Gesù ha dimostrato sempre profonda simpatia per le buone famiglie che ha incontrato durante la sua missione terrena, e ha elevato il matrimonio umano alla nuova dignità di Sacramento. Fin dai suoi esordi il Cristianesimo, raccogliendo l’eredità del Maestro, ha difeso la famiglia, e la famiglia a sua volta ha fatto progredire il Cristianesimo.
Oggi c’è una crisi paurosa della famiglia. Ma siamo in un mondo “senza amore e senza Cristo” (come riconosce anche chi non crede). Eppure Gesù è arrivato alla nostra epoca con energie intatte ed efficienti per trasmettere una superiore armonia alle nostre famiglie. Gesù ha ricondotto il matrimonio al suo disegno originario e lo ha innalzato alla dignità divina di Sacramento. Gesù ha stabilito un’alleanza perenne tra il Cristianesimo che salva la famiglia dai facili naufragi, e la famiglia che continua a fare progredire il Cristianesimo.
L’icona di Cana
Due famiglie vicine a Gesù, quando Egli venne tra noi: quella di Zaccaria ed Elisabetta, e la sua, di Maria Santissima e Giuseppe. La prima entra in scena con questa simpatica presentazione: «Vi fu ai tempi di Erode, re della Giudea, un sacerdote [ebraico] di nome Zaccaria... che aveva per moglie una discendente di Aronne, il cui nome era Elisabetta... Tutti e due erano giusti al cospetto di Dio, perché seguivano, irreprensibili, tutti i comandamenti e le osservanze del Signore» (Lc 1,5-17). Da questa famiglia stava per venire Giovanni, il precursore di Gesù.
La seconda famiglia è quella che sarà di Gesù stesso: «Ora l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea di nome Nazareth, a una vergine fidanzata di un uomo di nome Giuseppe, della casa di Davide, e il nome della vergine era Maria. Entrato da Lei, disse: “Ave, piena di grazia, il Signore è con te”» (Lc 1,26-28).
Oltre che a Maria Santissima, anche a Giuseppe va un omaggio immortale del Vangelo: «era uomo giusto» (Mt 1,19). Gesù li premiò con la sua affettuosa obbedienza durante l’infanzia e la giovinezza: «E scese con loro a Nazareth ed era loro sottomesso. E sua madre conservava tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2,51).
Fatti che conosciamo dalla nostra infanzia e che dobbiamo raccontare ai nostri figli e nipoti. Fatti che ci trasferiscono nella nuova atmosfera della famiglia, modellata secondo il Cuore di Gesù.
Gesù dimostra sempre profonda simpatia per le buone famiglie che incontra durante la sua missione. Quella di Cafarnao cui restituisce viva e affamata la figlia di 12 anni: «Egli la prese per mano... e ordinò che le fosse dato da mangiare» (Lc 8,54-55). Quella di Naim, ridotta a una madre piangente per l’unico figlio morto, alla quale Gesù non solo restituisce un ragazzo vivo, ma una nuova ragione per vivere: «Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: “Non piangere più”... E Gesù lo rese alla madre» (Lc 7,13-15). Fino al gesto delicatissimo ed estremo, quando sulla croce Gesù pensa alla Madre, perché non rimanga sola: «Donna, ecco tuo figlio... Ecco, tua madre» (Gv 19,26-27).
Ma noi crediamo che a Cana, Gesù ha già toccato il vertice, fin dall’inizio della sua missione, della sua attenzione alla famiglia, famiglia che nasce: «Ci fu uno sposalizio a Cana e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli» (Gv 2,1-11). Tutti sanno che, essendo venuto a mancare il vino, a Cana, Gesù tolse dall’imbarazzo quegli sposi novelli cambiando l’acqua in vino. Ma i Padri della Chiesa dicono qualcosa di più grande: «Anche Gesù che era tornato da Betania con i suoi discepoli, vi fu invitato forse da Natanaele che era di Cana. Gesù volle consacrare con la sua presenza uno degli avvenimenti più importanti della vita dell’uomo, il fondarsi della famiglia, di un nuovo focolare domestico» (cf. La Sacra Bibbia, vol. VIII; I Vangeli, a cura del Padre Alberto Vaccari SJ, Editrice Salani, Firenze 1950, p. 297).
In una parola: Gesù eleva il matrimonio a Sacramento con la sua presenza. Il matrimonio cristiano che fonda la famiglia scaturisce da Gesù: da allora ci si può amare solo in tre: l’uomo e la donna e Gesù Cristo in mezzo a loro che santifica il loro amore; Gesù in lui, che ama lei; Gesù in lei, che ama lui, come dicono in piena verità i giovani sposi santi di oggi.
Cana è l’icona della “famiglia in Gesù Cristo”.
Superiore armonia
In questo clima risultano comprensibili le forti parole di Gesù che ridona alla famiglia umana la dignità e la Verità delle origini «Non avete letto [nella Genesi] che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”» (Mt 19,4-6).
Allo stesso modo, si può intendere e credere il mistero rivelato da san Paolo Apostolo: «Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato Se stesso per Lei... Così debbono anche i mariti amare le proprie mogli come il loro stesso corpo... Questo mistero è grande: lo dico in rapporto a Cristo e alla sua Chiesa» (Ef 5,25-32). La Chiesa sa che cosa voleva Gesù: per questo ha sempre creduto che il matrimonio cristiano è vero Sacramento (“Sacramentum magnum”!), istituito appunto da Gesù per santificare gli sposi che si uniscono in suo nome.
Fin dall’inizio della storia cristiana, le giovani generazioni cristiane compresero a quale dignità umana e divina (“Sacramentum magnum”!) Gesù aveva innalzato la famiglia. Il Cristianesimo avrebbe infatti per sempre difeso la famiglia; la famiglia a sua volta per sempre avrebbe fatto progredire il Cristianesimo.
Molto, moltissimo ha fatto Gesù per la famiglia. L’ha consolidata in base al disegno originario del matrimonio unico e indissolubile. Ha dato così all’amore familiare il posto che merita: non c’è infatti amore se esso è condiviso tra altri; se esso può andare in frantumi quando uno vuole. O è assoluto ed eterno questo amore, oppure è una farsa come succede spesso oggi.
Gesù ha fatto del matrimonio un sacramento, ossia una Realtà divina, dalla quale, per la sua presenza in esso, può e deve venire grazia e santità di vita. Gesù ha chiamato al matrimonio “persone giuste davanti a Dio”, perché la superiore armonia delle loro anime diventasse superiore armonia nella loro unione. È questa la condizione, l’unica condizione, perché la famiglia regga nella sua realtà e nella sua missione.
Se coloro che si uniscono, non sono “giusti”, la loro unione sarà una tortura, un fallimento, un disastro. Nemmeno una cattedrale si regge se è costruita sulla sabbia... o sul fango. Se l’unione coniugale non è costruita su Gesù, come la casa sulla roccia, crolla e grande è la sua rovina (cf. Mt 1,27), come è facile vedere oggi.
Ma se persone giuste e degne si incontrano, esse mettono insieme la loro personale ricchezza spirituale, moltiplicano la loro felicità, danno alla loro famiglia una solidità incrollabile. Avviene allora un felice scambio. La famiglia non solo si costruisce su Gesù (la preghiera, i Sacramenti, la comprensione reciproca...), ma trasmette Gesù ai figli tramite il “sacro ministero” dell’educazione, che sola può realizzarsi in Gesù. Non è possibile amare né educare senza Gesù.
Da due millenni, il Cristianesimo va avanti per questa via. I pastori della Chiesa, pur essendo essenziali, non bastano a trasmettere sino in fondo la vita cristiano-cattolica, soprattutto oggi che sono diventati pochi. Prima che il sacerdote battezzi, sono i genitori che hanno presentato il figlio alla Chiesa. In questo gesto di offerta, si compiono le profezie di Gesù sul destino della sua opera: «Io attirerò tutti a me...» (Gv 12,32). Prima che il sacerdote evangelizzi il nuovo arrivato, sono i genitori che hanno deposto in lui la misteriosa semente della fede: senso di Dio, conoscenza di Gesù, preghiera, rispetto alla Legge del Signore. È un’arte difficile questa trasmissione familiare della vita cristiana: ma la grazia del Sacramento nuziale e la personale preparazione e buon esempio rende i genitori capaci di attuarla. Ciò entra nei disegni di Dio: ma se per disgrazia un anello della catena si rompe, se i genitori, battezzati ma non più cristiani, dimenticano quest’arte, il Cristianesimo è costretto spesso a fermarsi.
È il dramma, la tragedia del mondo d’oggi, in questo tempo in cui ormai tre generazioni non hanno più ricevuto l’annuncio del Vangelo: o famiglia, base della società e della civiltà, dove sei? E dove vai? Ritorna a Gesù che solo può farti vivere! Ma tuttavia rendiamo omaggio alle famiglie cristiane che in 20 secoli, con virtù, con coraggio, con fede, con sacrifici mirabili, hanno saputo adempiere “in Christo” la loro missione.
Per diventare sacerdoti di Gesù, la Chiesa chiede una preparazione, in media dai sei agli otto anni. E per diventare sposi cristiani, padri e madri di famiglie cristiane, ci si può improvvisare? Forse che basta il corso prematrimoniale, poche settimane prima del matrimonio? Certamente non basta! È tutto un cammino di formazione cristiana, di santità, di preghiera, che i giovani devono compiere.