MARIA SS.
Alla tomba della Vergine
dal Numero 32 del 12 agosto 2018
di Carlo Codega

La solennità dell’Assunzione suggerisce una salutare e preziosa riflessione sugli ultimi momenti della vita terrena della Vergine Maria, prima della sua gloriosa assunzione in Cielo in anima e corpo. A Gerusalemme alcuni edifici sacri sembrano parlarci proprio di questo.

Ci siamo fermati sul colle della Santa Sion per contemplare l’amorosa morte di Maria Santissima nel luogo ove ora sorge la Basilica della Dormizione, così vicina al Cenacolo, il luogo dell’Istituzione dell’Eucaristia e della Pentecoste. Con il transito e la dormizione di Maria Santissima sembrerebbe che il nostro prolungato pellegrinaggio nei luoghi mariani di Terra Santa debba avere fine, ma un ultimo santuario gerosolimitano attende i nostri passi: la Chiesa dell’Assunzione di Maria o Tomba della Vergine, affidato ora congiuntamente ai greco-ortodossi e agli armeni ortodossi. Per ben comprendere ciò di cui stiamo per trattare è necessario soffermarci qualche riga per far luce sul mistero del termine della vita di Maria e sui molti problemi che sorgono attorno ad esso.


Dormizione, morte e assunzione

Dicevamo già la scorsa puntata che sin dall’antichità il passaggio di Maria Santissima al Regno dei cieli non è stato definito “morte” quanto piuttosto “transito” o “dormizione”, in greco “koimesis”. Da ciò alcuni odiernamente pretendono di trarne automaticamente la conseguenza che la Madre di Dio non sarebbe morta ma sarebbe transitata al Paradiso senza morire (cioè senza che l’anima si distaccasse dal corpo), venendo quindi immediatamente assunta in Cielo. Questo privilegio dell’immortalità viene poi collegato da questi alla sua Immacolata Concezione: dato che la morte è la pena del peccato originale, allora Maria Santissima – immune da questo – non avrebbe nemmeno potuto morire ma avrebbe goduto del privilegio preternaturale concesso ai Progenitori. Anche se il Magistero della Chiesa non si è espresso su questo punto e anche se tale ipotesi rimane plausibile, va detto che il termine “dormizione” in ogni caso non è una prova della presunta immortalità della Madonna, quanto piuttosto un escamotage letterario per descrivere la soavità degli ultimi istanti terreni della Madre di Dio, ben diversi dalla “morte” di qualsiasi altro uomo, accompagnata da dolore e sofferenza. Anzi la tradizione di Gerusalemme – che rimonta al II-III secolo – sembra indicarci piuttosto che la Madonna sia effettivamente morta e abbia avuto per qualche tempo una sepoltura, prima di essere assunta in Cielo: il luogo della dormizione – ovvero della morte soave – sul colle di Sion è infatti ben distinto dal luogo dell’Assunzione che, con il nome significativo di “tomba della Vergine”, trova spazio proprio nel sito di sepoltura tradizionale degli ebrei di Gerusalemme, la valle del Cedron o valle di Giosafat. Se il luogo in cui la Madonna è morta è distinto da quello in cui è stata assunta in Cielo, evidentemente la Santissima Madre di Dio ha dovuto morire, cioè vivere il distacco dell’anima dal corpo, e vedere il suo corpo consegnato ad un sepolcro per qualche giorno, prima che con l’Assunzione in Cielo, la potenza dell’Altissimo ricongiungesse l’anima e il corpo per assumere in Paradiso Maria Santissima con un privilegio unico, che noi potremo sperimentare solo dopo la resurrezione della carne. Dobbiamo comunque ammettere che per l’onore della Santissima Vergine e l’amore che gli porta il suo divin Figliuolo, il corpo di Maria non andrò incontro a putrefazione ma rimase illibato e probabilmente – come sostengono diversi scritti apocrifi antichi – il tempo di permanenza del corpo nel sepolcro fu, per identificazione con quello di Gesù, proprio di tre giorni.


Efeso o Gerusalemme

Affrontata questa prima questione teologica rimane però un dubbio storico: secondo alcuni il luogo della morte di Maria Santissima non sarebbe stato Gerusalemme ma Efeso, in Asia Minore, l’odierna Turchia. Ciò si dovrebbe ammettere in primo luogo come compimento delle ultime parole di Gesù sulla croce, con le quali affidava a san Giovanni la propria madre. Ma se è vero che l’Apostolo prediletto «la prese in casa sua» (Gv 19,27) allora Maria avrebbe dovuto seguire san Giovanni anche a Efeso, in Asia Minore, dove il santo Evangelista fissò la sua dimora, e qui la Madre di Dio sarebbe anche morta. A rafforzare questo argomento scritturale furono soprattutto le esperienze mistiche della beata Catherina Emmerick nell’800: la Beata, in seguito a una visione, seppe indicare con precisione la “casa della Madre di Dio” in un luogo a 7 km dalla città di Efeso, sul colle dell’Usignolo, descrivendo perfettamente le fattezze di questo edificio, anticamente venerato ma a quel tempo caduto in oblio. Oltre a questo, però, la Beata nelle sue rivelazioni disse che si trattava anche della casa in cui Maria trascorse i suoi ultimi giorni, e quindi il luogo della morte e dell’Assunzione in Cielo. Questa convinzione però, più che dalla visione, le derivava forse dalla sentenza universalmente diffusa a quel tempo secondo cui Maria sarebbe morta ad Efeso, sentenza derivata da un’interpretazione arbitraria degli atti del Concilio di Efeso (431) da parte del grande storico ed erudito settecentesco Sebastien Le Nain de Tillemont. In effetti – eliminata questa errata interpretazione degli atti del Concilio – nessun documento né tradizione antica riconosce Efeso come luogo del transito di Maria, mentre già dal II e III secolo svariati scritti apocrifi non solo descrivono la gloriosa morte e l’Assunzione al Cielo di Maria Santissima ma la situano chiaramente a Gerusalemme, nella Valle del Cedron. Nel IV secolo poi la tomba della Vergine – già meta di devozioni, come attestano alcune iscrizioni – venne trasformata in una chiesa rupestre, costruendo anche un deambulatorio per girare attorno alla benedetta roccia che accolse il corpo della Madre di Dio. Nel 490 l’imperatore Maurizio, oltre a imporre nell’Impero orientale la festa dell’Assunzione, costruì sopra la grotta una grande basilica a pianta circolare, che non sopravvisse però all’invasione araba del VII secolo. Analoga sorte toccò alla grande chiesa abbaziale benedettina sorta nel XII secolo ma distrutta dopo settant’anni dall’invasione del feroce Saladino, che risparmiò solo la tomba della Vergine, per il rispetto che nutriva per la Madre di Gesù.


Nella valle del giudizio finale

Già la semplice ubicazione della tomba della Vergine può farci riflettere un po’ sul significato che questa deve avere nei piani divini. La valle di Giosafat è un avvallamento che divide la spianata del Tempio – il colle sacro per eccellenza per gli ebrei – dal monte degli Ulivi, santuario dei ricordi della Passione di Nostro Signore, ed è percorso dal fiume Cedron, ricordato anche nelle Sacre Scritture. La particolarità di questo avvallamento non è data tanto dal nome del buon re Giosafat, quanto dalla menzione che ne fa il profeta Gioele (Gl 4,2), il quale sembra indicarla come la valle in cui avverrà il Giudizio universale e la resurrezione dei corpi. Proprio per questo sia ebrei che cristiani e islamici hanno situato lì i loro cimiteri, accomunati quanto meno dalla credenza che proprio lì Dio verrà a giudicare i vivi e i morti. In quello stesso avvallamento si trova anche la tomba della Vergine ma con una significativa proprietà. Come per la sepoltura di Gesù, così per quella della Vergine, non si utilizzò un qualsiasi cimitero bensì una grotta nuova, ancora priva di sepolture. Gli scavi archeologici hanno infatti dimostrato che la necropoli presente vicino alla tomba della Vergine non è precedente ma successiva – di epoca bizantina e addirittura crociata – ed è quindi segno di venerazione per Maria, vicino alla cui tomba molti chiedevano di essere seppelliti, ma testimonia anche che per Maria Santissima fu scelto un luogo particolare, privo di altre sepolture. Questo forse per segnalare l’eminenza della Madre di Dio e del suo santissimo corpo rispetto a quello di tutti gli altri uomini e donne che venivano seppelliti nella valle di Giosafat. Significativo è poi notare anche una coincidenza: la valle di Giosafat, come abbiamo detto, è il luogo in cui tradizionalmente si ritiene avverrà il Giudizio universale. Ma per i cattolici – a differenza degli ebrei – il Giudizio universale coincide anche con la fine dei tempi e la resurrezione dei corpi. Ora proprio nel luogo dove si ritiene dovrà avvenire la resurrezione dei Corpi, è avvenuta l’Assunzione di Maria Santissima al Cielo, la quale non è altro che un’anticipazione di questo. Per volontà di Dio e come segno della sua Immacolata Concezione e della sua perpetua Verginità, il corpo di Maria non fu abbandonato alla putrefazione, ma dopo pochi giorni dalla morte – probabilmente tre – esso fu riunito all’anima e assunto in Cielo. Tale bellissimo privilegio accordato alla Santissima Madre di Dio è un preannuncio gioioso di ciò che avverrà alla fine dei tempi per ciascun uomo, il che ben spiega perché molti cristiani vollero, nel corso dei secoli, essere seppelliti vicini alla tomba di Maria, come per sentirsi più vicini nel desiderio a ciò che dovrà avvenire di loro: la resurrezione e la glorificazione dei corpi e il ricongiungimento all’anima in Paradiso.


Una Chiesa sottoterra

Abbiamo già detto come per ben due volte – con l’imperatore Maurizio nel V secolo e con i Benedettini nel XII secolo – la venerata tomba della Vergine fu inserita all’interno di un complesso monumentale più ampio, quasi come una cripta naturale al di sotto di una basilica dedicata all’Assunzione, cosa che l’accomunava a tanti altri santuari della Terra Santa. Per ben due volte tale basilica monumentale che sovrastava la tomba venne distrutta, e alla fine, dopo il XII secolo, non fu più ricostruita: sia i Francescani che l’ebbero in custodia dal XIV secolo al XVIII, sia i greci ortodossi che la occuparono con il beneplacito del sultano dal 1757 non pensarono più a ricostruire una basilica superiore. Si accontentarono invece di conservare l’austera facciata crociata che introduce a una scalinata con la quale si discende nella grotta naturale dove viene venerata la tomba della Vergine, un blocco di pietra alto da 1,50 m a 1,80 m con due aperture per il passaggio dei pellegrini, perché questi possano venerare la roccia su cui fu deposto il corpo di Maria Santissima. L’assenza di una basilica superiore induce però il pellegrino a una riflessione tutt’altro che fuorviante: la tomba della Vergine sembra quasi non volere nulla al di sopra di sé, nessun edificio imponente o architettonicamente elaborato, ma preferisce rimanere così, semplice nella sua consistenza rupestre e libera da qualsiasi aggravio superiore, come se effettivamente da quella benedetta pietra continuamente la Vergine Maria venisse assunta in Cielo. Nello stesso soffitto della grotta è stato praticato un foro, non solo per permettere la fuoriuscita dei fumi delle candele votive, ma anche per ricordare ai pellegrini che proprio in quella tomba non si viene tanto a rammentare una sepoltura in terra bensì un’Assunzione in Cielo. Si scende sottoterra con il corpo per innalzare la propria anima verso l’alto, si tocca una roccia sepolcrale per avvicinarsi a Maria Santissima viva in anima e corpo in Paradiso, si ricorda un evento passato per non dimenticare ciò che ci aspetta in futuro: la resurrezione della nostra carne alla fine dei tempi con cui saremo pienamente partecipi di quella gloria che Maria già gode dalla fine della sua vita terrena. E questo è un po’ un monito e una degna conclusione per tutto il nostro pellegrinaggio in Terra Santa sulle tracce dei luoghi santificati da Maria Santissima: toccare con mano i luoghi santificati da Gesù e Maria significa ricordare amorosamente gli eventi della Redenzione – in cui Maria fu l’alma socia e la degna collaboratrice di Gesù, come Corredentrice accanto al Redentore. A sua volta il ricordo degli eventi della Redenzione realizza in noi quella grazia che ci condurrà passo dopo passo in questo lungo e impegnativo pellegrinaggio che è la nostra esistenza, verso la meta del Paradiso in cui Maria Assunta ci ha preceduto e ci aspetta ferventemente.

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