MARIA SS.
Se Maria non è Madre di Dio, vana è la nostra fede
dal Numero 42 del 4 novembre 2018
di Padre Luca M. Genovese

«Se la Vergine non ha veramente partorito Dio... tutto ciò che costituisce la causa della nostra salute si riduce a nulla». Queste splendide parole del Concilio di Efeso ben descrivono e sintetizzano il colpo inferto all’eresia dei doceti dalla Vergine Santissima, vera Madre di Dio.

Dopo gli ebioniti la persona di Maria Santissima si oppone ai doceti. Lo loro falsa dottrina cristiana invece che negare la divinità di Cristo, negava l’umanità del Salvatore. Cristo era per loro solo un uomo apparente: in realtà era tutto ed integralmente una divinità, l’unico Dio.
  Il capostipite di questa eresia si considera Simon Mago, personaggio storico che è testimoniato dagli Atti degli Apostoli (8,9-24). In realtà Simon Mago, lungi da essere uno spiritualista come potrebbe far pensare la sua dottrina, era un uomo dedito al denaro. Per denaro voleva comprare il potere di infondere lo Spirito Santo con l’imposizione delle mani, come vedeva fare dagli Apostoli.
Non si staccava dal diacono Filippo e dagli altri per ricevere anche lui questo dono. Ma Pietro, il capo degli Apostoli, smaschera abilmente l’inganno di Simone dicendogli: «Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio. Non v’è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. Pentiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero. Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d’iniquità» (At 8,20-23).
Probabilmente Simone voleva servirsi di quel potere divino per diventare ricco, o quanto meno per aver prestigio come gli aveva procurato la sua fama di mago. Pare divenisse molto influente anche a Roma, sotto gli imperatori Claudio e Nerone. Fondò lì la sua setta gnostico-religiosa che si sparse in tutto l’impero. Morì miseramente a Roma cercando di dar prova della sua onnipotenza, vittima dei suoi stessi falsi miracoli, come ci raccontano le prime fonti cristiane.
Simone tra le altre cose insegnava che le sofferenze e la morte di Cristo erano apparenti, come apparente era il suo corpo: di qui il nome di “docetismo” (dal greco dokéin = apparire) dato alla teoria della sua setta.
Negli Atti le parole dell’apostolo Pietro, prima autorità della Chiesa, si ritiene che valgano come un’odierna scomunica: la sua dottrina non era retta perché la sua anima non lo era.
I santi Padri traggono proprio da Maria Santissima il materiale dottrinale per debellare la sua eresia. Secondo i seguaci della setta Cristo “sembrava” un uomo (dokéin) ma in realtà non lo era. Gesù era nato come uomo da Maria e Giuseppe. Poi con il battesimo di Giovanni Battista sarebbe stato investito di “virtù divina”, questa virtù sarebbe il Cristo, Dio onnipotente. La virtù (Cristo) avrebbe abbandonato Gesù nel momento della Passione e Morte e poi sarebbe tornata con la Risurrezione. Tutto per negare a Cristo l’umanità di Gesù! Una vera acrobazia mentale che però contraddice in pieno le Sacre Scritture.
Infatti nel Vangelo si dice chiaramente che la Vergine Maria concepisce per opera dello Spirito Santo (cf. Mt 1,20) e non per virtù di Giuseppe. Questa è la prova della divinità di Cristo.
Inoltre Maria Santissima partorisce il Figlio (cf. Mt 1,21), segno che questo Dio concepito in Lei è anche un uomo perché nato attraverso un vero parto umano (sebbene singolare perché verginale).
Ecco che Maria in due passaggi distinti della sua vita smonta completamente questa eresia che tanto danno ha fatto nella prima Chiesa apostolica: con l’annunciazione infatti dimostra che non ha concepito Gesù per opera d’uomo e quindi Gesù non è persona umana ma divina; con il parto inoltre dimostra di aver dato alla luce veramente una creatura umana unita alla divinità.
Le elucubrazioni dei doceti somigliano di più ai miti pagani, a favole in cui il divino appare e scompare senza una motivazione precisa, così come gli dèi pagani a volte manifestavano passioni umane, altre volte potenza e virtù soprannaturali.
Per questo il docetismo si diffuse per lo più a Roma ed in altri ambienti giudaici e pagani come continuazione di una religiosità fumosa, fantasiosa ed irrealistica come era quella pagana e falso giudaica che non aveva lo scopo di edificare e portare alla virtù ma solo di colpire il fedele con opere meravigliose. Teniamo presente il detto sempre vero di Paolo che parla così ai Corinti: «E mentre i giudei chiedono i miracoli e i greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,22-23).
Sant’Ignazio d’Antiochia, nelle sue lettere di esortazione ai cristiani dell’Asia, afferma con chiarezza la Dottrina cristiana che ha ascoltato a viva voce dalla bocca degli Apostoli (era stato discepolo di Giovanni evangelista): «In Gesù Cristo vi è la carne e la divinità; la carne l’assunse da Maria, la divinità gli veniva da Dio. Gesù Cristo è stato portato nel seno di Maria, è realmente nato da Lei: ha mangiato, ha bevuto, ha dormito ed ha veramente patito ed è morto» (Sant’Ignazio di Antiochia, Epistola a Policarpo, 3).
I doceti sostenevano molto razionalisticamente che Dio non poteva farsi uomo – ed in questo somigliavano agli ebioniti – perché facendo ciò Dio avrebbe diminuito se stesso, cioè non sarebbe più stato Dio. Questo poteva essere vero se Cristo avesse smesso di essere Dio, essendo un uomo; ma in realtà Dio rimane sempre uguale a se stesso pur nell’unione delle due nature. È vero che Dio si è umiliato facendosi uomo, ma l’ha fatto non per diminuire se stesso ma unicamente per espiare le nostre colpe e renderci così eredi del Regno dei cieli. Maria Santissima si è fatta mediatrice di questa offerta sacrificale che Dio ha predisposto nella sacrosanta umanità di Cristo al fine di realizzare l’opera della Redenzione. Maria Santissima è così importante in quest’opera di salvezza predisposta dal disegno divino che un grande santo e dottore della Chiesa come san Gregorio di Nazianzo arriva a dire che: «Se alcuno non professa Maria Madre di Dio, questi non riconosce la divinità. Se alcuno, non professa che Cristo è stato formato nel seno della Vergine in maniera divina e umana, ma dice che di altra sostanza venne formato, e solo sia passato per Lei come per un canale, costui si tenga pari all’ateo» (San Gregorio di Nazianzo, Discorsi).
C’è una conseguenza terribile che viene dalla dottrina docetista: la mancanza di fede nella umanità di Cristo priva gli uomini del loro rapporto salvifico con Dio. Mai gli uomini potranno essere resi figli di Dio perché la divinità non si unirà mai all’umanità e l’uomo rimarrà sempre ed irrimediabilmente peccatore, senza speranza di salvezza. Così recita infatti il Concilio di Efeso, il terzo della Chiesa Cattolica (431 d.C.): «Se l’Incarnazione del Figlio di Dio non è che una figura, se la Vergine non ha veramente partorito Dio, il Verbo stesso disceso dal Padre, non ha dunque assunto il seme di Abramo, non si è dunque fatto simile a noi; e così tutto ciò che costituisce la causa della nostra salute, si riduce a nulla, dal momento che si ripudia la Maternità Divina. Ammesso questo errore, tutta la nostra fede svanisce, cadono la croce, la salute e la vita del mondo, e con essi, cade la fiducia del genere umano».
Anche la fede nella Santissima Eucaristia per questa eresia perde tutto il suo valore. L’Eucaristia infatti, che è il Corpo di Cristo formato in Maria, il più grande mistero esistente al mondo, presuppone la fede nella divinità di Cristo inseparabilmente unita alla umanità di quel Santissimo Corpo. Per questo sant’Ignazio di Antiochia esortava i doceti ad astenersi da essa perché in realtà non vi credevano: «Si astengono dalla Eucaristia, perché non riconoscono con noi che l’Eucaristia è la carne di Nostro Signore Gesù Cristo; quella carne che ha patito per i nostri peccati, e che il Padre ha risuscitato nella sua misericordia» (Sant’Ignazio di Antiochia, Lettera agli Smirnesi).

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