Nella noncuranza e nel quasi completo silenzio dell’Occidente, anche oggi, e più che in passato, i cristiani sono oggetto di persecuzione violenta. I dati più recenti, per chi vuole leggerli, descrivono bene la guerra in corso contro il Cristianesimo.
Leggendo le vite dei martiri, rimaniamo profondamente colpiti dal coraggio e dalla grande fede che hanno dimostrato; pensiamo ai patimenti ed alle torture subite anche in giovane età, al fatto di essere stati isolati, calunniati, magari anche dalla propria famiglia, per essere divenuti cristiani. Atti di eroismo compiuti da anime che avevano capito che nulla è più importante di Cristo.
Potremmo pensare che i tempi bui delle persecuzioni siano passati ed ormai non ci siano più. Niente di più falso.
Secondo la World Watch List del 2019, sono 245 milioni i cristiani perseguitati per la propria fede ed il numero dei cristiani uccisi per ragioni legate alla fede è salito dai 3.066 del 2017 ai 4.305 del 2018, con la Nigeria ancora principale terra dei massacri.
Sono 11 i Paesi che rivelano una persecuzione estrema: Corea del Nord (tra i 50 ed i 70mila cristiani sono detenuti nei campi di lavoro per la propria fede) poi Afghanistan, Somalia, Libia, Pakistan (ricordiamo Asia Bibi, cristiana accusata di blasfemia, ora finalmente libera in Canada). Le chiese attaccate sono state in totale 1.847 nel 2017. In Asia e Medio Oriente 1 cristiano su 3 è perseguitato. La Cina è al primo posto per incarceramento dei cristiani.
Il motivo principale dell’oppressione cristiana? L’islam.
La situazione è tragica nonostante il silenzio dell’Occidente: l’80% degli attacchi e delle discriminazioni per motivi religiosi ha avuto i cristiani per vittime, anche in Europa.
In Francia c’è stato un aumento degli atti di vandalismo, dei furti, degli incendi nelle chiese. Tra 2008 e 2019 le azioni cristianofobiche sono quadruplicate. Molti attacchi sono a firma islamica e tra gli autori identificati il 60% è minorenne: che generazione si sta affacciando?
In Pakistan, a Faisalabad, un bambino cristiano di 11 anni, Badal Masih, è stato ucciso a sprangate di ferro dal suo datore di lavoro e dal fratello di questo, entrambi musulmani, poi fuggiti dopo l’omicidio.
Il bambino, per pochi centesimi al giorno, raccoglieva i rifiuti nella discarica del suo assassino. Tra i due c’è stato un dissidio a causa di poche rupie (equivalenti a un euro), che il bambino avrebbe ricevuto in prestito dal suo capo per delle spese necessarie per la famiglia. Dopo aver restituito a fatica la somma, ha comunicato al suo capo di non voler più lavorare per lui e dopo è stato ucciso.
Tutto questo ha portato Jeremy Hunt, Segretario di Stato britannico, a parlare di cristianofobia e ad intimare ai governi, in particolare del Medio Oriente e dell’Africa del Nord, di tutelare i cristiani.
Tra le tante vicende di persecuzioni, ne riportiamo due.
Khiria Al-Kas Isaac, 54 anni, cristiana irachena fuggita dallo Stato islamico in Kurdistan, ha risposto così agli islamisti che volevano costringerla ad abiurare: «Sono nata cristiana e se per questo dovrò morire, preferisco morire cristiana».
Al rifiuto di convertirsi all’islam, è stata imprigionata per 10 giorni insieme ad altre quaranta donne. Tutte venivano frustate ma nessuna si è convertita. Un giorno un terrorista le ha premuto la spada sul collo e le ha detto: «Convertiti o sarai decapitata». E lei: «Sarò felice di essere una martire». Khiria per fortuna è riuscita a mettersi in salvo ad Ankawa insieme ad altri cristiani.
Incredibile è invece il coraggio dimostrato da un bambino nigeriano, Hassan, di appena tre anni che quando i terroristi islamici gli hanno intimato di consegnare la Bibbia che aveva in mano si è rifiutato. I miliziani gliel’hanno strappata di mano e gettata in un rogo lì vicino. Hassan è corso per recuperarla ma è stato colpito alla testa ed è finito dentro il fuoco. Per fortuna, nonostante le gravi ustioni, il bambino è sopravvissuto.
Quando andiamo a pregare in chiesa, pensiamo ai milioni di cristiani che hanno visto le proprie chiese distrutte o che non hanno la libertà di entrarci. Quando leggiamo il Vangelo, pensiamo a chi in Cina li distribuisce rischiando il carcere. Quando ci insultano o ci maltrattano perché siamo cristiani, o magari ci isolano a scuola o al lavoro, pensiamo a tutti quei martiri che sono stati incarcerati e torturati per Cristo.
I martiri anche oggi ci sono e sono tanti. Alcuni sconosciuti, altri già sugli altari. Grandi e piccoli, dotti e semplici, da ogni parte del mondo. Meditando sulle loro vite, tanti cristiani di oggi si sono salvati, tanti hanno ritrovato la fede. È un sangue che dà vita, come il Sangue di Cristo.