di Mariolina Ceriotti Migliarese, Edizioni Ares
«Il mio desiderio è quello di stimolare negli uomini che leggeranno una maggiore riflessione su di sé, sull’origine delle proprie difficoltà, sulle grandi opportunità di cui sono portatori». Così l’autrice ha sintetizzato nell’introduzione l’intento del suo recente lavoro.
La provocazione di san Paolo
Mariolina Ceriotti Migliarese ha recentemente pubblicato un agile volumetto (Maschi, pp. 144, Edizioni Ares, Milano 2017, pp. 144, € 12) nel quale ha sintetizzato l’intento, sin dall’Introduzione, di stimolare una riflessione sul mondo maschile: «Il mio desiderio è quello di stimolare negli uomini che leggeranno una maggiore riflessione su di sé, sull’origine delle proprie difficoltà, sulle grandi opportunità di cui sono portatori». La neuropsichiatra e psicoterapeuta scrittrice, in forza della sua attività professionale ed anche nella qualità di madre di ben cinque figli maschi, ha colto come spunto di provocazione la Lettera agli Efesini (5,21-33) in cui san Paolo scriveva: «Nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore [...] e voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa». Mariolina Ceriotti Migliarese non è nuova a trattare temi legati alla famiglia, al ruolo specifico dei genitori, basti pensare ad alcuni dei suoi recenti volumi (La coppia imperfetta, La famiglia imperfetta) usciti nella collana Genitori & figli della Ares. Con quest’opera ha voluto però concentrarsi maggiormente sull’universo maschile e sull’apprezzamento dei doni peculiari di cui il maschio può farsi portatore per la donna e per il mondo. Un libro critico ma costruttivo, aperto a confronti nel reciproco rispetto delle differenze (tra uomo e donna), nella valorizzazione delle specificità e delle opportunità, che attualmente sembrerebbero essere carenti nei maschi. Ritornando all’invito provocatorio di san Paolo, la psicoterapeuta ne ha sviluppato il contenuto profetico, rinvenendone quindi l’attualità, collegandolo anche al Libro della Genesi e sottolineando alcune parole: «sottomissione» (reciproca, siate sottomessi gli uni agli altri), «solitudine» (originale dell’uomo), «una carne sola» (i due diventeranno una sola carne). Nel riferimento al rapporto misterioso tra Cristo e la sua Chiesa, l’autrice ha posto un fondamentale interrogativo: «Quale tipo di relazione tra uomo e donna ci viene suggerito?».
Il maschile e la dipendenza dal femminile
Nel secondo capitolo, Mariolina Ceriotti Migliarese ha sviluppato il concetto di “dipendenza” legato al sorgere della vita umana nel seno della donna: «La prima immagine del mondo arriva al figlio attraverso il filtro costituito dal corpo e dalla mente della madre: il battito del suo cuore e il ritmo del suo respiro costituiscono il sottofondo vitale di ogni realtà conosciuta». Non a caso si parla, opportunamente, di lingua-madre (e non di lingua-padre). Questa simbiosi fisiologica tra madre e figlio fa sì che la dipendenza dal femminile di ogni figlio sia originariamente costitutiva, tanto che un tempo si diceva, per sottolineare il ruolo educativo e formativo della donna, che il bambino apprendeva sulle ginocchia della madre. L’autrice, attestata la dipendenza naturale del figlio dalla madre, ne ha sviluppato il significato maschile di “diventare uomo” attraverso le tappe di crescita dell’età, per approdare alla reale pienezza dell’essere veramente maschio: «Per diventare pienamente uomo il maschio deve uscire dal paradiso terrestre della simbiosi con la madre in modo molto più deciso e definitivo della femmina e l’esperienza della solitudine è per lui più radicale». Questo aspetto importante della “solitudine” dell’uomo, già accennato nel riferimento alla Genesi, va tenuto insieme a quello che, giustamente, l’autrice chiama «potenza strutturale dell’archetipo materno», il che esprime il rimando costante per il maschio alla madre, che rimarrà sempre la donna di riferimento.
Un’aggressività da educare
Da queste attestazioni fisiologiche e incontrovertibili l’autrice ha il merito di esplorare, nel prosieguo del libro, la pulsione aggressiva del maschio, a partire dal significato etimologico della parola stessa (ad-gredior = vado in avanti, avanzo). Se quindi la spinta di ogni essere umano è quella di muoversi dalla fusione simbiotica con la madre verso l’identità, nel maschio una quota di aggressività fisiologica va considerata, secondo la Ceriotti Migliarese, un’energia vitale da incanalare piuttosto che necessariamente da reprimere ed è molto importante quindi che l’ambiente educativo, familiare e scolastico tenga nel debito conto questo modo maschile di funzionare. Infatti il misurarsi è un imperativo maschile che serve, sempre secondo le parole dell’autrice, «per collocare se stessi nel mondo». L’aggressività maschile quindi, onde evitare fraintendimenti, va educata affinché dal voler “dimostrare” agli altri (segno di insicurezza e di prepotenza) si passi all’“affermare” (specchio della sicurezza, dell’identità e della forza). In merito all’evidente differenza sessuale, il maschio ha inoltre il compito, come ha osservato la scrittrice, di apprendere il controllo di sé, la capacità di dare direzione all’impulso, di comprendere il valore del sesso e di mettere l’impulso stesso a servizio della capacità di amare.
Gli ostacoli ad una corretta crescita
Uno degli ostacoli alla crescita e consapevolezza dell’essere maschio sta in quella che la Ceriotti Migliarese chiama «fragilità narcisistica», intesa come forma debole di amore per sé. Questo narcisismo rappresenta la difficoltà a misurarsi con la vita reale, la paura di impegnarsi in relazioni profonde e stabili, caratteristiche che connotano la nostra epoca. L’autrice riconduce questo narcisismo ripiegato su se stesso all’eccessiva attesa del riconoscimento di valore che si riceve dall’esterno, attestato dalla vulnerabilità di fronte agli insuccessi, dall’investimento eccessivo e unilaterale sulla riuscita professionale ed anche dalla difficile accettazione del proprio aspetto fisico. Lo stesso narcisismo induce poi a non assumersi responsabilità ed a riversare costantemente le colpe sugli altri anziché decidere che ogni singolo giorno vada ripreso in mano costruttivamente senza pensare a quello che manca o che non si è ricevuto. L’autrice cita in merito una pellicola cinematografica di grande successo: Into the wild, un film tutto al maschile, in cui il protagonista lascia la famiglia alla ricerca di se stesso, indicando come sia necessario coltivare la propria interiorità. Oltre allo sperimentare i limiti naturali di ogni persona è necessario, secondo le sollecitazioni dell’autrice, cercare di superarli e di migliorarci.
Il gesto di Ettore
Nel IV capitolo del libro Mariolina Ceriotti Migliarese distingue saggiamente tra un comportamento eroico e uno temerario, non tanto per l’azione in sé, ma piuttosto per il focus su se stessi: «La temerarietà è il coraggio delle personalità narcisistiche e non ha niente di eroico». La dimensione eroica maschile è l’inverso e nasce dalla consapevolezza non solo di essere parte di una comunità ma anche di poter lottare personalmente per il bene. Significativa in tal senso è la figura di Ettore, l’eroe troiano dell’Iliade che, prima di affrontare Achille in duello, si congeda con un gesto rilevante, come sottolineato dall’autrice: si toglie l’elmo, solleva il figlio Astianatte verso il cielo e supplica gli dèi perché lo rendano più forte di lui. In questa immagine emblematica è compresa, secondo la Ceriotti Migliarese, la forza, il coraggio e la tenerezza del padre ma anche la consapevolezza maschile del proprio ruolo. Nel “gesto di Ettore” sta inscritto il carattere paradigmatico maschile che non trattiene a sé il figlio ma lo solleva e lancia verso il futuro.
A che cosa servono gli uomini?
Nella parte finale del libro, l’autrice presenta un questionario che riassume le aspettative delle donne nei confronti degli uomini. Le donne, come evidenziato in corsivo nel volume, desiderano incontrare uomini capaci di uscire dalla dipendenza infantile con la propria madre, che non abbiano un bisogno continuo di incoraggiamento; hanno bisogno di potersi fidare di loro e che siano capaci di rispettarle. Sono dunque importanti nella relazione uomo-donna, stante l’oggettiva differenza sessuale, di sensibilità, di priorità e anche di linguaggi, la pazienza, la curiosità e la disponibilità a mettersi in discussione. Ritornando ai passi delle Sacre Scritture, la scrittrice recupera l’autentico senso del dare il nome alle cose, uno dei compiti affidati da Dio all’uomo, che consiste nel dar loro realtà, farle esistere, de-finirle. Il “nominare”, assieme al “dominio” va fuso con il “coltivare” e il “custodire”: «Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse». Il Signore del mondo creato invita l’uomo a proseguire la sua Signoria, a porsi in continuità con Lui. Il compito essenziale e regale dell’uomo è quello di esercitare con ragione questa investitura divina senza separarla dalla signoria su di sé.
Il campanile e la chiesa
In questo stimolante e profondo volume, Mariolina Ceriotti Migliarese conclude le sue riflessioni sull’universo maschile attraverso un vivido ed efficace sogno: un campanile che, ripiegato su se stesso, crolla e distrugge la chiesa sottostante. Il pericolo che corre la nostra civiltà, come rimarcato dall’autrice, è duplice: da un lato la fragilità resa possibile da un eccesso di narcisismo e dall’altro, nel mostrare se stesso, la perdita del riferimento al cielo. L’uomo così, come il campanile evocato nel sogno, rappresenta l’esatto opposto della potenza vitale e generativa. Ciò che le donne apprezzano davvero nell’uomo, ossia un cuore grande, la magnanimità, il vero eroismo viene meno. La sfida odierna, rivolta non solo ai maschi, è questa: c’è bisogno di una società, una cultura, una donna capaci di capire, accogliere e far crescere ciò che il maschile dona.