ATTUALITÀ
Cannabis: costi della dipendenza e vantaggi della prevenzione
dal Numero 35 del 8 settembre 2019
di Lazzaro M. Celli

Con un rapido calcolo è possibile farsi un’idea dell’ingente quantità di risorse economiche destinate alla sanità per curare la dipendenza da sostanze, e in pari tempo stimare quanto denaro potrebbe essere investito per migliorare la sanità pubblica adottando una politica proibizionista che punti alla prevenzione.

Chi ritiene che un drogato, un fumatore di spinelli, sia semplicemente uno sfaccendato, un balordo, o anche peggio e basta, forse potrebbe sorprendersi se sapesse che esistono fattori genetici che predispongono una persona ad avvicinarsi al mondo degli stupefacenti. Lo attesta uno dei più grossi esperti internazionali in materia, Giovanni Serpelloni.
Il campanello di allarme è riscontrabile fin dai primissimi anni di vita di un bambino, ed è un dato rintracciabile nel suo comportamento iperattivo o nel deficit di attenzione. Già tra i quattro e gli otto anni è possibile individuare i segni di questa particolare fragilità che, in futuro, potrebbe indurre a percorrere la pericolosa china del consumo di sostanze. La soluzione, però, non è di tipo farmacologico, non occorre somministrare medicinali, c’è bisogno nient’altro che di un’educazione adeguata, un’educazione tesa a consolidare, nell’uomo di domani, un comportamento tale da renderlo padrone delle proprie scelte e, proprio perché padrone, profondamente libero.
Si dovrebbe riaprire, a pieno titolo, il dibattito intorno alla necessità di una sana educazione dei bambini, in particolare dell’educazione cristiana, capace di offrire alle famiglie il sano modello educativo che sappia coniugare libertà e disciplina. Di tutto ciò, oggi, c’è addirittura un’urgenza storica, se si pensa che il mondo dei bambini è preso di mira dalla prava teoria del gender, che cerca, ostinatamente, di entrare nel mondo della scuola per corrompere, fin dalla prima età, i nostri figli, i nostri nipoti.
Gli sforzi educativi della famiglia dovrebbero trovare il sostegno dell’azione politica e sociale; azione che proprio in questo servizio dovrebbe trovare la sua ragion d’essere. Molte volte, invece, la famiglia è lasciata sola ed è costretta ad educare in controtendenza rispetto al clima culturale esterno. Così, per esempio, è comprensibile che se su un territorio c’è la possibilità di procurarsi facilmente sostanze droganti, l’azione educativa della famiglia è ostacolata, piuttosto che favorita. Quindi l’ultima sentenza della Corte di Cassazione, che ribadisce il reato di commercializzare l’infiorescenza della cannabis, con tutte le sue conseguenze disastrose che comporta, è stata un vero toccasana per inibire quella pericolosa, quanto falsa percezione dei nostri giovani, secondo la quale fumare uno spinello non fa male, anzi, fa bene.
L’azione preventiva da parte dello Stato, oltre ad essere il naturale sostegno alla famiglia per fini educativi, porterebbe un gran vantaggio anche all’economia, alla sanità pubblica. Se pensiamo, infatti, ai tossicodipendenti da eroina, il professor Serpelloni rileva che, se curati in ambulatorio, costano allo Stato mediamente circa 6.000 euro l’anno; se invece sono a carico di una comunità di recupero, la spesa sborsata dall’erario sale, mediamente, fino a 25.000 euro.
Nella relazione ufficiale presentata in Parlamento nel 2017, sono circa 130.000 le persone a carico del sistema sanitario nazionale in seguito a dipendenza da sostanze, di cui il 45% composto da extracomunitari. Con un rapido calcolo si può avere un’idea dell’ingente quantità di risorse economiche destinate alla sanità per curare la dipendenza da sostanze quando, in un sistema virtuoso, attento ad una politica di prevenzione, la stessa cospicua somma potrebbe essere indirizzata per migliorare l’efficienza della sanità pubblica.
Perché, allora, non destinare i soldi che si potrebbero risparmiare all’acquisto di apparecchiature mediche più efficienti? Oppure migliorare il servizio sanitario, impedendo alle persone di rivolgersi a pagamento a strutture private per affrettare i tempi di un esame urgente?
Invero, se vogliamo migliorare efficacemente la qualità del servizio pubblico sanitario, una seria politica di prevenzione non potrebbe che offrire un valido contributo allo scopo.
In conclusione, perseguire sani princìpi morali, non può che apportare un bene individuale e sociale, specialmente se essi sono sublimati dalla ricchezza che scaturisce dagli insegnamenti di Gesù Cristo.

*   Il professor Serpelloni è un neuroscienziato, tra i massimi esperti a livello internazionale in materia di dipendenze. Attualmente si divide tra il “Drug Policies Institute” all’Università di Florida e il “Dipartimento delle Dipendenze” di Verona, di cui è direttore

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