Tra le apparizioni mariane più discusse, c’è sicuramente quella di La Salette. Le cause sono legate soprattutto al carattere differente e contrastante dei due veggenti e alla bramosia di conoscere quei segreti che al tempo essi non potevano svelare. Le contrarietà andarono lentamente scomparendo dinanzi alla luce dei fatti e a testimonianze di persone influenti. Una di queste fu il santo Curato d’Ars.
All’epoca delle apparizioni della Vergine Maria a La Salette (19 settembre 1846) san Giovanni M. Vianney, noto come “il Curato d’Ars”, era probabilmente il sacerdote più famoso della Francia, noto per la sua vita di grande austerità e per l’abnegazione con cui trascorreva quotidianamente sedici-diciassette ore nel confessionale per far fronte al costante flusso di pellegrini che, ogni giorno, si recavano da lui per esigenze spirituali. Qualche autore ha voluto vedere in lui una sorta di precursore di Maria; si ha, infatti, l’impressione che un aspetto del suo ministero sacerdotale sia consistito nel preparare il popolo francese alle apparizioni mariane che avvennero nell’arco del XIX secolo. A lui va riconosciuto, senz’altro, il merito di avere aiutato migliaia di persone a scoprire la propria vocazione e di aver dato, in tal modo, un prezioso contributo alla ricostruzione della Chiesa Cattolica in Francia. Inoltre, se si considerano il ruolo della Francia come “figlia maggiore” della Chiesa e le numerose apparizioni mariane approvate che si verificarono sul suolo francese nel XIX secolo, l’influenza di questo Paese non poteva, a sua volta, non riverberarsi sul mondo cattolico europeo.
Ci fu tuttavia – non tutti lo sanno – un incidente che coinvolse il Curato d’Ars e Maximin Giraud, uno dei due pastorelli-veggenti di La Salette, da cui dipese una sorta di discredito su quest’apparizione per molti anni. Ars, come La Salette, si trovava nel sud-est della Francia, anche se apparteneva ad un’altra diocesi. Il Curato era venuto a conoscenza dell’apparizione nell’estate del 1847 ed era intimamente convinto della sua veridicità anche se, seguendo l’esempio del vescovo, non l’aveva sottoscritta pubblicamente.
Il religioso che gli faceva da assistente, però, un certo Raymond dall’indole torva, aveva conosciuto Maximin a La Salette e se ne era fatto un’opinione sfavorevole, tanto del ragazzino quanto dell’apparizione. Il vescovo aveva chiesto a Maximin di restare nella diocesi di Grenoble, ma il bambino proprio non si quietava all’idea che lo portassero via da La Salette. Lo condussero, così, ad Ars in compagnia di un sacerdote e di un gruppo di uomini che avevano degli interessi politici. Ufficialmente erano diretti a Lione, dove Maximin avrebbe continuato gli studi; la sosta ad Ars aveva lo scopo di interpellare il santo Sacerdote circa la vocazione del ragazzino. Gli uomini che erano con Maximin avevano strane mire politiche e ritenevano che il segreto del ragazzino potesse riguardare l’erede al trono di Francia. Dietro quel viaggio, dunque, c’erano motivi di varia natura e può darsi che il Curato d’Ars l’avesse capito.
Quando Maximin giunse ad Ars, don Raymond lo accolse con durezza. Nella discussione che seguì, il ragazzo diede l’infelice impressione di non avere affatto visto la Beata Vergine e, quella sera stessa, questo giudizio fu sottoposto al Curato. Il mattino dopo Maximin incontrò l’anziano sacerdote e i due parlarono per un po’ di tempo.
Sembra, in definitiva, che le cose siano andate nel seguente modo. Maximin, seccato dal modo in cui era stato trattato dal signor Raymond e credendo che il Curato fosse probabilmente un altro tormentatore, gli disse di non avere visto nulla e poi ebbe difficoltà a ritrattare l’impulsiva dichiarazione ammettendo la realtà dei fatti. Dato che aveva solo quindici anni e considerata la durezza dell’implacabile interrogatorio cui era stato sottoposto si può comprendere come, alla fine, Maximin abbia ceduto e agito in tal modo. Sebbene, entro certi limiti, questo incidente abbia danneggiato la reputazione di La Salette, alla fine il santo Curato ritrovò le sue iniziali certezze riguardo a questa apparizione, in seguito all’ottenimento di un segno da Dio che dissipò le sue perplessità.
Nel maggio 1854 il Curato ricevette la visita dell’arcivescovo di Birmingham, Ullathorne, che gli spiegò nei seguenti termini il bisogno di preghiere per i cattolici inglesi che soffrivano molto: «[...] di colpo [Ullathorne] mi interruppe aprendo quei suoi occhi profondi, tanto profondi quando ascoltava o rifletteva, e, irradiando tutta la loro luce su di me in un modo che non dimenticherò mai, mi disse con voce ferma e sicura come se stesse facendo un atto di fede [...]: “Ritengo che la Chiesa d’Inghilterra ritroverà il suo antico splendore”. Sono certo che egli lo creda fermamente, quale che sia la fonte da cui ha tratto tale impressione» (1).
La fonte, quasi certamente, fu il messaggio segreto affidato dalla Vergine a Maximin. Analizziamo brevemente la questione.
Nonostante la vicenda spiacevole, “l’incidente” di Ars ebbe, tuttavia, anche il suo aspetto positivo – come spesso accade nelle vicende legate ai piani della Provvidenza – dal momento che fece sì che i segreti dei due Pastorelli venissero comunicati al papa, il beato Pio IX, anche se nessuno dei due era disposto a rivelarli con tanta facilità [poiché così era stato loro chiesto dalla Madonna]. Una parte del contenuto del segreto di Mélanie, che trattava specificamente del Papa, era già emersa durante uno dei primi interrogatori a cui furono sottoposti i Pastorelli. La cosa sembra trovare conferma in un successivo interrogatorio: allorché la ragazza fu interrogata sulla relazione tra il Papa ed il segreto a lei rivelato, così rispose: «A un papa dovrebbe piacere soffrire» (2). Sembra emergere una somiglianza con gli eventi di Fatima (1917) allorché la Madonna affermò: «Il Santo Padre dovrà soffrire molto»; anche Giacinta, la più piccola dei tre pastorelli che videro la Vergine Santissima, ebbe la visione della residenza di un futuro papa circondata da folle tumultuanti e posta sotto assedio.
Maximin stilò velocemente il suo segreto e, dopo che il Vescovo l’ebbe letto per assicurarsi circa l’opportunità di trasmetterlo al Pontefice, fu sigillato in una busta. Mélanie, da parte sua, scrisse per un’ora e senza sosta, coprendo tre fogli a righe piccole; poi ripose il segreto in una busta senza leggerlo. In seguito dichiarò di essersi sbagliata in un punto, perciò le fecero riscrivere il testo; anche questa volta, la ragazzina scrisse con rapidità, fermandosi solo per porre alcune domande. Desiderava sapere il significato esatto di “infallibilità” e come si scrivessero “sporca” (souillée) e “Anticristo” (Antéchrist).
Mélanie venne poi portata dal vescovo il quale lesse il segreto da solo, in privato, uscendo alla fine dalla sua stanza allarmato e in lacrime. Questa versione fu, dunque, quella che venne sigillata. Venne poi recapitata con quella di Maximin, per conto del vescovo Bruillard, da Rousselot e padre Gerin a Roma, dove ebbero un’udienza privata con Pio IX. Il Papa dissigillò i messaggi in loro presenza, leggendo prima quello di Maximin e facendo delle osservazioni sulla sua schiettezza e semplicità. Il segreto di Mélanie sembrava più serio, poiché i due uomini videro che il Santo Padre cambiava espressione man mano che procedeva nella lettura. Alla fine, il beato Pontefice concluse: «Dovrò rileggere queste lettere con più calma. La Francia è minacciata da flagelli, ma la Germania, l’Italia e l’Europa tutta sono colpevoli e meritano una punizione. Ho meno da temere dall’ateismo bell’e buono che dall’indifferenza e dal rispetto umano. Non per niente la Chiesa si definisce militante, e qui voi ne vedete il capo» (3).
NOTE
1) Donald Anthony Foley, Il libro delle apparizioni mariane. Influenza e significato nella storia della Chiesa, Gribaudi, Milano 2004, p. 203.
2) Ibidem.
3) Ivi, p. 204.