Perché tante apparizioni della Beata Vergine? Perché questa “invadenza mariana” nei nostri tempi? La risposta è semplice e programmatica: perché questi sono i “tempi di Maria”. Ma cosa si vuole indicare con questa espressione?
È di dovere chiedersi, affrontando il discorso sulle apparizioni mariane: perché mai tutte queste manifestazioni della Beata Vergine Maria nel mondo? La risposta più valida a questo quesito così importante sembra sia questa: perché sono i «tempi di Maria». Ma che cosa si vuole indicare con questa espressione?
In prima battuta va detto che «tempi di Maria» (o «tempo di Maria» come dir si voglia), come fa notare il giornalista napoletano Saverio Gaeta, non è uno slogan ma un giudizio profondo sul nostro tempo: «Gli ultimi decenni e in particolare questi inizi del terzo millennio cristiano rappresentano un momento epocale nel quale la Madonna sta esercitando un compito specifico di avvertimento al riguardo dei pericoli incombenti e di sostegno dinanzi a ogni difficoltà [...]. Il tempo di Maria non intende essere soltanto uno slogan [...]. In queste parole si racchiude infatti un vero e proprio giudizio sulla realtà nella quale ci troviamo a vivere dal punto di vista sia del mondo che della Chiesa» (1).
Ogni giudizio è, come insegna la sana filosofia, l’attribuzione di un predicato ad un soggetto. Quando per esempio dico: “Il bicchiere è di vetro”, attribuisco una qualità al soggetto bicchiere, esprimendo così una relazione di appartenenza, di inclusione del predicato nel soggetto. Per cui quando si dice che l’espressione “tempi di Maria” è un giudizio – per giunta profondo – sulla realtà che viviamo, si vuole con ciò intendere che i nostri tempi appartengono alla Vergine Immacolata, sono suoi; su di essi Ella detiene un controllo, un possesso, in virtù del quale le spetta anche un dominio, un impero; nonostante sembri che il nostro tempo appartenga più al nemico di Dio che a Lei, in realtà le cose non stanno così e le apparizioni sono il pegno della sua futura vittoria sul serpente e sulle forze nemiche e determineranno l’estromissione dell’impero di satana dal nostro tempo, perché esso è in verità il «tempo di Maria».
Inoltre, alla luce di recenti approfondimenti dei cultori delle apparizioni mariane, è possibile dire che i tempi di Maria si configurano come un vero e proprio “teologumeno”, vale a dire un concetto teologico forgiato mediante la speculazione, la riflessione della Teologia. Di conseguenza il discorso sulle apparizioni mariane dei nostri tempi finisce per possedere un’impalcatura solida che le giustifica, le legittima, ne invoca logicamente il prosieguo. È chiaro che i circoli teologici maggioritari del nostro infelice tempo se la ridono a sentir parlare di queste cose ma a noi non interessa il giudizio di chi ha abdicato alla Fede e alla sana Tradizione teologica cattolica bensì quello del Magistero, dei santi e della Teologia che, con la Fede amorosa, “quaeret intellectum”.
Ebbene, come si può definire questo nuovo concetto mariologico? Quando diciamo «tempi di Maria» parliamo di una categoria dalla profonda rilevanza biblico-teologica che si può presentare come l’incarnazione storica del capitolo 12 dell’Apocalisse di san Giovanni che contiene la visione grandiosa del fiero scontro tra la Donna vestita di sole e il drago rosso fuoco. I «tempi di Maria» sono, allora, il momento peculiare in cui l’inimicizia tra Maria e Satana giunge al colmo (ma in maniera progressiva, secondo una logica “crescente”); la collusione sarà violenta e, al suo termine, vi sarà un epilogo glorioso di restaurazione della vera Fede: il «trionfo del Cuore Immacolato».
Secondo l’accordo unanime di tutti i maggiori studiosi e cultori delle apparizioni mariane, il punto di partenza dei tempi di Maria è da collocarsi al 1830, anno delle apparizioni della Vergine a Rue du Bac, avvenimento che rappresenta come lo «squillo di tromba» (2) che dà inizio a quella serie di mariofanie moderno-contemporanee caratterizzanti in modo dirompente i nostri tempi.
Rue du Bac sta alle seguenti apparizioni mariane come i primi capitoli della Genesi stanno a tutta la Rivelazione biblica successiva. Come esiste una «protologia biblica» (3) in modo che la Rivelazione si chiarisce a partire dal senso di quei primi versetti del libro ispirato, così analogamente esiste una «protologia mariofanica» in modo che il senso delle apparizioni successive si chiarisce a partire dal significato di Rue du Bac: gli eventi del 1830 costituiscono quel retroscena che già annuncia e invoca, in una macrosintesi perfetta, tutto lo snodarsi delle susseguenti apparizioni di Maria. Il dopo non potrebbe comprendersi senza il prima ed il prima illumina e giustifica il dopo.
NOTE
1) Padre L. Fanzaga-S. Gaeta, Il Tempo di Maria, Sugarco, Milano 2005, p. 7.
2) Idem, La Firma di Maria, Sugarco, Milano 2007, p. 20.
3) Protologia: termine filosofico derivante dal greco e che designa in generale la “scienza della realtà prima”.