Dopo la morte della nonna, mia madre si ammalò di artrite deformante con ghiandole tubercolari e febbri intestinali. Nonostante le cure, la mamma peggiorava, non teneva più il cibo. All’ospedale dove fu ricoverata dovettero sostenerle le lenzuola con un apposito apparecchio perché non riusciva a sostenerne il peso. Rimase in questo stato per due mesi, senza avvertire alcun sensibile miglioramento, poi fu dimessa, perché ormai non vi erano più speranze. In me nacque allora ancor più forte il desiderio di andare da Padre Pio, ma le mie condizioni economiche non me lo permettevano, inoltre ero l’unico della famiglia che potesse assistere mia madre, essendo mia sorella a lavorare in Piemonte e mio padre malato.
In quel periodo uscì il giornale Oggi in cui era descritto il miracolo che la signora Lucia Bellodi di Concordia (MO) aveva ricevuto da padre Pio; questo aumentò in me l’entusiasmo e la determinazione di recarmi dal Padre.
Con l’aiuto della Provvidenza ebbi il viaggio pagato, presi con me alcune provviste e due coperte per dormire all’aperto, dato che mi mancava il denaro per l’alloggio. Mi accompagnò un amico per assistermi in caso mi fosse venuto un attacco cardiaco, poiché soffrivo di cuore.
Giunti a Foggia, già sulla corriera per San Giovanni Rotondo, il tale pensiero insieme a una ondata di profumo mi avvolgeva così forte da togliere il respiro. Questo mi accadde per tre o quattro volte, ma l’ultima fu così potente che lasciai da parte ogni timore e il mio animo si rasserenò.
Appena arrivato ebbi la fortuna di assistere alla Santa Messa officiata da padre Pio. Durante la consacrazione chiesi la grazia per mia madre: «Signore, tramite padre Pio, lasciami mia madre! Condanna piuttosto me a letto per sempre».
Finita la Santa Messa mi rivolsi a fra’ Gerardo per poter parlare al Padre.
In un primo tempo egli disse che era impossibile e che bisognava prenotarsi, poi mi invitò a salire al convento. Lungo le scale mi sembrava di scorgere padre Pio, ma tutte le volte che cercavo di chiamarlo non lo vedevo più. Finalmente, dopo aver fatto i gradini a quattro per volta senza sentire alcun danno al cuore, lo vidi nel corridoio con le spalle voltate. Subito lo avvicinai.
Avrei voluto chiedergli di nuovo la grazia per mia madre, ma il ricordo di ciò che avevo letto nella sua biografia a proposito della donna che aveva chiesto due volte la stessa grazia mi trattenne. Chiesi perciò la benedizione per me e il Padre mi invitò ad aspettare il mio amico. Rispose affermativamente anche ad altre cose che gli chiesi. Fu tanto grande la mia gioia che lo abbracciai stretto gridando che ormai avevo ricevuto abbastanza e che potevo tornarmene a casa. Quando poi sciolsi le braccia non lo vidi più, come se si fosse dissolto nell’aria. E non credo che questa fosse allucinazione, perché gli avevo consegnato delle lettere e dei soldi da parte di persone che me ne avevano dato incarico.
A mezzogiorno, presi il pullman del ritorno; la mia prima visita a San Giovanni Rotondo si è consumata nello spazio di sette ore.
Al ritorno trovai la mamma peggiorata; non riusciva più neppure a prendere le medicine, non poteva sopportare la luce, era scheletrica, aveva il colore giallo e l’odore delle persone vicine a morire. In quel momento si fece più forte in me il dubbio che la mamma avesse un tumore. Tutti però continuavano a dirmi che era una mia fissazione [...].
Quindici giorni dopo il ritorno da San Giovanni Rotondo, e precisamente nel luglio 1952, nella notte tra il sabato e la domenica, mentre mio fratello ed io dormivamo con lei nella stanza, la mamma sentì un grande sconvolgimento e credette fosse vicina la sua ultima ora. Non volle chiamarci per non sentirci piangere e disse a Dio che era pronta. Immediatamente sentì un acuto profumo di viole. Senza fatica si sedette sul letto e si provò la febbre constatando che questa era sparita.
La mattina seguente la trovai ancora seduta, dopo più di due mesi che era immobile nel letto. Mi raccontò, vedendo il mio stupore, quello che era successo durante la notte, poi mi chiese di mangiare polenta e salame. Prima di accontentarla corsi a chiedere consiglio al medico che fu del parere di soddisfare quel desiderio. Il giorno dopo la mamma si alzò con grande meraviglia di tutti, si fece la polenta e se la mangiò con il salame, digerendo il tutto con estrema facilità. Alcune vicine accorsero, portando ancora polenta perché la mangiasse dinanzi a loro.
Alcuni giorni più tardi incontrai il dottore che mi chiese notizie della mamma. Gli risposi che ormai mangiava regolarmente e che digeriva benissimo. Il medico non mi credette e disse di voler essere presente a ciò. E infatti venne, rimase fino a quando fu sicuro che la mamma digeriva senza fatica e manifestò il desiderio di farle fare le analisi. All’ospedale riscontrarono che non vi era più traccia delle malattie precedenti.
I medici, non ancora convinti, le fecero fare nuove radiografie al Dispensario di Ostiglia e con grande meraviglia, il medico che l’aveva già una volta visitata, costatò che il tumore da lui diagnosticato e di cui mi avevano tenuto all’oscuro, non esisteva più. Altre lastre furono fatte a Mantova e anche qui l’esito fu negativo.
La guarigione miracolosa della mamma non ammetteva dubbi.
Bruno Bulgarelli,
Oltre il Gargano.
Diario con Padre Pio, pp. 16-19