce. Alle 21.20, mentre scende la sera e tutto è silenzio, Silvio Dissegna va incontro a Gesù, perdutamente amato.
Ai suoi funerali partecipano decine di sacerdoti e un popolo senza numero, tutti segnati dentro dal passaggio in terra di questo piccolo angelo. La biografia che di lui subito scrisse don Antonio Bellezza si è diffusa in tutti i Continenti della terra, la sua fama di santità, iniziata a nascere quando era ancora in mezzo a noi, è dilagata lontano. Oggi Silvio Dissegna è conosciuto e amato in Italia e nel mondo intero, stupendo seminatore di santità, di speranza e di gioia, convincente portatore di Cristo in primo luogo ai piccoli e a chi soffre. Ci sono grazie e celesti favori ottenuti da Dio per la sua intercessione. Ed è così che, attraverso la sua brevissima esistenza tutta tesa nell’offerta a Dio, “oblatio munda”, con Gesù-Ostia – direbbe Vittorio Messori – passa la storia, quella decisiva e vera, più che attraverso i potenti e i sapienti della terra. «Dio ha scelto i deboli per confondere i forti» (1Cor 1,27). «Dio salva il mondo non per mezzo dei politici, ma per le anime in croce» (C. Péguy).
A 40 anni dal suo “dies natalis”, attendiamo pregando il giorno in cui il Pontefice Romano con autorità infallibile iscriva Silvio tra i santi, modello per il popolo di Dio, per l’infanzia e la gioventù del mondo, «risposta viva e visibile – direbbe padre Garrigou-Lagrange – al problema della vita, del dolore e della morte, in Cristo Crocifisso e Risorto». «Arcana solus explicas / vitae, doloris, funeris; / aeternitatis arduum / recludis et mysterium». «Tu solo, Gesù ci spieghi / i misteri della vita, del dolore e della morte; / Tu solo ci dischiudi / l’eterna visione di Dio».
* Chi desidera sapere di più sul venerabile Silvio Dissegna, si rivolga a: Amici di Silvio Dissegna, Parrocchia La Longa, 10046 Poirino - Torino.