MARIA SS.
L’anima trapassata dalla spada. I 7 Dolori della Madre
dal Numero 9 del 3 marzo 2019
di Padre Stefano M. Manelli, FI

Le “sette spade” evangeliche delle sofferenze dell’Addolorata sono sette abissi di dolori che si accavallarono l’uno più sterminato dell’altro sull’anima di Maria nei giorni della redenzione. Conosciamo questi dolori? La Quaresima è il tempo propizio per contemplarli.

Alla scuola di non pochi grandi santi, dottori della Chiesa e teologi eminenti, la Madre di Dio, Maria, per la sua dignità “quasi infinita” (come insegna soprattutto san Tommaso d’Aquino) e per la sua santità eccelsa, fin dalla sua concezione immacolata ebbe da Dio il singolare privilegio dell’uso di ragione e della scienza infusa per la conoscenza del mistero della Redenzione, pur non sapendo ancora, Ella, della sua predestinazione a Madre del Verbo Incarnato. Tale è il pensiero, ad esempio, di san Francesco di Sales e sant’Alfonso de’ Liguori, dottori della Chiesa.
San Bernardo, da parte sua, afferma che la Madonna fin dalla sua concezione venne illuminata dall’Alto sugli oracoli dei profeti riguardanti il Messia divino, ossia il Verbo Incarnato Redentore universale. Ciò significa che Ella poté in certo modo antivedere il Messia Redentore in tutto lo svolgimento della sua vita di sacrificio, conclusa con l’immolazione cruenta sul Calvario, in espiazione di tutte le colpe dell’intera umanità.
Di conseguenza, è ben possibile, da ciò, dedurre che già fin da quando era nel grembo materno di sant’Anna, la Madonna potette avere la conoscenza dolorosa del mistero del Dio fatto uomo, tutto umile, povero, maltrattato, perseguitato, accusato, calunniato, rinnegato, tradito, condannato, flagellato, crocifisso, ucciso!
Questa conoscenza dolorosa della missione del Messia divino non poteva non imprimersi nell’anima innocente della Madonna, arricchita ancora più, negli anni dell’infanzia e della fanciullezza, dalla conoscenza personale e diretta delle Scritture, che la immergevano in una meditazione dolorosa, sempre più penetrante e sempre più lacerante, proprio come una spada spinta nelle profondità della sua anima. Questa è appunto la “spada” profetizzata della missione redentrice per riparare la Giustizia di Dio offesa dagli uomini; questa è la “spada” della Passione e Morte del Nuovo Adamo, Redentore universale, al quale è inseparabilmente unita la Nuova Eva, Madre Corredentrice universale.
All’Annunciazione, poi, ancor più illuminata dalle parole dell’angelo Gabriele sulla incarnazione del “Figlio di Dio” e sulla missione redentrice di Gesù, ossia del “Dio che salva”, la Madonna, accogliendo il Verbo nel suo grembo vergine, venne ad essere talmente unificata al Figlio Redentore “crocifisso” che san Bernardino da Siena ha potuto scolpire in una frase luminosa quel mistero dell’Incarnazione redentrice, affermando che Maria Santissima, all’atto della prodigiosa concezione verginale di Gesù, «cum Christo crucifixa est, et crucifixa concrucifixum concepit»: concepì “Gesù” crocifisso, essendo Ella stessa già crocifissa con Lui.
Infine, alla Presentazione di Gesù Bambino al Tempio di Gerusalemme, dal santo vegliardo, Simeone (cf. Lc 2,35), Maria vergine ebbe la seconda “rivelazione” – come la chiamava il papa Giovanni Paolo II – della sua diretta partecipazione, con l’anima trapassata dalla spada, al mistero della Redenzione universale per operare la restaurazione del piano creativo di Dio, distrutto dalla miseranda caduta nella colpa originale dei nostri Progenitori (Adamo ed Eva), restaurato, quindi, dall’immolazione congiunta e unificata del Nuovo Adamo, Gesù, il Figlio Redentore, crocifisso nel corpo, e della Nuova Eva, Maria, la Madre Corredentrice, “trapassata dalla spada nell’anima” (cf Lc 2,35).
    Orbene, la nostra meditazione su questo mistero di sommo dolore-amore non dovrebbe mai venir meno nella nostra vita. Sappiamo, infatti, di molti santi e sante che sono stati innamorati particolarmente ardenti e appassionati della Passione e Morte di Gesù Crocifisso, da essi meditata con affetto di fuoco e con lagrime cocenti. Ricordiamo, al riguardo, san Pio da Pietrelcina, lo stimmatizzato del Gargano, il quale, fin da quando era giovane frate cappuccino si immergeva ogni giorno nella meditazione della Passione e Morte di Gesù, e versava lacrime su lacrime, capaci di scavare, col tempo, due canaletti sul legno del banchetto del suo inginocchiatoio...
Ma se gli uomini santi hanno sofferto e pianto meditando sul Crocifisso, che cosa dobbiamo mai pensare delle sofferenze della Madonna quando viveva, giorno dopo giorno, ora dopo ora, l’intero svolgersi della missione redentrice, fino al suo compimento straziante sul Calvario? Non aveva forse la Madonna stessa rivelato a santa Brigida che «il pugnale di dolore vaticinatomi da Simeone rimase perennemente immerso nel mio petto»? Così, difatti, Ella visse sulla terra, fino alla morte di Gesù, con il “pugnale” immerso nel suo petto! Quale miracolo di grazia non dovette Ella ricevere per sostenere dolori così grandi?
Santa Margherita da Cortona, la penitente terziaria francescana, volle chiedere a Gesù stesso, con tante lacrime, la grazia di poter provare il dolore della Mamma sua Addolorata quando stette ai piedi della Croce, sul Calvario. Con questa grazia, in un giorno ella rivisse tutto il dramma della Passione e Morte di Gesù, stando in Chiesa, tutta immedesimata alle stesse sofferenze che la Madonna patì sul Calvario: santa Margherita, infatti, dal mattino si era messa ai piedi di una Croce, ed era diventata una moribonda, con il viso cinereo, mentre batteva i denti, fredda come il ghiaccio..., fino all’ora della morte di Gesù. Cerchiamo di unirci anche noi ai dolori della Madonna con la recita della Corona dei suoi Sette Dolori.

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