I FIORETTI
“Io, docile strumento nelle mani della Madonna”
dal Numero 48 del 16 dicembre 2018
di Suor M. Immacolata Savanelli

Padre Pellegrino offre alcuni pensieri, raccolti dalle labbra di padre Pio, che esprimono significativamente ciò che la Madonna era per il grande Confessore del Gargano e ciò che a sua volta egli desiderava e si impegnava ad essere per la celeste Madre.

Oltre all’importanza della preghiera mariana, padre Pio, in diverse occasioni, ha fatto capire a padre Pellegrino, meravigliato delle sue molteplici attività ministeriali, che tutto era dovuto all’intervento della Madonna. Ecco cinque citazioni significative del Santo che vengono commentate di volta in volta.

1) «Ti ho già detto tante volte che io mi sento e credo di essere, pure nella mia indegnità, il figlio della Madonna. E ti ho già detto tante volte che la Mamma celeste è l’anello di congiunzione tra l’umanità e la divinità. È lei che crea il mio campo di azione e l’atmosfera, è lei che mi dà l’ossigeno, è lei che con i suoi profumi mi esalta quasi, e mi fa apparire un maggiorato nello spirito» (1).
Padre Pio qui afferma non solo di sentirsi figlio della Madonna, ossia di percepire sensibilmente e, quindi, di assumere un atteggiamento filiale consono a questo suo sentire – come ampiamente documentato nella corrispondenza epistolare con i direttori spirituali –, ma crede a questa verità di fede. Il suo credere è molto più importante del suo sentire – anche se quest’ultimo ha le sue profonde radici in quel sensus fidei presente in ogni battezzato in grazia – perché il suo credere sottolinea la rettitudine del suo sentire che ha saldo fondamento nella Sacra Scrittura (cf. Gv 19,26) e nell’insegnamento della Chiesa. Definisce, inoltre, la Madonna «anello di congiunzione tra l’umanità e la divinità». Questa espressione non significa che per padre Pio la Madonna è l’unica mediatrice tra Dio e l’umanità. Per comprendere bene, infatti, questo suo pensiero basti ricordare quanto in altre occasioni ebbe a dire. Ad una figlia spirituale, che gli chiese un pensiero sulla Madonna, rispose con le seguenti parole che esprimono il ruolo di mediazione della Vergine Santissima: «Non ti basta sapere che è la Madre di Gesù?» (2), come anche: «Siamo immensamente grati alla Madonna perché è stata lei che ci ha dato Gesù» (3). È chiaro che l’unico Mediatore è Cristo, ma la Madonna per la sua maternità divina ha reso possibile l’incarnazione, rendendosi in tal modo anello di congiunzione tra l’umanità e la divinità. Siccome, poi, tutta l’azione specifica del sacerdote (ministro ordinato) ha come fine la divinizzazione dell’uomo, questo è il senso di quel campo di azione che crea la Madonna. Ella cioè offre a padre Pio, come ad ogni sacerdote, la possibilità di agire in questo ambito, che è quello della divinizzazione dell’uomo, che non ci sarebbe stata senza l’incarnazione. La divinizzazione dell’uomo, poi, si attualizza ancora mediante Lei. Il Santo, infatti, la definisce «atmosfera», facendo intendere l’essenzialità del ruolo che la Madonna svolge nell’attività pastorale. Senza l’atmosfera sarebbe impossibile vivere ed operare sulla Terra, per cui sembra si possa affermare che per padre Pio è impossibile agire nell’ambito della grazia senza la Madonna. Ciò viene ulteriormente indicato con il termine «ossigeno», utilizzato dal Santo poco oltre. Ancor più degna di nota, però, è l’espressione: «È lei che con i suoi profumi mi esalta quasi, e mi fa apparire un maggiorato nello spirito». Vien, infatti, da chiedersi: quali sono i profumi della Madonna che esaltano padre Pio e lo fanno apparire «un maggiorato nello spirito»? Come si può comprendere dal contesto in cui è inserita la frase e dagli insegnamenti della Sacra Scrittura (cf. 2Cor 2,14-15; Ap 5,8; Ef 5,2), i profumi della Madonna sono le sue virtù, che salgono a Dio come soave odore, ma che vengono anche “respirati” da padre Pio perché egli, sentendo e credendo di essere figlio di Maria, viene rivestito dai connotati spirituali di Lei, tanto da apparire «un maggiorato nello spirito».

2) «Io mi sento come una barchetta a vela, spinto dal respiro della Mamma celeste. Anche se sperduto in alto mare, io sono tranquillo. Non so dire come comincio, né so dire come finisco nelle varie imprese; ma non mi sento incerto perché sono diretto spiritualmente da lei» (4).
Questa seconda citazione ci offre la possibilità di cogliere l’unione intima di Maria con lo Spirito Santo nell’anima del Santo. Difatti, Gesù aveva detto a Nicodemo: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,8). E padre Pio, spinto dal respiro della Madonna – che lo dirige spiritualmente –, non riesce a dire né come comincia, né come finisce nelle diverse attività che intraprende.

3) «Si dice che qualsiasi amore naturale fa compiere gesta eroiche e mirabili. Che cosa allora non deve esser[ci] di strabiliante, se si considera questa sorgente di carità che è la Mamma celeste?! Io ho l’impressione che sia lei che si mette a far tutto al mio posto. Il suo sorriso materno mi incoraggia a rimanere sempre in servizio in questo mondo, da cui vorrei uscire. Rimango – e mi auguro sempre attivo – per la forza che attingo da lei» (5).
In questo terzo passo, padre Pio fa comprendere che la «sorgente» della sua attività è la «carità» della Mamma celeste. Non esita, poi, a dichiarare che gli sembra addirittura che la Madonna agisca al suo posto. Nella sua attività pastorale, dunque, è da vedere la sollecita premura materna di Maria Santissima. Da queste espressioni di padre Pio ci si può persuadere della veridicità della seguente riflessione: «La dottrina sulla maternità spirituale di Maria Santissima [...] costituisce il respiro e l’alimento continuo di padre Pio, il suo modello primario nella dedizione davvero “materna” alle anime, ai peccatori, agli infermi, ai sofferenti, in quella eroica dedizione che lo teneva chiuso nel confessionale fino a dodici e più ore al giorno per illuminare e purificare, per sanare e rigenerare le anime che venivano a lui da ogni parte» (6). Mentre la Madonna agisce tramite il suo figlio fedele, d’altra parte lo incoraggia con la sua benevolenza e gli dona la forza di sopportare il penoso esilio. Dal passo che stiamo esaminando si evince anche che il Santo aveva chiesto alla Madonna la grazia di rimanere sempre attivo nel servizio pastorale verso i fratelli. Fino all’ultimo giorno della sua vita terrena, in effetti, il Santo ha continuato a svolgere il suo ministero sacerdotale nonostante le numerose infermità e sofferenze, morali e spirituali.

4) «Se non mi sentissi sempre a fianco la Vergine Santissima, intenta a dispensare grazie a piene mani, io mi considererei un povero filantropo, e allora sì che sarei un “poveruomo” determinato ad unum, cioè un povero deficiente indegno di premio e di castigo, non imputabile, irresponsabile» (7).
In questa sua confidenza, il nostro Santo svela a padre Pellegrino che nell’attività pastorale “sente” accanto a sé la Madonna, che nella sua carità verso le anime è intenta a dispensare grazie a piene mani. Solo per questo padre Pio sa che la sua azione a beneficio delle anime si attua veramente sul piano soprannaturale della grazia e, poiché, dunque, non si riduce a mera filantropia, è meritevole anche di premio eterno.

5) «Non facciamo confusione. Io, docile strumento nelle mani della Madonna, durante tutta la mia vita, ho voluto far un po’ di pulizia nelle anime, queste anime ho voluto adornarle di buoni propositi, sia assolvendo, sia negando l’assoluzione» (8).
In quest’ultima citazione che riportiamo sull’argomento, padre Pio sembra sintetizzare il fine della sua attività apostolica che, come si può leggere, lega al suo ministero di confessore. Soprattutto in confessionale egli si sentiva uno strumento nelle mani della Madonna. Da Lei, però, riceveva anche «una bevanda speciale» che lo faceva sentire «sempre forte e pronto»: «La sete ardente di distruggere ogni male e di operare ogni bene». A padre Pellegrino, poi, che gli fece notare che non era possibile che la sete fosse nello stesso tempo una bevanda, spiegò: «Sta’ tranquillo: la sete di bene, di carità della Mamma celeste diventa per noi la bevanda più buona dell’universo» (9). Ciò, dunque, che spingeva il Santo a trascorrere le molte ore giornaliere nel confessionale a contatto con il peccato era proprio questa sete, ovvero questo desiderio di bene e di carità della Madonna che, comunicato a colui che si definiva strumento nelle sue mani, mentre lo faceva ardere dal desiderio di giovare ai fratelli donando loro il sommo Bene, nello stesso tempo era per lui «una bevanda speciale» che “nutriva” la sua vita spirituale (10). Per questo padre Pellegrino, nel ricordare l’attività di confessore svolta in modo instancabile per tanti anni, ha scritto: «Di lei si considerava schiavo e a lei attribuiva i frutti del lavoro espletato nel confessionale, riservandosi, forse, soltanto il merito di averne ottenuto e di ottenerne, con la preghiera, una continua assistenza» (11). Si può comprendere, dunque, perché disse al suo confratello: «La nostra grandezza sfortunatamente per alcuni, fortunatamente per altri e anche per me, consiste nel riconoscerci inutili e nell’offrirci a qualcuno per diventare utili in qualche maniera a noi stessi e al prossimo: offri tutto te stesso e tutto quello che possiedi alla Madonna». Come anche: «Mettiti appresso a lei: ti sentirai un sacerdote meno indegno e avrai la gioia di portare a Dio tanti fratelli. Per lei Dio, dove non vede le condizioni necessarie per una normale e giusta assoluzione, le crea dal niente. Ella fa compiere un atto di fede a Dio. Solo accomunando la Madonna al tuo sacerdozio, diventerai efficace nel campo della grazia, per [far] germinare i figli di Dio e i santi della terra». «Fatti schiavo della Madonna, non mio, ed obbedisci ad ogni suo cenno, previeni ogni suo materno desiderio» (12).
Sull’argomento si può riportare anche la seguente conversazione così ricordata da padre Pellegrino: «“[Ah] se offri una buona volta alla Madonna tutti i tuoi sogni e tutte le tue brillanti aspirazioni, vale a dire tutto te stesso!”. “È una parola, padre!”. Riuscì a dirmi soltanto: “Sì, è una parola! Ma ci guadagnerai con una Mamma tanto generosa”. Poi singhiozzando continuò: “Anche per lei... era una parola!... Eppure si è giocato tutto per noi sul Calvario. E con noi... lei... non ci ha guadagnato nulla» (13).
Proprio sul Calvario, in effetti, come ci ricorda san Giovanni Paolo II, ha inizio espressamente l’affidamento dell’uomo alla Madre di Cristo. E se il cristiano, seguendo l’esempio dell’apostolo Giovanni, si affida filialmente a Maria «e la introduce in tutto lo spazio della propria vita interiore» (14), sperimenta quella materna carità con la quale la Madre del Redentore coopera alla rigenerazione e formazione dei fratelli del Figlio suo, «secondo la misura del dono, propria di ciascuno per la potenza dello Spirito di Cristo». Il sacerdote fa tale esperienza non solo per sé, ma anche per coloro che il Signore ha affidato al suo ministero pastorale. Dopo tutto quanto si è appena detto, si può comprendere, perché padre Pio una volta, avendo «una punta polemica, quasi feroce, contro coloro che mettono in dubbio questa continua presenza della Vergine Santissima [...] nell’apostolato», disse: «Sono sciocchi quei figli che continuano ad aver paura, anche quando sono in braccio alla Mamma. E temono perché sono dubbiosi delle capacità della Mamma celeste. Quanto sono schiocchi! Sembra [loro] che lei affidi ai figli troppe cose da fare. Sembra così anche a te. Non è vero? A me bastano i suggerimenti e gli sguardi della Mamma celeste per darmi ogni possibilità e tanto coraggio nella carità verso i fratelli» (15).
E padre Pellegrino Funicelli ha potuto con ragione asserire: «Sempre, in ogni circostanza, come confratello e soprattutto come confessore egli, con gli esempi e con gli atteggiamenti oltre che con i suggerimenti e le esortazioni, mi aveva invogliato a venerare la Mamma celeste, mi aveva esortato a gustare la gioia di amarla svisceratamente» (16).
Possano i sacerdoti sull’esempio di padre Pio prendere Maria nella propria vita e, affidandosi a Lei nel loro ministero sacerdotale, sperimentarne la materna e squisita carità.  


NOTE
1) Padre M. IasenzaNiro, Padre Pio parla della Madonna, San Giovanni Rotondo 2008, p. 210.
2) C. Morcaldi, La mia vita vicino a padre Pio, Edizioni Dehoniane, Roma 2000, p. 52; cf. anche padre A. D’Apolito, Padre Pio da Pietrelcina. Ricordi - Esperienze - Testimonianze, San Giovanni Rotondo 2005, p. 195.
3) Cf. N. Castello - S. M. Manelli, La «dolce Signora» di padre Pio, Cinisello Balsamo 1999, p. 109.
4) Padre M. IasenzaNiro, Padre Pio parla della Madonna, p. 210.
5) Ivi, pp. 212.
6 N. Castello - S. M. Manelli, La «dolce Signora» di padre Pio, pp. 131-132.
7 Padre M. IasenzaNiro, Padre Pio parla della Madonna, pp. 212-213.
8 Ivi, p. 207.
9 Ivi, p. 214.
10 In effetti, come ci ricorda la Lumen gentium nello svolgere il loro ministero, i sacerdoti «ascendano [...] ad una maggiore santità» (n. 41).
11 Padre Pellegrino Funicelli, Padre Pio tra sandali e cappuccio, Leone Editrice, Foggia 2006, p. 175.
12 Padre M. IasenzaNiro, Padre Pio parla della Madonna, pp. 31; 45; 208.
13 Ivi, p. 104.
14 San Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, n. 45.
15 Padre M. IasenzaNiro, Padre Pio parla della Madonna, p. 212.
16 Padre Pellegrino Funicelli, Il sacerdozio di padre Pio, conferenza del 18 aprile 1985, tenuta a San Giovanni Rotondo, citata in padre M. IasenzaNiro, Padre Pio parla della Madonna, p. 11.

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