ATTUALITÀ
Un’altra Europa
dal Numero 28 del 20 luglio 2018
Di Roberto Ciccolella

Da un lieto evento ecclesiale, emerge spontanea una riflessione che si allarga a orizzonti continentali. Il momento che l’Europa sta attraversando è infatti cruciale, e ritornano incisive le parole di san Giovanni Paolo II: «L’Europa ha bisogno di Cristo e del Vangelo, perché qui stanno le radici di tutti i suoi popoli».

    L’Unione europea vive una fase travagliata in cui si manifestano a pieno le sue problematiche. Il Regno Unito è prossimo alla Brexit senza che i dettagli siano stati concordati; i Paesi orientali insieme all’Austria rifiutano di fare da sponda al progetto immigrazionista voluto dalle élite liberali; gli Stati a fiscalità agevolata come Irlanda, Malta, Olanda e Lussemburgo continuano a fare soldi a palate a spese dell’erario degli altri Paesi europei. E ora il governo italiano – un curioso consesso di forze molto diverse fra loro – rappresenta una mina vagante per l’asse egemonico Parigi-Berlino, che nel frattempo lancia il progetto di un esercito europeo senza di noi.
    Mentre il continente annaspa fra le divisioni, una speranza viene dalla bassa Baviera, nel cuore dell’Unione. In una grande chiesa non lontana dal seminario di Wigratzbad, sabato 23 giugno 2018, sono stati ordinati cinque nuovi sacerdoti per la Fraternità San Pietro. Un migliaio di persone da tutta Europa, spesso in abiti popolari tradizionali, si è ritrovato nella chiesa di Santa Margareta ad Allgau. Italiani, polacchi, francesi, tedeschi, portoghesi, svizzeri, diversi anglofoni e persino alcuni brasiliani, tutti uniti in un giorno di gioia e grande solennità. Le lingue si confondevano ma i sorrisi erano gli stessi e i presenti si sono sentiti parte di una unica grande famiglia. La Fraternità San Pietro è un istituto di sacerdoti secolari che vivono in comunità e celebrano la Messa nel rito antico, sempre uniti al Papa e alla Chiesa gerarchica. I numeri delle vocazioni crescono e nel seminario, circondato da pascoli, boschi e prati verdi, si respira serenità, sana dottrina e spirito virile. Così, giovani da ogni dove vengono qui a cercare di servire il Signore. L’ordinazione di cinque preti qui formati non rappresenta solo una speranza per la Chiesa, ma anche un segno di vera unità europea, unità di popoli e di cuori. Ma un’unità fatta su ciò che conta, l’amore a Dio e la salute delle anime. Ricordiamo poi che fra i novelli ordinati c’è anche don Dimitri Artifoni, bergamasco di stanza a Roma, un germoglio dell’Italia migliore.
    Mentre la bellissima Messa pontificale finiva, uscendo sulla scalinata laterale si poteva notare una targa commemorativa dei parrocchiani della zona che un secolo prima, nella guerra del ’15-18, erano morti sui diversi fronti. Chi sul suolo francese, chi in patria, chi nelle lande dell’est. Allora papa Benedetto XV aveva invitato «alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage», ma i capi delle Nazioni continuarono a far scannare la gioventù europea, come appunto questi poveri figli della Baviera. Ma laddove ieri si ricordavano i morti, in un bel giorno di giugno si è esaltato il Dio della vita che dona pastori al suo gregge. Questo dovrebbero imparare i vari commissari europei e i leader dei Paesi UE: a partire dal Cristo davvero si può trovare il senso di un’unione spirituale fra i popoli che smussi divergenze e lotte economiche. Come disse san Giovanni Paolo II nel 1981: «Ci troviamo in un’Europa in cui si fa ognor più forte la tentazione dell’ateismo e dello scetticismo; in cui alligna una penosa incertezza morale, con la disgregazione della famiglia e la degenerazione dei costumi [...]. Il senso cristiano dell’uomo, immagine di Dio [...] è la radice dei popoli dell’Europa e ad esso bisogna richiamarsi con amore e buona volontà per dare pace e serenità alla nostra epoca. [...]. L’Europa ha bisogno di Cristo e del Vangelo, perché qui stanno le radici di tutti i suoi popoli». Ecco, possa questo giorno di festa essere auspicio di un’altra Europa tutta da rifondare.  

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